Honduras: Esplode la crisi
Nonostante la rielezione sia proibita in Honduras, Hernández ha potuto partecipare grazie a una discussa sentenza della Corte suprema di giustizia, controllata da magistrati vicini allo stesso Hernández. Secondo David Matamoros, presidente del Tse, il leader del Partito nazionale avrebbe vinto con il 42,9% dei voti contro il 41,4% del candidato dell’opposizione, Salvador Nasralla, che in queste ore si trova negli Stati uniti per denunciare i brogli e la violenza dei militari contro la popolazione.
La decisione dell’organo elettorale, diffusa a reti unificate dal solo Matamoros, ha immediatamente scatenato la protesta di migliaia di persone che sono scese nuovamente in piazza.
"Non accetteremo mai la decisione di un’organizzazione criminale che ha dimostrato di essere al servizio della frode elettorale organizzata dal governo”, si legge in un comunicato dell’Alleanza d’opposizione contro la dittatura.
L'Alleanza ha poi esortato le forze armate e la polizia a riconoscere l’autorità di Nasralla come nuovo presidente ed evitare così di essere accusate di alto tradimento. Ha anche chiesto di frenare la violenza contro la gente che protesta pacificamente e che lotta “per porre fine a questa dittatura mostruosa e criminale”.
L’opposizione si è inoltre lamentata della scarsa belligeranza delle missioni internazionali di osservazione, in modo particolare di quella dell’Unione europea che ha di fatto avallato la decisione dell’autorità elettorale. Ha poi chiesto alla popolazione di non cadere nel tranello “di un’informazione manipolata dal regime e diffusa attraverso media che sono al suo servizio”.
Sicuramente più incisivo il secondo rapporto preliminare dell’Organizzazione degli stati americani che considera di “bassa qualità” le elezioni del 26 novembre e dice di non essere in grado di considerare chiariti i tanti dubbi sorti in queste settimane. Ancora più forte la posizione del segretario generale dell’Osa, Luis Almagro, che dal suo account Twitter ha chiesto nuove elezioni “per garantire pace e armonia in Honduras data l'impossibilità di garantire un risultato elettorale sicuro”.
L’Alleanza di opposizione ha rincarato la dose e ha chiesto la “mobilitazione immediata e definitiva” della popolazione come unico strumento per obbligare il regime a fare marcia indietro.
Si scatena la protesta
La gente è scesa immediatamente in strada in varie parti del paese per protestare contro la decisione del tribunale elettorale. Le forze di sicurezza hanno cominciato a reprimere le manifestazioni. Dal 30 novembre a oggi ci sono già stati 20 morti e decine di feriti a causa della repressione.
“Ci troviamo di fronte a una destra stupida e primitiva che ha come unico obiettivo quello di difendere gli interessi di una piccola élite che sostiene Juan Orlando Hernández.
La decisione presa oggi dal tribunale elettorale manda un segnale chiaro e pericoloso e cioè che sono loro i padroni dell'Honduras e che se non ci sta bene verremo schiacciati”, ha detto il sacerdote Ismael Moreno, direttore di Radio Progreso.
"A questa gente non interessa il dialogo, nè il consenso, ma solamente controllare il paese. Chi si oppone viene bollato come nemico. Ma questo non ferma la gente, che continua a ribellarsi a questa dittatura", ha aggiunto Moreno.
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