Latina

L’operazione di polizia ordinata dal sindaco di Santa Tecla Roberto D’Aubuisson

El Salvador: repressione contro i venditori ambulanti

Dietro a quanto accaduto il tentativo dell’estrema destra di Arena di guadagnare consensi nel paese per tornare al governo
5 dicembre 2018
David Lifodi

 

repressione di Arena a Santa Tecla

Lo scorso 8 novembre El Salvador ha compiuto un passo indietro di almeno 30 anni. La selvaggia repressione ordinata dal sindaco di Santa Tecla Roberto D’Aubuisson contro i venditori ambulanti che contestavano lo sgombero imposto dal primo cittadino, a molti ha ricordato gli anni più bui del regime militare di Arena (Alianza Republicana Nacionalista), il partito di estrema destra che ha governato ininterrottamente il paese dal 1989 al 2009 facendo della mano dura il tratto principale della sua politica.

Il cognome D’Aubuisson evoca terrore in gran parte della popolazione salvadoregna. L’attuale sindaco di Santa Tecla, municipio dell’area metropolitana della capitale San Salvador, è figlio del fondatore del partito Arena, ideatore degli squadroni della morte e mandante morale dell’omicidio di monsignor Romero. Roberto D’Aubuisson ha chiesto al Cam (Cuerpo de Agentes Municipales) di sgomberare con la forza il blocco effettuato dai venditori per impedire l’accesso al mercato di Santa Tecla a seguito della decisione del sindaco di vietare loro la vendita della merce in vista delle ormai prossime festività natalizie. I fatti di Santa Tecla sono passati del tutto inosservati sulla stampa internazionale, nonostante un giovane sia rimasto ucciso e i feriti siano stati centinaia. Se Arena tornasse al governo, come auspica la coppia che punta a vincere le prossime presidenziali, composta da Carlos Calleja e Carmen Aída Lazo, tornerebbe senz’altro la repressione che aveva contraddistinto il partito quando era stato al potere.

La violenza del Cam, abbattutasi contro i venditori ambulanti, è la stessa degli squadroni della morte che negli anni Ottanta agivano nella più completa impunità contro i militanti efemelistas e rappresenta un chiaro avvertimento contro i movimenti sociali e le organizzazioni popolari. Già lo scorso mese di giugno era accaduto un episodio simile, quando il presidente dell’Assemblea legislativa Norman Quijano, anch’esso arenero, aveva ordinato alla polizia di sparare lacrimogeni contro studenti, docenti e lavoratori dell’Universidad de El Salvador (Ues), che protestavano contro la privatizzazione dell’acqua. In quella circostanza rimase ferito anche il rettore Roger Arias.

Sotto D’Aubuisson il Cuerpo de Agentes Municipales ha assunto compiti in realtà prerogativa dell’esercito, grazie anche alle consulenze di militari vicini ad Arena interessati a formare il Cam per attività di repressione contro la popolazione. Il governo nazionale, a guida efemelista, ha accusato D’Aubuisson condannando le sue sprezzanti parole contro i manifestanti. Il sindaco ha voluto evidenziare che 16 membri del Cam, comandato dal colonnello Gilber Cáceres, sono rimasti feriti, evidenziando che non era assolutamente interessato alle condizioni di salute dei venditori ambulanti feriti. Eppure sono numerosi i testimoni che parlano di un attacco improvviso a colpi di armi da fuoco del Cam, responsabile della morte del giovane Ivan Alexander Sandoval Cienfuegos, con buona pace del figlio del genocida D’Aubuisson, secondo il quale gli agenti sarebbero le vittime e non gli aggressori.

A seguito dell’accaduto, i venditori ambulanti sono scesi di nuovo in strada per ribadire che non sono né violenti né pandilleros, come ha cercato di dipingerli il sindaco D’Aubuisson, nel tentativo di dimostrare che il giovane ucciso fosse legato ad una pandilla. Le brutali cariche della polizia contro i venditori ambulanti non hanno fatto notizia fuori da El Salvador, ed è preoccupante l’impunità di Arena, che già si comporta come se fosse al governo, replicando le strategie di repressione già applicate in paesi governati dalla destra come Argentina, Brasile, Colombia e Cile.

Arena punta sull’ordine e sulla sicurezza per tornare alla guida del paese, per questo occorre condividere la mobilitazione dei movimenti sociali all’insegna del motto “Arena nunca más”.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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