Latina

Continua la violenta repressione contro le proteste che proseguono dal 28 aprile scorso

Colombia: terrorismo di stato

Il nuovo levantamiento era iniziato contro la riforma tributaria imposta, e poi ritirata, dal presidente Duque
18 maggio 2021
David Lifodi

Repressione in Colombia

In Colombia le proteste contro la presidenza Duque non accennano a diminuire. Lo scorso 2 maggio il governo ha ritirato il progetto di legge relativo alla riforma tributaria, causa scatenante della mobilitazione e dello sciopero generale, e il giorno successivo si è dimesso il ministro delle Finanze, ma ciò che non è cessata è stata la militarizzazione del paese e la repressione.

Come ha scritto su estrategia.la William Gaviria Ocampo, ,da almeno trenta anni le elites hanno imposto ai colombiani una serie di riforme indegne che hanno accentuato le condizioni di povertà ed esclusione sociale in cui è costretta a vivere la maggioranza della popolazione. Gran parte del sistema sanitario è stato privatizzato, l’istruzione pubblica è peggiorata e i giovani figli di genitori che fanno fatica a sopravvivere ogni ogni giorno non dispongono delle possibilità economiche per farli studiare. La precarizzazione del lavoro, insieme al peggioramento delle condizioni lavorative e della diminuzione dei salari, ha fatto il resto.

Provengono da queste premesse sia il levantamiento dell’autunno 2019 sia la rabbiosa insurrezione che ha segnato i giorni di fine aprile ed inizio maggio nel paese andino, dove alle nefaste riforma tributarie si è aggiunta la crescita del fenomeno della corruzione, che dissangua le finanze pubbliche, e la pessima gestione della pandemia.

Al Comando Nacional de Paro hanno aderito studenti, sindacati, lavoratori del settore sanitario, operai, docenti e organizzazioni sociali, ma sono stati i giovani, principalmente, a guidare la protesta, scontrandosi con la violenta repressione poliziesca ordinata dal presidente Iván Duque che, per decreto, ha militarizzato il paese assegnando poteri straordinari alle forze dell’ordine, le quali non si sono fatte alcun problema nello sparare contro i loro stessi concittadini.

Quaranta persone sono state uccise dalla polizia, che ha attaccato dimostrazioni prevalentemente pacifiche, dopo che Duque ha cercato di far passare il messaggio della protesta infiltrata dalla guerriglia delle Farc e dell’Eln. All’inizio di maggio, in un articolo pubblicato sul sito web ValigiaBlu, Gianpaolo Contestabile e Susanna De Guio, riprendendo i dati della Campagna Defender la Libertad e dell’organizzazione non governativa Temblores, hanno segnalato “216 casi di aggressioni violente, di cui 18 con lesioni oculari, 10 casi di violenza sessuale e di genere, 42 aggressioni dirette a difensori dei diritti umani e reporter e 1443 arresti arbitrari”.

Tra i risultati dello sciopero del 28 aprile scorso non vi è soltanto la dimissione del ministro delle finanze Alberto Carrasquilla, ma anche quella della ministra degli esteri Claudia Blum, tra coloro che avevano maggiormente criminalizzato la protesta, e il probabile abbandono del ministro della salute Fernando Ruiz. E ancora, a smarcarsi dalla riforma tributaria che pure inizialmente avevano sostenuto, vi sono il Partido Conservador, il Partido de la U e il Partido Liberal, ma nonostante l’evidente crisi di governo provocata dal levantamiento iniziato lo scorso 28 aprile, la repressione dell’Escuadrón Móvil Antidisturbios (ESMAD) con attacchi in tutto il paese contro le proteste è ancora in corso.

Ad esempio, lo scorso 12 maggio, a Barranquilla, in occasione della partita della Copa Libertadores contro gli argentini del River Plate, la tifoseria aveva chiesto al sindaco della città, Jaime Pumarejo, di rinviare l’incontro a causa delle violazioni dei diritti umani e per la grave situazione in tutto il paese. Anche in questo caso, non solo il sindaco ha fatto orecchi da mercante, ma ha inviato l’Esmad a disperdere con violenza i tifosi radunatisi nei pressi dello stadio Romelio Martínez per chiedere la sospensione della partita.

Di fronte a quanto sta accadendo risulta inquietante, ma non sorprende, il silenzio dell’Osa (Organizzazione degli stati americani), così solerte nel denunciare il Venezuela bolivariano, ma responsabile di aver del tutto ignorato la repressione scatenata in tutte le città della Colombia, probabilmente anche per la presenza di sette basi militari Usa sul suo territorio.

In Colombia, purtroppo, non è cambiato nulla dall’uribismo in poi e si continua a giustificare il diritto della polizia a difendersi da un non meglio precisato “terrorismo vandalico” che associa abilmente la protesta al terrorismo e alla cosiddetta teoria del nemico interno, quando in realtà l’unico terrorismo di cui occorrerebbe parlare dovrebbe essere quello promosso e scatenato dallo stato colombiano.

L’Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz (Indepaz) ha ricordato che sono stati numerosi i casi di violenza sessuale contro le manifestanti arrestate e condotte nelle carceri colombiane, mentre Human Rights Watch-Américas ha denunciato l’utilizzo indiscriminato di armi da fuoco da parte dell’Esmad. Come già accaduto in occasione del levantamiento cileno, gran parte di coloro che ha partecipato alle proteste di piazza hanno riportato ferite ai bulbi oculari dovute al lancio di lacrimogeni e ai proiettili di gomma da parte della polizia.

L’ establishment colombiano, contro il quale la gente si è ribellata, ha distrutto l’economia e cancellato le speranze di pace e di un futuro all’insegna della speranza. L’incapacità di tenere sotto controllo la pandemia ha fatto il resto e quella che era iniziata come una protesta contro la riforma fiscale, si è trasformata in una rivolta popolare contro il governo.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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