Multinazionale Usa cita in giudizio l'Honduras
Tuttavia, lo stesso governo honduregno non è del tutto esente da colpe poiché, sorprendentemente, almeno fino a questo momento non si è adoperato fino in fondo per metter fine o quantomeno regolare le Zonas de Empleo y Desarrollo Económico (Zede). Sono stati addirittura 33 legislatori statunitensi, capitanati dalla senatrice democratica Elizabeth Warren, ad esprimere preoccupazione, in una lettera inviata al segretario di stato Antony Blinken, in merito alla provocatoria richiesta di risarcimento di Próspera nei confronti dello stato honduregno poiché la sovranità dei singoli stati viene di fatto minata dalle grandi corporazioni transnazionali. In pratica Próspera si configura come una città-stato autonoma, sotto il governo di investitori privati che possono che possono imporre le proprie leggi senza dover rispondere a quelle dello Stato.
Nella missiva, la minaccia di ricorrere al Ciadi da parte delle multinazionali viene definita come un’arma antidemocratica di cui ne fanno le spese i cittadini delle stesse Zede, le piccole imprese e i lavoratori, oltre ai diritti umani che, una volta di più, vengono calpestati.
Le modalità con cui ha agito Próspera, che ha chiesto all’Honduras un risarcimento di 11 milioni di dollari, non rappresentano una novità per i paesi latinoamericani. La citazione in giudizio dell’Honduras di fronte al Ciadi risale al dicembre scorso, ma la notizia si è diffusa solo di recente. Purtroppo, la pretesa milionaria di Próspera non rappresenta l’unico motivo di preoccupazione. Magnificando le sorti delle Zonas de Empleo y Desarrollo Económico, Próspera le utilizza realmente per quello che sono, delle zone di governo realmente private e a loro volta quasi sovrane dove, indipendentemente dalle leggi governo honduregno, sono in vigore regole, sistemi giudiziari e un diritto del lavoro alternativo a quello nazionale.
A lasciare abbastanza perplessi è il maggior interesse sulla questione da parte del drappello dei 33 legislatori democratici Usa rispetto alla politica honduregna.
Sull’attuazione delle stesse Zede, peraltro, ha spiegato Jimena García Merino, fondatrice di Honduras Resurge al quotidiano online criterio.hn, pesa l’interesse dei congressisti honduregni, che le utilizzano a seconda della convenienza del momento per ottenere benefici personali. Ad esempio, ha spiegato Jimena García Merino, la bancada del Partido Nacional (al governo prima di Xiomara Castro) offre voti per la ratifica della deroga delle Zede in cambio dell’immunità, almeno secondo quanto le ha riferito un deputato di quel partito.
Le stesse Zede contribuiscono inoltre alla costante violazione dei diritti umani. Secondo il rapporto “Honduras: Defensores y Defensoras en Riesgo y sin Protección”, presentato dall’Asociación para una Ciudadanía Participativa, nel 2022 l’ Equipo de Monitoreo de la Unidad de Protección a Defensoras y Defensores en Riesgo dell’associazione ha documentato 453 violazioni dei diritti umani nei confronti di 289 lottatori sociali. Tra coloro che ne hanno fatto maggiormente le spese vi sono afrodiscendenti, contadini, attivisti lgbt e giornalisti, spesso vittime della Polizia militare e della Dirección Policial Anti Maras y Pandillas Contra el Crimen, responsabili di arresti in gran parte arbitrari.
In questo caso ha lasciato molto perplessi l’attuazione di un protocollo speciale promosso dal governo per mettere un freno ai blocchi stradali e alle occupazioni, soprattutto perché provengono dal Partido Libertad y Refundación (Libre) della presidenta Xiomara Castro, ma che assomigliano molto ai tentativi del Partido Nacional di criminalizzare il diritto alla protesta ed erano definiti dall’ora opposizione come “misure dittatoriali”.
Nel frattempo, approfittando una situazione così confusa, Próspera ne approfitta e può permettersi di citare l’Honduras di fronte al Ciadi.
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