Da giugno 2026 il Paese ospiterà la Coppa del Mondo di calcio insieme a Usa e Canada

La Fifa prende a calci il Messico

Il massimo organismo calcistico, insieme al governo, intende trarre il massimo dal punto di vista del profitto nonostante la protesta di comunità e organizzazioni popolari
5 ottobre 2025
David Lifodi

La Fifa prende a calci il Messico

I Mondiali di calcio 2026 saranno ospitati, dall’11 giugno al 19 luglio, negli Stati Uniti, in Canada e in Messico, ma, con buona pace della Fifa, il cui slogan è “Il calcio unisce il mondo”, si moltiplicano, soprattutto in Messico, le violazioni dei diritti umani e le minacce alle libertà civili. Lo scenario è molto simile a quello della Coppa del Mondo 2014 in Brasile. Allora, come del resto oggi in Messico, la Fifa arriva come una qualsiasi multinazionale che si presenta nel continente latinoamericano: il suo unico scopo è quello di imporre le sue regole e trarre il massimo dal punto di vista del profitto.

L’organizzazione Sport & Rights Alliance punta il dito contro la Fifa e le sue contraddizioni: da un lato il massimo organismo che governa il calcio mondiale si nasconde dietro l’assegnazione dell’evento ai paesi dove si rispettano i diritti umani, si tutelano i migranti, le comunità Lgbtiq e viene riconosciuto il ruolo della stampa, ma dall’altro, in questi paesi, soprattutto Messico e Usa, le discriminazioni sono molteplici.

Soffermandosi, in particolare, sul caso del Messico, fin dall’inizio dello scorso mese di settembre, nella capitale, si sono tenute proteste all’insegna del motto “Ninguna copa vale nuestro territorio”. I movimenti sociali, soprattutto gli abitanti e le comunità che vivono nei pressi dello stadio Azteca, denunciano da tempo il timore dell’impatto quotidiano di ogni partita su coloro che risiedono ai margini dell’impianto sportivo.

A preoccupare sono soprattutto le grandi opere di ammodernamento che si terranno nei dintorni dello stadio. Non è un caso che César Cravioto, segretario di governo di Città del Messico, abbia annullato le riunioni già programmate con le Assembleas Vecinales di Santa Úrsula Coapa, uno dei quartieri nella zona sud di Città del Messico dove si trova anche lo stadio Azteca e, proprio a seguito di questo dietrofront, le organizzazioni popolari hanno utilizzato le illustrazioni di artisti solidali con la loro lotta, dalla Red chilanga en defensa del arte y la gráfica popular a Lágrimas Lagrimógenas, per circondare l’impianto sportivo con scritte quali “Mundial del despojo” e El fútbol es del pueblo”.

Le operazioni di riqualificazione urbana nei pressi dello stadio, che potrebbero riguardare anche le altre due sedi messicane della competizione, Monterrey e Guadalajara, rappresentano un’occasione per le multinazionali nonostante vengano presentate come progetti in grado di migliorare la vita delle comunità, anzi, si teme che avvenga il fenomeno opposto, cioè la sostituzione della popolazione che ha sempre abitato nei quartieri attorno allo stadio Azteca: tutto questo solo per la disputa di poche partite.

In questi casi sia la Costituzione federale sia quella della capitale, Città del Messico, prevedono una consultazione delle comunità nei cui territori si realizzeranno le grandi opere, ma gli abitanti di Santa Úrsula Coapa e San Lorenzo Huipulco non sono mai state interpellati in proposito.

A preoccupare, in particolar modo, è la costruzione di un filobus per portare i tifosi allo stadio in una zona della città che già raggiunge il collasso ogni volta che si tiene un evento all’impianto sportivo, spiegano i comitati sorti per protestare con le grandi opere in vista della prossima Coppa del Mondo, ribadendo che non contestano i Mondiali 2026, quanto il fatto che si utilizzino per mercantilizzare il loro territorio.

L’ampliamento dello stadio Azteca e delle sue strutture, scrive l’autorevole quotidiano inglese The Guardian, potrebbe influire sulla già scarsa disponibilità acqua in tutta la capitale e, in particolar modo, proprio a Santa Úrsula, dove la situazione è già critica. Un’altra vittima della gentrificazione mascherata da modernità potrebbe essere uno spazio verde di oltre 5.000 metri quadrati che rischia di essere sostituito da un parco tematico che andrebbe a distruggere la biodiversità urbana, oltre a far sparire un polmone verde per quell’area della città.

Settemila milioni di dollari è la cifra di cui beneficerà, secondo il governo, l’economia messicana. Tuttavia, come già accaduto molte volte in occasione di eventi simili, difficilmente i presunti destinatari delle grandi opere di ammodernamento saranno comunità come quella di Santa Úrsula, che peraltro non si oppongono all’evento sportivo in quanto tale, ma, piuttosto, si battono per trovare un equilibrio tra la passione che suscita un appuntamento sportivo di livello mondiale e l’urgenza di difendere i propri diritti, a partire da quello alle risorse idriche, sul proprio territorio.

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