Latina

Dal Foro Sociale delle Americhe un appello di Fray Betto per la democratizzazione dell'informazione

4 agosto 2004
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: Agência de Informação Frei Tito para a América Latina
http://www.adital.org.br

Nell'introduzione, il direttore esecutivo di Adital, Ermanno Allegri, ha parlato della necessità dell'esistenza di più mezzi d'informazione, come bollettini e riviste appartenenti ai diversi settori della società, del Terzo Settore, per permettere a più persone di ricevere informazioni.
Ermanno si è anche soffermato sull'importanza delle fonti. Disse anche :"Quelli che fanno parte del Terzo Settore sono delle fonti nuove che si stanno svelando come quelle che possiedono una maggiore obiettività , che hanno più credibilità e che portano alla luce i fatti e anche la loro interpretazione. America Latina ha avuto nell'ultimo anno dei cambiamenti radicali, ed è questo che noi vogliamo far conoscere a tutti, non soltanto ai nostri mezzi di comunicazione, ma a tutta la stampa".

Nel suo discorso, Fray Betto evidenziò alcuni aspetti interessanti della democratizzazione. Per lui, democratizzare é farsi capire."Quando noi parliamo, quando scriviamo, dobbiamo avere la capacità di utilizzare un linguaggio che non sia ermetico, specifico, specializzato, che possa arrivare a tutti ed essere capito da tutte le persone che ascoltano la radio o leggono una rivista o un giornale".

Fray Betto ha molto insistito sull'argomento internet come elemento di democratizzazione grazie all'interazione possibile fra gli utenti. Secondo lui, su internet é più facile che le persone esprimano la propria opinione e ricevano di ritorno un'altra opinione appoggiandola o contestandola. In relazione alla radio, Fray Betto considera che anch'essa è più democratica perchè permette la partecipazione degli ascoltatori, telefonicamente o presenti in studio, quindi è un mezzo di comunicazione molto forte. Nei giornali, per esempio, si limitano le lettere dei lettori, non sempre vengono pubblicate e a volte vengono pubblicate solo parzialmente. Nella televisione, Fray Betto segnalò che la partecipazione e quasi nulla.

Fray Betto ha anche evidenziato l'importanza dei settori popolari che, attraverso la cultura, attraverso le date importanti della propria vita aiutano alla democratizzazione della comunicazione. Disse: "Questa non è la comunicazione ufficiale dei giornali e delle riviste, ma quella che avviene all'interno dei mezzi popolari che trasmettono elementi, valori etici, valori della vita".

Secondo Fray Betto, tutti i nostri mezzi di comunicazione - internet, televisione, radio, riviste, giornali, bollettini, agenzie, ecc. - sono importanti per aiutare a percepire quello che c'è dietro i fatti, dietro le notizie. "Se la stampa non lo svela, la nostra comunicazione dovrebbe democratizzarsi nel senso di far sì che le persone non ricevano soltanto la notizia, ma fare in modo che la nostra comunicazione aiuti ad interpretarla e capire il senso all'interno della storia dei fatti che avvengono".

Osvaldo Leòn, presidente dell'Agencia Latinoamericana de Informacion (Alai), con sede a Quito, Ecuador, disse che "riusciamo a democratizzare l'informazione quando riusciamo anche a realizzare una certa vigilanza, un controllo sulle notizie per permettere, nel caso della divulgazione di notizie o interpretazioni false sui fatti di un certo settore, di porse di fronte al mezzo di comunicazione per esigere correzioni oppure per presentare la vera versione". Per lui, lo spazio della comunicazione diventa democratico quando la cittadinanza appartenente ai vari settori sociali, ceti sociali, ecc. , riescono a mostrare la propria cittadinanza.
"E' un obbligo dei settori sociali comunicare, far si che si pubblichi quello che si fa", disse, concludendo che è necessario per poter democratizzare i mezzi di comunicazione, una politica nuova in relazione alla comunicazione e anche una macro politica, nella quale si garantisca il rispetto per tutti i mezzi di comunicazione, incoraggiando sopratutto quelli che non hanno a disposizione le risorse, e sviluppando il pluralismo nella comunicazione".

Durante il dibattito, si è evidenziata l'importanza della comunicazione in America Latina. In questo Foro, per esempio, ci sono almeno dodici laboratori, gruppi di studio e di discussione sul tema della comunicazione come un segnale del crescente valore della comunicazione nella società e nell'ambito del Terzo Settore.

Agência de Informação Frei Tito para a América Latina
http://adital.org.br

Foro Sociale delle Americhe
Altra comunicazione è possibile

Le organizzazioni latinoamericane di comunicazione che promuovono i diritti della Comunicazione, riunite nella città di Quito all'interno del Foro Social de las Americas, si rivolgono a i comunicatori della società civile e all'opinione pubblica in generale, per manifestare quanto segue:

- Riconosciamo la crescente influenza della comunicazione e delle nuove tecnologie della comunicazione e dell'informazione. Ciò nonostante, denunciamo che continua la travolgente concentrazione della proprietà e della produzione di contenuti in poche mani, che da diversi decenni coincide con la stessa concentrazione che subiscono i mezzi di produzione, di commercializzazione e finanziari.

- Ci preoccupa profondamente che questa tendenza alla concentrazione imprenditoriale nel settore della comunicazione e la progressiva trasformazione dell'informazione in merce implica una negazione dei diritti della comunicazione: minaccia il diritto all'informazione e alla libertà di espressione, alla diversità e al pluralismo mediatico. Questa situazione convoca tutti i settori impegnati nella democrazia a essere vigili e ad assumere il bisogno di democratizzare l'informazione.

- Le persone, i popoli, le nazioni e le comunità richiedono un'altro tipo di comunicazione. Una comunicazione dove la parola individuale e collettiva di tutte le persone, espressa dal proprio particolare orizzonte simbolico, abbia valore; dove la sua decisione di costruire condizioni di dignità e giustizia possa essere verbalizzata e, per tanto, profondamente accettata; dove l'opinione, qualunque sia l'identità di provenienza, abbia il giusto peso nell'insieme della società.

- Intendiamo la comunicazione come un diritto umano fondamentale che ci assiste da quando nasciamo e che tutti dobbiamo esercitarlo durante tutta la nostra vita con parità di opportunità. Per questa sua natura, la comunicazione deve servire per l'inserimento sociale, per che attraverso questa si possano esprimere i conflitti e le diversità attraverso un dialogo che comprendano tutte le opinioni, nella ricerca del bene comune.

Per questa ragione invitiamo ai comunicatori, mezzi di comunicazione, organizzazioni della società civile, persone ed entità con sensibilità sociale, a unire gli sforzi per fare della comunicazione e delle tecnologie dell'informazione strumenti utili allo sviluppo umano integrale, democratico, sostenibile e sostentabile, affermando i seguenti punti:

1. Una comunicazione che si basi nel riconoscimento dell'altro, di quello o di quella che possiede un'altra cultura, un'altra identità politica, un'altro orientamento sessuale, un'altro colore di pelle, un'altra età, un'altro livello economico, per così poter potenziare una cultura di pace.

2. Una comunicazione orientata allo sviluppo dei soggetti cittadini e cittadine, a far sì che possiedano gli strumenti necessari per poter diagnosticare, proporre, decidere, realizzare (quando questo sia possibile) e valutare le politiche pubbliche convenienti per tutti gli attori sociali che partecipano in ogni situazione.

3. Nuove tecnologie della comunicazione e dell'informazione (TIC), il cui sviluppo sia orientato come priorità a chiudere il divario educativo, economico, scientifico e di opportunità che esiste tra ricchi e poveri.

4. Mezzi di comunicazione, commerciali e comunitari, con responsabilità sociale e ispirazione democratica, che privilegino la difesa e la promozione del settore pubblico, perché permette l'esercizio di una cultura deliberativa che mette a confronto e acetta le diverse posizioni per farle dialogare e poter costruire accordi basati sulla differenza, sui conflitti
che viviamo, ma accettandoli.

5. Una cornice di regolamentazioni e leggi per la comunicazione e l'informazione che tendano, principalmente, all'esercizio dei diritti della comunicazione dei popoli senza discriminazioni ne esclusioni, e che superino i parametri prettamente economici e tecnici.

6. Cittadini e cittadine esercitando il proprio diritto alla vigilanza dei mezzi di comunicazione, e questi accettando l'impegno di rispondere positivamente alle critiche che possano ricevere, dato che, pur essendo dei privati, il loro ambito è pubblico. Per questo è necessario moltiplicare le esperienze di verifiche e di osservatori cittadini dei mezzi di comunicazione.

7. La comunicazione è un diritto e non un'attività commerciale. In questo senso, rifiutiamo ogni tentativo di considerare le diverse forme dell'esercizio dei diritti della comunicazione semplicemente come servizi audiovisivi o informatici e come mezzi di carattere commerciale, cosi come si pretende di imporre nell'Organizzazione Mondiale del Commercio, OMC, e nei trattati regionali come l'ALCA e i TLC.

8. In fine, rinnoviamo i nostri impegni per costruire e rafforzare le reti civiche di comunicazione o di mezzi di comunicazione con il senso pubblico della comunicazione per aiutare a costruire un pensiero autonomo e più impegnato con la democrazia ed il pianeta, un pensiero il cui fondamento è la solidarietà e la responsabilità storica.

Redes latinoamericanas de comunicación en apoyo a la Campaña CRIS: ALAI -
ALER - AMARC - Proyecto Monitor de Políticas TIC en LAC de APC - OCLACC -
Radipaz - WACC - ADITAL

Note: traduzione di Alejandra Bariviera a cura di Peacelink

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