Latina

Una coalizione eterogenea alla gida dell'Uruguay

Dopo 170 anni in Uruguay si afferma il Frente Amplio: crollano i partiti tradizionali

L'affermazione di Tabarè Vasquez in Uruguay rilancia l'onda progressista in America Latina
10 novembre 2004
David Lifodi
Fonte: Il Manifesto "Monopolio addio, Uruguay ai vinti"
Europa "Uniti si vince"
L'Unità "Uruguay, su Tabarè le speranze della sinistra"

L'affermazione di Tabarè Vasquez in Uruguay pochi giorni fa assume una particolare importanza non solo per il piccolo paese sudamericano, ma per tutto il continente. Certamente la coalizione di centro-sinistra ha vinto sulla scia dei governi progressisti che negli ultimi anni hanno cominciato a diffondersi in America Latina, dal Brasile di Lula all'Argentina di Kirchner, ma non è stata solo la spinta di questi stati confinanti a far cambiare il vento a Montevideo.
In primo luogo l'alleanza che ha portato Vasquez al governo, Encuentro Progresista-Frente Amplio-Nueva Mayoria (Ep-Fa-Nm), è stata votata da una popolazione stanca dell'alternanza tra i due partiti tradizionali il Blanco e il Colorado, che, soprattutto dopo il ritorno alla democrazia in seguito alla dittatura militare hanno adottato misure economiche tali da ridurre in miseria buona parte degli uruguayani. Si spiegano così la basse percentuali ottenute dal candidato presidenziale del Partido Colorado (Stirling al 10%) e del Blanco (Larranaga al 34%), "ormai divenuti per motivi di opportunismo un unico partito travestito da due partiti", ha scritto Eduardo Galeano sul manifesto, tanto che ad ogni elezione si sentiva dire: "io credevo che avessimo vinto noi bianchi, invece abbiamo vinto noi colorados".
La prima sfida in cui sarà impegnato Vasquez sarà probabilmente quella di carattere economico dopo anni di sfrenata politica liberista accentuata soprattutto sotto il mandato del presidente uscente Battle, in cui l'Uruguay, una volta definita la Svizzera dell'America Latina, è stato costretto a vedere un terzo dei suoi tre milioni di abitanti vivere sotto la soglia della povertà influenzato anche dalla crisi della vicina argentina del 2001. Spetterà ad Astori, probabile ministro dell'economia, cercare di risollevare la crisi uruguayana in un paese dove il debito estero ha superato i 13 miliardi di dollari e la disoccupazione ha toccato il 15%. Vasquez sembra intenzionato a seguire la politica economica di Lula e Kirchner (che lo hanno apertamente appoggiato in campagna elettorale), sia per formare un blocco di centro-sinistra, sia per potenziare il Mercosur ed opporsi all'Alca.
Una caratteristica particolare della coalizione riguarda la sua articolata composizione che ha visto allearsi il movimento socialdemocratico (fondato all'inizio degli anni '70 dal generale Liberal Seregni scomparso durante l'estate e a cui è stata dedicata la vittoria), la Democrazia Cristiana, l'Assemblea Uruguay (una corrente del Frente Amplio il cui rappresentante è Astori), il Nuevo Espacio (costituito dal figlio di un martire della dittatura, il senatore Zelder Michelini) ma soprattutto gli ex-guerriglieri Tupamaros (già presenti in Parlamento dopo aver abbandonato la violenza e la lotta armata), che per primi avevano combattuto contro una delle più feroci dittature del Cono Sud instaurata dal 1973 al 1984, non a caso il loro leader Josè Mujica è risultato il senatore eletto con il maggior numero di voti.
Le responsabilità per questa inedita coalizione sono tante, innanzitutto la scure del Fondo Monetario che continuerà a pesare sul piccolo paese uruguayano, e poi le speranze e le attese di coloro che l'hanno votata: adesso bisognerà verificare se davvero si realizzerà quel cambiamento auspicato dalla popolazione.

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