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l'opinione

Diritti dimezzati nel ddl Amato-Ferrero

6 maggio 2007
Saleh Zaghloul (CGIL di Genova)
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Il disegno di legge delega al governo sull'immigrazione rappresenta un passo nella direzione giusta, ma non è sufficiente. Le novità positive ci sono e riguardano soprattutto la previsione della possibilità d'ingresso per inserimento nel mercato del lavoro, la sponsorizzazione e l'autosponsorizzazione, ma il progetto rischia di fallire l'obiettivo di governare l'immigrazione per i seguenti motivi:
1. Il ddl Amato-Ferrero elude la questione più importante del lavoro nero degli immigrati privi di permesso di soggiorno. Per i lavoratori immigrati a poco valgono le migliori norme sulla sicurezza, sulla lotta allo sfruttamento e al caporalato, sulla lotta al lavoro nero se non sono accompagnate da forti misure di prevenzione volte a liberare i lavoratori immigrati dal ricatto della clandestinità: chi lavora deve avere il diritto al permesso di soggiorno. Soprattutto occorrono forme permanenti di uscita dalla clandestinità e dal lavoro nero. Nei piani nazionali o locali d'emersione dal lavoro nero è indespensabile rilasciare il permesso di soggiorno nel caso d'emersione di un lavoratore immigrato clandestino. Il lavoratore clandestino che denuncia lo sfruttamento deve avere il diritto al permesso di soggiorno: è una questione urgente da affrontare con un decreto legge e non si deve pensare che esista lo sfruttamento solo quando la paga è ridotta di oltre un terzo rispetto a quella contrattuale.
2. Non è stato introdotto il diritto al lavoro nella pubblica amministrazione e i diritti di fondamentale importanza introdotti dal ddl Amato-Ferrero, come quello al voto amministrativo e alla sponsorizzazione, nascono già dimezzati, in quanto condizionati al possesso della Carta di soggiorno (permesso Ce), e non sono estesi a tutti i regolarmente soggiornanti. Il risultato, prevedibile, è quello di creare cittadini immigrati di serie A e altri di serie B. Il ddl Amato-Ferrero avrebbe dovuto, invece, chiarire che è sufficiente il possesso del permesso di soggiorno ai fini della fruizione delle provvidenze e di tutte le prestazioni, anche economiche, di assistenza sociale, incluso l'assegno sociale, o eventuali bonus per i figli o famiglie numerose. La durata dell'iscrizione al Sistema sanitario nazionale dovrebbe essere a tempo indeterminato così come è per i cittadini italiani. Avrebbe dovuto abrogare tutte le norme precedenti, non coerenti con il principio della «parità di trattamento e piena uguaglianza di diritti rispetto ai lavoratori italiani».
3. Non dovrebbe più accadere che un lavoratore possa essere espulso o mandato nella clandestinità dopo anni di lavoro e soggiorno regolare in Italia, che la sua domanda di rinnovo del permesso di soggiorno sia rifiutata per aver superato un certo numero di mesi di disoccupazione o per non essere in possesso di un certo reddito.
4. Semplificazione delle procedure burocratiche e funzionamento della pubblica amministrazione. A questo riguardo, tra le tante cose che avrebbe dovuto fare:
- annullare la richiesta della presentazione del certificato di idoneità igienico-sanitaria dell'alloggio ai fini del ricongiungimento familiare e del rilascio della Carta di soggiorno. Per quale motivo non si può ricorrere all'autocertificazione?
- Chiarire che il passaporto è un documento di viaggio, non un documento di soggiorno. E' comprensibile e è legittimo che sia indispensabile come documento d'identità, ai fini del primo rilascio del permesso di soggiorno. Successivamente, però, non deve più essere indispensabile che l'immigrato sia in possesso del passaporto in corso di validità. Perché costringere gli immigrati a rinnovare i loro passaporti (pagando somme elevate, facendo lunghe attese o dovendo recarsi nei loro paesi d'origine) quando non intendono viaggiare, ma soggiornare in Italia?
- Abbattere le difficoltà buracratiche che incontrano i familiari non comunitari dei cittadini italiani ai consolati quando chiedono il visto di ingresso e alle frontiere quando entrano in Italia senza visto.
In altre parole, il ddl Amato-Ferrero avrebbe dovuto, almeno, rispettare tutte le promesse sull'immigrazione, fatte prima delle elezioni nel programma dell'Unione; avrebbe dato, così, un taglio netto alla cultura della paura che continua, purtroppo, a condizionare le politiche dell'immigrazione dei governi italiani.

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