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«Pordenone libera tutti». Ma era un tranello per migranti

Centinaia di irregolari sono giunti nella città friulana attirati dalla notizia (falsa)di una sanatoria. La polizia procede a espulsioni e arresti. Arci: «Regolarizziamoli»
24 agosto 2007
Laura Eduati
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

La polizia li ha fermati mentre camminavano sulla A28, direzione Pordenone. Forse speravano, i cinque indiani e i due pakistani, di raggiungere al più presto la città friulana perché attirati da una notizia completamente infondata, e cioè che Pordenone si accingerebbe ad aprire una sanatoria per tutti i clandestini. Una bufala, naturalmente. Ma alla bufala hanno creduto in molti, visto che nelle scorse settimane centinaia di migranti provenienti da tutta Italia e persino dall'Austria si sono presentati in massa agli uffici postali per la richiesta del permesso di soggiorno. Le forze dell'ordine se ne sono accorte e hanno intensificato i controlli. Risultato: cento espulsi, settanta rinchiusi nel Cpt di Gradisca, una ventina di arrestati.
Città tranquilla, Pordenone. Cinquantamila abitanti, il 12% è straniero con i documenti a posto. Poche centinaia gli irregolari, per la maggior parte impiegati al nero nelle aziendine nella zona o come badanti. Una esistenza pacifica con il sogno, un giorno, di ottenere la regolarizzazione.
Prima della diffusione della leggenda metropolitana, quotidianamente le poste della provincia accettavano 25-30 domande per il permesso di soggiorno. A luglio sono passate a 200. Lunghe file di migranti che, una volta consegnata la richiesta, si rivolgevano alla Asl per il tesserino sanitario e alla Agenzia delle Entrate per il codice fiscale temporaneo, in attesa di conoscere l'esito della procedura. Nel giro di qualche giorno, la città si è riempita di stranieri che la notte dormivano sulle panchine dei giardinetti. Polizia e carabinieri si sono insospettiti, ed è cominciato il giro di vite: controlli, perquisizioni. Dei 35 uffici postali designati per accettare i kit del permesso di soggiorno, oggi ne rimangono soltanto 3. I migranti irregolari che vivono da tempo a Pordenone, magari con lavoro e famiglia, sono disperati. Indignata l'Associazione immigrati di Pordenone, che nei giorni scorsi ha convocato una conferenza stampa per ricordare che il flusso anomalo di clandestini non sta provocando problemi di ordine pubblico, come invece paventato da alcune forze politiche. «La polizia sta vendemmiando», commenta amaro il presidente dell'associazione Mauro Marra riferendosi alla ondata di arresti ed espulsioni. «Il pugno duro viene usato indiscriminatamente, oggi un migrante che deve presentare una domanda alle poste deve perdere una giornata di lavoro perché sono rimasti soltanto tre uffici appositi in tutta la provincia, rischiando inoltre di venire espulso. Serve una sanatoria vera o il problema si ripresenterà».
Bufala a parte, il paradosso sta proprio nel fatto che finora le forze dell'ordine hanno chiuso un occhio sugli stranieri che consegnavano il kit per il permesso di soggiorno, pur sapendo che la maggioranza non avrebbe i titoli per rimanere in Italia. Ma c'è chi specula sulle speranze dei migranti. Le indagini della Procura hanno scoperto un business di kit falsi, ed ora si cerca di capire chi abbia avuto l'interesse di fare circolare la notizia della improbabile sanatoria. In città si parla di un mediatore culturale italiano e di un avvocato, pronti a chiedere centinaia di euro per aiutare i malcapitati a compilare la domanda per il permesso di soggiorno. Nei giorni dell'assalto alle poste, a luglio, loschi figuri di nazionalità italiana e straniera si aggiravano tra la folla offrendo a chi veniva da lontano un posto letto a 50-70 euro.
«Ma il business c'è sempre stato», sbotta Marra, che nella provincia gestisce 5 sportelli informativi dove è possibile compilare un kit per 25 euro. Un prezzo ragionevole, che però sale a dismisura se i migranti si rivolgono alle agenzie private per il disbrigo della pratica. Personaggi senza scrupoli che accettano il compenso dai migranti anche quando non riescono a presentare il minimo della documentazione richiesta per accedere alla domanda e la possibilità di ottenere il permesso è pari allo zero. Intascano i soldi, e buonanotte. Così lo straniero sborsa 300 euro alle agenzie, 135 euro alle poste per l'accettazione della pratica, e magari 600 euro per comperare un indirizzo, da indicare obbligatoriamente se la pratica deve andare a buon fine. C'è chi campa così: vendendo il proprio domicilio a decine di stranieri irregolari, che in realtà dormono altrove.
Gli affari sono affari. Anche quelli delle Poste, che per ogni kit guadagnano 70 euro. E non importa, vale lo stesso discorso delle agenzie private, se le richieste vengono da persone che non ne hanno i requisiti: i dipendenti degli uffici postali non hanno l'obbligo di controllare la validità degli incartamenti. Nel ddl di riforma della Bossi-Fini, Giuliano Amato e Paolo Ferrero includono il progressivo passaggio della gestione dei permessi di soggiorno ai Comuni e agli enti locali, con minori costi per i migranti.
In questi giorni Pordenone è tornata alla quasi normalità. La leggenda metropolitana si è sgonfiata, gli stranieri non si fanno vedere in giro. Rimane la paura di incappare nella polizia, e la rabbia contro chi ha sfruttato il bisogno dei disperati per ricavarci qualche soldo. «Nel deserto dei senza-diritti anche una allucinazione come quella di Pordenone rappresenta un miraggio» commenta il responsabile Immigrazione dell'Arci Filippo Miraglia. «Ad un anno e mezzo dall'ultimo decreto-flussi, la massa degli irregolari è arrivata ad almeno 800mila-1 milione di persone. Prima dell'approvazione della Amato-Ferrero servirà una sanatoria. O il governo pensa di espellerli tutti?»

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