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Le ideologie sorgono come scusa e pretesto per le azioni di forza, che così vengono “giustificate”

Il valore delle ideologie sta nell’indicazione di come le cose “dovrebbero essere”

Partendo dagli incontri ecumenici delle cattedre pluralistiche, i rappresentanti delle opposte ideologie esporranno ai loro omologhi (altrove in conflitto) i rispettivi diritti e doveri, risolvendo così i loro rapporti di potere e facendo veramente essere quello che “dovrebbe essere”.
26 febbraio 2007

Si tradurranno le ideologie nel comune denominatore dei rapporti di potere,
da cui derivano
È la scelta di partenza a valorizzare la conoscenza.
La conoscenza si metterà automaticamente al servizio dell'azione che si deciderà di intraprendere.
Ci si renderà conto della complessità dei problemi finora lasciati ai capi; non ci si limiterà semplicemente a declamare belle parole, credendo che basti gridare “pace pace” per ottenerla. Non ci si limiterà a protestare, a contestare; ma ci si impegnerà a fare. Si realizzeranno progetti complessivi, che sostituiscano la necessità dei capi.
Questo non avverrà improvvisamente, da un giorno all’altro, come siamo abituati ad immaginare attenendoci allo schema degli avvenimenti del passato.
Ma è l’indicazione di come si delineerà la storia futura.
All’inizio questi interventi locali e dal basso non verranno neppure avvertiti dai poteri. Saranno come punzecchiature sulla pelle di un elefante.
Perché è possibile attuarli particolaristicamente, nel proprio ambito, senza disturbare i “manovratori”. Dei quali anzi continueremo ad avere bisogno; anche se li andremo ridimensionando progressivamente.
Ciò che si indica è il compimento della democratizzazione iniziata 250 anni fa, con l’Illuminismo.
I poteri tradizionali e l'economicismo continueranno ai margini, proprio a sostenere la nuova linea di azione.
Occorre dunque la decisione operativa, di proporsi l'unità umana, perché gli specialisti culturali passino dalla nostra parte.
Le idee e le ideologie sottostaranno alla nuova impostazione; servendo alla quale realizzeranno pienamente sé stesse e troveranno le soluzioni anche teoriche, oggi ritenute impossibili.
Ogni potere ha un dovere. È un potere solo per questo.
E, inversamente, ogni dovere ha un potere.
Gli animatori di base hanno un potere potenziale; e sarà la loro creatività personale poi ad attuare tale potenzialità.
In tal modo si sdoganerà la cultura ufficiale. La si metterà al servizio dei rappresentanti delle basi e la si renderà funzionale all'attività umana.
Le idee e le teorie si ricomporranno in unità a monte solo se utilizzate come funzione attiva. Le sintesi delle azioni operative sull'esterno risolvono le idee all'interno, unificandole.
Il compito dei vertici diverrà puramente organizzativo ed esecutivo: di fornire le strutture ed i mezzi alle basi che vorranno operare nel senso del nuovo diritto, teso a unificare l'umanità.

Si ridistribuirà il potere a tutti gli uomini
sotto forma di libertà

Gli emergenti di base non si lasceranno più intimidire dalla supposta scienza degli specialisti. Prenderanno l'iniziativa degli incontri ecumenici, religiosi e politici.
Da questi partiranno gli ambasciatori ai rispettivi omologhi in guerra altrove. Diranno quali sono i diritti e doveri degli egemoni (servire i subordinati fornendo strutture e comunicazioni) e dei subordinati (giustificare tali richieste con programmi di interesse generale umano).
Finora gli organizzatori degli incontri ecumenici credevano bastasse mettersi d’accordo in camera caritatis. Invece i rappresentanti delle ideologie devono andare dai loro omologhi in guerra a spiegare come stanno le cose.
Annunceranno i comportamenti concordati nelle cattedre (embrioni del cervello in formazione dell'umanità), e così trasmetteranno e comunicheranno la razionalità dove vige l'emotività (quali diramazioni del nuovo sistema nervoso).
I rappresentanti delle ideologie dominanti avvertiranno i popoli egemoni che ogni potere ha il dovere di diventare puramente organizzativo e fornire ai subordinati i mezzi a sua disposizione, al fine di elevarli al proprio livello e permettere loro di estrinsecarsi (da "capi" transitori) verso i popoli terzi, affinché questi poi facciano altrettanto e il procedimento si allarghi e continui.
I rappresentanti delle ideologie subordinate spiegheranno ai popoli sottomessi che, per acquisire il diritto di ottenere i mezzi e i riconoscimenti alla pari con i dominanti, devono richiederli come necessari all'attuazione di piani generali e programmi in positivo a favore dell'intera umanità, vera ed unica patria comune (ossia devono già comportarsi "da capi": che diventano tali proponendo soluzioni e servizi).
L'economia di credito mondializzata, a carico dei governi e dell'ONU, potenzierà le risorse naturali e le ridistribuirà secondo il predisporsi all'umanità delle diverse realtà.

Gli animatori pubblicizzeranno tali incontri
e li valorizzeranno col sensibilizzare le opinioni pubbliche

Così otterranno dalle amministrazioni locali strutture e patrocinio, sostegni economici e riconoscimenti. Dato che, da tale nuova forma di cultura, le amministrazioni trarranno lustro e credibilità anche ai fini politici. Le amministrazioni poi si avvarranno sulle superiori, fino all’ONU.
Gli specialisti della cultura ufficiale saranno coinvolti negli incontri degli emergenti di base come consulenti e avvocati al servizio dell'umanità, non più dei capi, che involontariamente sono contro l'umanità in quanto sono l'espressione della naturalità, della imposizione dall’alto e dell’emotività, non della ragione e della giustizia.
Saranno le basi delle università, i docenti non ancora cristallizzati, che serviranno da consulenti ai rappresentanti delle varie posizioni nelle cattedre pluralistiche di base.
È sufficiente coinvolgere quelli periferici, che hanno interesse a farsi conoscere e considerare. Essi usufruiranno così anche per sé stessi dei mezzi di comunicazione.
Le università ufficialmente già dichiarano di mettersi a disposizione e al servizio della società. In realtà si mettono al servizio dei rappresentanti di questa, ossia dei vari generi di poteri. Perché la società è ancora impersonale e non è rappresentata da nessuno; non ha referenti, che possano fare da interlocutori.
Ora invece li avrà, perché i promotori emergenti si presenteranno a nome di tutti, a titolo della collettività. Anzi, solo con questa referenza dimostreranno di avere il diritto ai mezzi anche per sé stessi.

Ognuno ha qualcosa da dire e da fare in questo mondo

Ora la cultura si aggregherà attorno ai nuovi centri di insegnamento, le cattedre pluralistiche: che diverranno sempre più autosufficienti e in grado di creare adesione e potere nelle rispettive zone di azione e di espansione, comuni alle opposte ideologie, religiose e politiche.
I rappresentanti locali dei vari campi si metteranno alla pari dei rispettivi vertici (culturali, politici e religiosi), nazionali e mondiali, perché saranno sostenuti da un’opinione pubblica consapevole e matura, e perciò autoreferente ed esigente, in continua espansione.
Che non interferirà con i vertici tradizionali. Anzi, promuoverà l’autorevolezza dei contenuti di questi, quello che c’è di valido nelle ideologie, le intenzioni autentiche di origine.
Ciò permetterà il sorgere di tanti nuclei dal basso; che si organizzeranno tra loro, e così costringeranno le amministrazioni pubbliche a servirli.
Avverrà l'unificazione a rete; e le autorità locali saranno indotte dalle opinioni pubbliche a fornire mezzi, strutture e patrocinio.
Questa prima parte del progetto collegherà e congiungerà i tanti circoli locali tra loro e con i vari poteri. Ciò avverrà per l'interesse di ognuno e di tutti (benché rappresentanti di ideologie opposte) ad usufruire e ad avere a disposizione i mezzi di comunicazione e di collegamento col resto del mondo; che un po’ alla volta coinvolgeranno e includeranno tutto ciò che occorre alla vita.
La predisposizione del nuovo sistema all’umanità renderà inutili gli attuali traumi esterni, le guerre e i conflitti. Non si legittimeranno più coloro che useranno le imposizioni per sostenere idee e diritti. Ci si accorgerà anzi dell'irrazionalità e dell'ingiustizia di questo comportamento istintivo, emotivo e controproducente.
Non si parlerà più o vuoto fra le singole persone sul come dovrebbero andare le cose di questo mondo, e poi tornarsene a casa. Ma si potrà intervenire a cambiare localmente la situazione quel tanto che occorre perché le entità, individuali e collettive, possano esprimersi ed estrinsecarsi in forma di orientamento per il progetto universale.
Si farà presente l'esigenza di istituire i mezzi di comunicazione in risalita, dalle basi ai vertici.
Sarà questa organizzazione alla fine la vera conquista: su cui convergeranno gli interessi di entrambi gli opposti, di ogni genere e livello.
Dalla possibilità di intervento e di controllo delle basi sui vertici deriverà ogni soluzione contenutistica, teorica e pratica, delle idee e dell’economia.
Anzi, i vertici otterranno riconoscimenti sempre maggiori generalizzando le novità periferiche, ed estendendole al mondo da essi dipendente. Solo così giustificheranno la propria sussistenza, ai fini puramente organizzativi ed esecutivi, di fronte alle opinioni pubbliche, consapevoli del proprio diritto di riferire tutto a sé e perciò alle proprie decisioni.

Il nuovo ordine umano prefigurerà l’Assoluto finale

Le ideologie si sono formate per giustificare i rapporti di potere all'interno delle collettività. Che venivano rese armoniose con l’unificare le persone circostanti in vista di un comune nemico esterno, le altre collettività.
I lupi da cui ci salvavano i nostri pastori erano i pastori degli altri greggi.
Ora si risistemeranno i rapporti fra le collettività esterne, unificandole dal basso e perciò senza bisogno di poteri, e si libereranno perciò le persone dai capi, non più necessari a guidare la propria collettività, in quanto questa non sarà più separata e “disorientata”. Avrà imparato ad orientarsi in termini e in forme di rapporti diretti ed omogenei con le altre.
Così non ci sarà più bisogno delle ideologie; o meglio, della strumentalizzazione a cui le ideologie erano deviate, e da cui derivavano i mali e gli errori.
Invece si valorizzeranno i contenuti delle ideologie: dato che esse sorgevano come segnale di quello “che avrebbe dovuto essere”, e perciò rappresentavano una conquista spirituale e razionale ogni volta, appunto la guida a quello che l’umanità “dovrebbe essere”.
Ora faremo coincidere perciò il “dover essere” delle cose con il loro “essere” reale.
Le associazioni culturali periferiche, con l’appoggiarsi alle rispettive centrali mondiali, universalizzeranno come regola generale le soluzioni locali, interpretate come vie di convergenza tra la creatività del singolo e la vita di tutti.
I collegamenti esterni saranno predisposti in funzione della creatività di ciascuno, per l'estrinsecazione della sua interiorità in forma di sintesi del mondo.
Si eleveranno a protagonisti gli individui di base, i cosiddetti “Senza storia”, non più a parole (illudendoli di esserlo già), ma predisponendo attorno ad essi il mondo pronto ad accogliere il loro intervento creativo.
Le collettività saranno risvegliate e liberate: scopriranno la propria identità proiettandosi attivamente al futuro, nella funzione dinamica del creare l'identità unitaria umana.
L'organizzazione necessaria a ciò terrà il posto delle illusorie certezze attuali, che renderà realtà concrete. Sarà il nuovo ubi consistam, al posto delle pretese verità assolute ( oggi viste come “da imporre”: e così, eliminando i sostenitori delle altre, illudersi di averle fatte essere di fatto).
Il nuovo ordine umano sarà il punto di appoggio e di orientamento per ciascuno e per tutti; rappresenterà il criterio oggettivo e scientifico di valutazione dei comportamenti, facendo convergere l’etica con l’utilità; prefigurerà in sé, ad ogni passo, l’Assoluto finale.

Note: Si ricorda che sul sito www.marioragagnin.net
è pubblicato il libro “I Volontari e il Potere”,
composto da tre parti:
Il potere ai Volontari;
Il nuovo ordine umano partirà da Israele;
L’autogestione dal basso unificherà e libererà l’umanità

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