Effetti collaterali della contestazione
 La cronaca della grande manifestazione contro la guerra che si è svolta in 
tutto il mondo si è ridotta in Italia alla cronaca delle contestazioni a 
Piero Fassino e alle conseguenti dichiarazioni e controdichiarazioni dei 
vari partiti ( perfino di  magnanima solidarietà dagli stessi partiti che 
fino al giorno prima avevano detto peste e corna del segretario diessino). 
Una manifestazione di grande civiltà che è diventata. agli occhi (un po' 
miopi, come di consueto) dei mezzi di informazione, una lotta fra partiti, 
sebbene fosse chiaro che nessun partito avesse organizzato la manifestazione.
Come ho avuto già modo di dichiarare, nessuno - specialmente in una 
manifestazione contro la guerra e la violenza - ha il diritto di stabilire 
chi può o non può partecipare a una manifestazione pubblica: a meno che non 
sia la controparte di chi sostiene quella violenza che ci si propone di 
contrastare. L'integralismo politico e quello religioso - che hanno 
giustificato violenze di ogni tipo ed entità -
nascono dalla convinzione di avere la verità in tasca: non abbiamo certo 
bisogno anche di un "integralismo pacifista". Nessuno si deve sentire 
giudice supremo, nemmeno se crede in una personalissima e autoreferenziale 
"purezza" del pacifismo.
Chi partecipa a una manifestazione aderisce a un appello e si impegna 
esplicitamente a rispettarlo: i conti li fa in primo luogo con la propria 
coscienza. E se per caso avessero voluto intervenire rappresentanti della 
maggioranza di governo? O l'ambasciatore degli Stati Uniti?
  Personalmente avrei preferito che non ci fosse stata nessuna 
rappresentanza politica, per una questione di "rispetto dei luoghi e degli 
spazi", perché credo che i partiti debbano fare politica ascoltando la 
gente tutti i giorni (e non alle manifestazioni) e lavorando in parlamento 
o dove gli elettori non possono agire direttamente. Spesso provo un certo 
fastidio quando i politici sfilano con il codazzo dei giornalisti. Ma non 
mi va l'idea che qualcuno - addirittura nel nome della pace! - impedisca a 
qualcun altro di partecipare e magari di capire. Non so chi sono i 
responsabili delle contestazioni a Fassino. Suppongo che si siano 
complimentati fra loro, dati grandi pacche sulle spalle, abbiano ricevuto i 
complimenti dei loro amici, si siano sentiti fieri di quel che hanno fatto.
Sicuramente dovrebbero avere i complimenti del Pentagono: con un minimo 
sforzo sono riusciti a oscurare tutta la manifestazione italiana contro la 
guerra, riducendo l'impegno di migliaia di associazioni e la partecipazione 
di un milione di persone a una questione tra partiti in chiave 
preelettorale. Sicuramente i partiti di governo - così ostili a chi 
manifesta per la pace- hanno avuto un bel regalo e ne hanno approfittato.
Mi piacerebbe che le persone responsabili di questo miracolo mediatico, e 
non i loro portavoce tanto pronti a rilasciare dichiarazioni (a quando un 
po' di silenzio o di autocritica?), venissero a spiegarci quanto hanno 
studiato questa bella pensata. Ma basterebbe rispondere (se non sono dei 
provocatori) alla domanda: tutto questo ha a che fare con la pace?
Credo che queste persone, qualunque sia la loro identità, età ed 
esperienza, abbiano ancora molta strada da fare prima di scendere in 
piazza. Intanto i "movimenti" - per non sprecare la grandissima ricchezza 
di questa manifestazione, ma anche per non perdere credibilità - mettano in 
calendario una serie di incontri con il mondo della politica. Certo, c'è la 
rabbia di una grande occasione (parzialmente) sciupata, ma di fronte alle 
guerre quotidiane ridimensioniamo le lamentazioni. Si riparte in salita, ma 
la pace è un cammino: e vale ogni fatica.
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