Palestina

Lettere di protesta alle ambasciate egiziane nel mondo

Perché venga finalmente aperta la frontiera a Rafah

Un'iniziativa del Movimento Internazionale per l'apertura della frontiera a Rafah, per la sopravvivenza del popolo palestinese.
3 maggio 2009
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: International Movement to Open Rafah Border - 03 maggio 2009

Nell'ambito della nostra campagna «International Movement to Open the Rafah Border (Movimento Internazionale per l'apertura della frontiera di Rafah)», vi chiediamo di scrivere una lettera alle ambasciate egiziane nel vostro paese per richiedere l'apertura della frontiera di Rafah.
 
Non dimenticate di mandarne una copia all'ambasciata statunitense http://www.embassy.org/embassies e a quella del vostro paese al Cairo http://www.embassyworld.com/embassy/Egypt/Egypt2.html, oltre che al vostro Ministero degli Esteri.

 
Per favore, inoltratela al maggior numero di persone possibile.


In solidarietà

International Campaign to Open the Rafah Border

intmorb@googlemail.com


Di seguito un esempio di lettera in italiano, inglese e francese:

Da :

a : All' ambasciatore egiziano

 
Come cittadino del mondo mi rivolgo a Lei con grande preoccupazione per il popolo palestinese che vive sotto assedio nella striscia di Gaza.

Gaza è stretta nella morsa di una crisi umanitaria prodotta dall'uomo. Migliaia di tonnellate di cibo, medicinali e materiali di primo soccorso come coperte e materassi, donati da diversi paesi e dalle organizzazioni di soccorso, sono bloccate alle frontiere per ordine non solo del governo israeliano, ma anche del vostro governo.

Sono venuto a conoscenza del fatto che il vostro Ministero degli Esteri ha posto un altro ostacolo all'entrata degli aiuti stranieri a Gaza: viene richiesto che le nostre ambasciate scrivano al Ministero degli Esteri egiziano per richiedere il permesso di entrare a Gaza, ma ci possono volere dai 7 ai 14 giorni per ricevere una risposta e riuscire a portare il permesso alla frontiera! Trovo sconcertante che questa nuova regola venga richiesta proprio da un paese arabo.

Solo 100 camion di aiuti, sui 500-600 ritenuti necessari dall'ONU per sostenere la popolazione di Gaza, hanno il permesso di passare la frontiera giornalmente - 30 in meno di quanti sono passati l'anno scorso e sostanzialmente meno di quanti ne passassero prima dell'operazione israeliana "Piombo fuso": un attacco che ha provocato la morte di più di 1.300 Palestinesi, in gran parte civili, massacrati nelle proprie case e strade. Con oltre 5.000 feriti e 900.000 residenti di Gaza che adesso dipendono dagli aiuti alimentari, i permessi d'entrata per i beni di prima necessità sono una questione di vita o di morte in questo momento.
 
Il processo di ricostruzione, dopo l'attacco israeliano durato tre settimane, si è arrestato a causa del divieto israeliano di importazione dei materiali da costruzione, compresi cemento e acciaio. Adesso, migliaia di Palestinesi sono costretti a vivere tra le macerie o in vecchie tende, ricordo delle requisizioni di massa e della pulizia etnica della quale furono oggetto nel 1948, quando lo stato di Israele venne instaurato su territorio palestinese.

Oltre 3500 pazienti ammalati o feriti a causa di questa guerra o dai precedenti attacchi israeliani, stanno aspettando di lasciare Gaza per cure mediche indispensabili ed urgenti.  Più di 320 persone, con problemi di salute prevenibili o curabili, sono morte dall'inizio dell'attuale assedio, quattro anni fa, essendo stato loro negato l'accesso alle cure.
Secondo la Convenzione di Ginevra e la Dichiarazion Universale dei Diritti dell'uomo (10 dicembre 1948), avrebbero diritto alla libertà di movimento e di protezione dalle punizioni collettive.


Per questo motivo, vi chiediamo l'apertura della frontiera di Rafah e la rimozione di qualsiasi divieto, poiché questo assedio rappresenta una punizione collettiva ed è, quindi, illegale secondo il diritto internazionale.

 
Egitto, mettete fine alla punizione collettiva del popolo di Gaza, aprite la frontiera definitivamente!


Nome, cognome

paese

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To : Mr the Ambassador of Egypt

As a world citizen, I address to you my preoccupations about Palestinian people who lives besieged in the Gaza Strip.

 Gaza is in the grip of a man-made humanitarian crisis. Thousands of tons of food, medical and emergency shelter aid including blankets and mattresses, donated by countries including the United States and aid organisations, is being denied entry through crossings by the Israeli government but also by your government.

 I also learnt that your Foreign Affairs Department has put another obstacle to the entry of the foreign aid into Gaza: Our embassies have to write to the Egyptian Dept of Foreign Affairs asking permission to go to Gaza, which can take up to 7-14 days to get reply and bring permission to cross! This new rule is shocking from an Arab government.

 Only 100 aid trucks of the estimated 500-600 trucks deemed necessary to sustain the population of Gaza according to the United Nations are being allowed into Gaza each day - 30 less than were being brought in last year and substantially less than before Israel’s operation ‘Cast Lead’: an attack that has left over 1,300 Palestinians dead, the vast majority of them civilians massacred in their streets and homes. With over 5,000 injured and 900,000 Gazans now depending on food aid, admittance of aid is crucial at this time.

 Reconstruction from Israel’s three-week assault on Gaza has been stalled due to a blanket prohibition enforces by Israel on imports of construction materials, including cement and steel. Now, thousands Palestinians are still residing in their rubbles or in flimsy canvas tents reminiscent of the mass dispossession through the ethnic cleansing of 1948 when the state of Israel was first established on Palestinian land

 More than 3500 medical patients and injured from this war and Israel’s previous invasions, are waiting to leave Gaza for indispensable medical treatment. Over 320 people have died of preventable and treatable conditions after being denied access to treatment since the beginning of the ongoing siege four years ago.

 Under the Geneva Conventions and Universal Declaration of Human Rights (December, 10th 1948), they are entitled to freedom of movement and protection from collective punishment.

 So, we call you to open the Rafah border and to lift all the bans, because this siege is a collective punishment and illegal under the international law.

 Egypt, end the collective punishment of the Gazan people, open the border definitively!.

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Monsieur l’Ambassadeur d’Egypte

 

En tant que citoyen du monde, je viens vous faire part de mes préoccupations au sujet des Palestiniens vivant dans la Bande de Gaza.

Gaza est victime d’une crise humanitaire créée par l’homme. Des milliers de tonnes de nourriture, de médicaments et d'aide d'urgence, comme des couvertures et des matelas, donnés par de nombreux pays dont les États-Unis et des organisations d'aide, ne peuvent entrer dans Gaza, en raison de la fermeture des passages frontaliers par le gouvernement israélien, mais aussi par votre gouvernement.

Nous avons également appris que le Ministère des affaires étrangères égyptien a posé un autre obstacle à l'entrée de l'aide étrangère dans la bande de Gaza: Nos ambassades doivent écrire au ministère égyptien des Affaires étrangères pour demander la permission d'entrer dans Gaza, ce qui peut prendre jusqu'à 7-14 jours pour obtenir une réponse et la permission d’entrer! Cette nouvelle directive est choquante de la part d'un gouvernement arabe.

Seuls 100 camions d’aide sont autorisés quotidiennement à pénétrer dans la Bande de Gaza sur les 500 à 600 camions jugés nécessaires pour subvenir aux besoins de la population de Gaza, selon l'Organisation des Nations Unies – soit 30 camions de moins que l’an dernier et nettement moins que le nombre autorisé à entrer par Israël avant l'opération 'Plomb Durci’ : une attaque qui a fait à Gaza plus de 1300 morts, dont la majorité étaient des civils massacrés dans leurs rues et leurs maisons. Avec plus de 5000 blessés et plus de 900.000 Gazaouis dépendant de l’aide alimentaire, l'accès à l'aide est crucial en ce moment.

La reconstruction suite aux trois semaines d’agression israélienne contre la bande de Gaza est bloquée en raison de l’interdiction aux importations de matériaux de construction, dont le ciment et l'acier. Aujourd'hui, des milliers de Palestiniens résident encore dans leurs ruines ou dans des tentes de toile fragile qui rappelle la dépossession massive du nettoyage ethnique de 1948, lorsque l'État d'Israël a été créé sur des terres palestiniennes

Plus de 3500 malades et blessés de cette guerre et des précédentes invasions israéliennes attendent de quitter Gaza pour se faire soigner. Plus de 320 personnes sont mortes en raison du blocus qui dure depuis 4 ans maintenant, alors que leur état était curable et que leur mort était évitable.

En vertu des Conventions de Genève et la Déclaration universelle des droits de l'homme (10 Décembre 1948), les Palestiniens ont droit à la liberté de circulation et sont protégés contre les punitions collectives.

Aussi, nous vous demandons d’ouvrir la frontière de Rafah et de lever toutes les interdictions, parce que ce siège est une punition collective et est illégal en vertu du droit international.

Egypte, mettez fin à la punition collective imposée à la population de Gaza, ouvrez la frontière.

 

 

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