IN DIRETTA DALL'ASSEMBLEA DI PORTO ALLEGRE

"DIARIO DALLA VOCE DI SERENA NOCETI-Teologa fiorentina e membro del SAE" -1

Da Porto Alegre, 15 febbraio 2006

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Carissimi,
scusate se mi faccio viva solo ora, ma il ritmo dell’assemblea è molto intenso e coinvolgente e non mi rimane molto tempo per scrivere … la prima cosa però che vorrei dirvi è che l’esperienza è bellissima (parola banale, ma efficace) e vi ringrazio per avermi dato la possibilità – in molti modi – di essere qui.
E, in spirito di condivisione e di partecipazione, vorrei raccontarvi che cosa stiamo vivendo e trasmettervi alcune mie prime, impressioni. So bene come sia impossibile trasmettere un’esperienza, ma vorrei rimanere su un tono di compartecipazione del vissuto e lasciare gli articoli “ufficiali” al dopo assemblea o ad altri contesto. Per altro, è importante anche per me, in queste giornate così dense e piene, avere la possibilità di fermarmi a riflettere e mi piace farlo con voi, sapendo che mi state accompagnando in questa mia esperienza ecumenica.

La pre-assemblea delle donne
Sono arrivata a Porto Alegre nella tarda mattinata di sabato 11 febbraio. Dopo alcuni piccoli inconvenienti per l’albergo, acuiti dalla stanchezza del viaggio, sono subito andata a uno simposio ecumenico sull’acqua che si teneva in una chiesa luterana vicina al mio albergo. L’incontro era organizzato dal CONIC (Consiglio nazionale delle chiese cristiane del Brasile, di cui fa parte anche la chiesa cattolica). La riflessione è andata in particolare sull’importanza del fatto che le chiese assumano una chiara posizione nella denuncia delle ingiustizie e nella tutela dei diritti di tutti (tra cui il diritto all’acqua). Ho poi ascoltato una riflessione biblico-teologica del monaco Marcelo Barros sul tema dell’acqua, tesa a motivare i cristiani presenti all’impegno perché l’acqua sia bene di tutti e per tutti.
Ho dedicato le due giornate di domenica 12 e lunedì 13 a partecipare alla pre-assemblea delle donne. L’assemblea mondiale è stata, infatti, preceduta da quattro pre-assemblee, che avevano lo scopo di preparare in modo più immediato e fruttuoso la partecipazione dei giovani, delle popolazioni indigene, delle persone disabili e delle donne all’assemblea.
È stata un’esperienza molto bella dal punto di vista dell’incontro con le donne presenti (380 donne); il clima di “sonorità” favoriva la possibilità di un dialogo molto immediato. È stato meraviglioso guardarsi intorno e osservare il modo di camminare, il modo di gesticolare, il modo di pregare che contraddistingueva le donne presenti. E poi i vestiti, i colori, le lingue …. Fare meditazione insieme, pregare insieme è stato particolarmente coinvolgente anche per una “cerebrale” come me; le africane e le indiane sono riuscite a farmi andare a tempo e a rendere più delicati i miei movimenti durante le preghiere. Mi ha colpito il grande numero di donne pastore e prete venute dall’Africa. L’altra esperienza particolarmente “avvertita” da me è stata quella di trovarmi “in situazione di minoranza confessionale”: quando dicevo che ero cattolica-romana la reazione abituale era di stupore e di interesse per la mia condizione. Da quello che ho capito eravamo 4 o 5 cattoliche in tutto, presenti alla pre-assemblea.
È stato, invece, più “deludente” l’aspetto dei contenuti. Dal dialogo nei gruppi emergeva una sostanziale comunanza nei problemi della vita quotidiana (emarginazione, violenza sotto varie forme, discriminazione nel mondo del lavoro e nella vita ecclesiale). La vita quotidiana è stata al centro di tutta la preassemblea, mentre è stato dato poco rilievo alle problematiche socio-politiche, alle strategie di cambiamento strutturale e ancora meno alle tematiche ecclesiali sotto l’aspetto istituzionale. Anche la meditazione biblica era orientata secondo questa prospettiva: commentando Ger 9,16-23, una biblista della facoltà evangelica di Porto Alegre ha colto nel compiere il lamento funebre uno specifico ruolo e una specifica sapienza delle donne, ruolo e sapienza che le donne di trasmettono di generazione in generazione. Su questa base la biblista ha ritenuto di affermare che sia possibile per le donne superare il confine tra privato (la casa) e pubblico (dal momento che il lamento funebre ha questo specifico spazio); fare sì, cioè, che un ruolo attribuito e riconosciuto alle donne dalla società patriarcale («gli uomini non piangono! le donne sì!») diventi possibilità di “potere” e “sapienza” pubblica. Le donne nella società – sono coloro – che hanno la sapienza della vita che nasce e della morte, proprio attraverso le lacrime e il pianto.
Sempre nell’orizzonte dello scambio di esperienze, è stato interessante confrontarsi con i percorsi di formazione teologica delle donne, nei diversi paesi del mondo e nelle diverse confessioni cristiane. L’impressione è stata quella di una grande vitalità e passione per la ricerca, anche se non è emerso molto sul piano dell’apporto teoretico alla nostra condivisione esistenziale. A questo tema è stato dedicato anche un incontro di approfondimento – presso il “Caffè teologico” – a cui ho partecipato oggi. In questa occasione è stato presentato un volume collettivo preparato da donne e uomini teologi come contributo all’assemblea; il titolo “La grazia del mondo trasforma Dio” rovescia volutamente il titolo dell’assemblea. Il tentativo è di mostrare come una teologia e una cristologia, che hanno fatto proprie la prospettiva “dal basso” della storia, la prospettiva degli esclusi (donne, indios, gay), possano offrire un contributo significativo alla teologia tradizionale, soprattutto per quanto riguarda il cambiamento di paradigmi interpretativi del reale e di Dio. Penso di scrivere una presentazione del testo. Ho intervistato la curatrice dell’opera Nancy Cardoso Pereira; individua la sua radice teologica ed esistenziale nell’unione tra teologia femminista e teoria della lotta di classe marxista: genere e classe sono il suo binomio-base.

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spero di non avervi stancato troppo; a domani il racconto della vera e propria assemblea

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