Estate Liberi 2010: la Profezia della pace in Pax Christi
E' Sabato e comincia il nostro ultimo giorno di lavoro. All'inizio di questa
settimana tutto avremmo pensato, meno che doverlo rimpiangere.. invece è
proprio così: potiamo i nostri ultimi alberi e scartavetriamo le ultime
finestre con un pizzico di malinconia e tanta felicità per questa bella
opportunità vissuta assieme.
Il pomeriggio viene dedicato alla presentazione di Pax Christi: dapprima Pat
ci da una panoramica generale del movimento a livello internazionale, sia
nel suo lato spirituale e di preghiera che in quello dell'azione. Scopriamo
che Pax Christi dimostra pacificamente ogni anno davanti al ministero della
difesa britannico contro le guerre, proponendo un'alternativa di spesa al
budget militare in un documento che viene inviato a politici, ma anche
vescovi, associazioni civili e gente comune, con la speranza che si faccia
pressione affinché le cose cambino. Tra le tante esperienze, Pat ci racconta
della Palestina, dove Pax Christi cerca da un lato di dare una mano concreta
alle popolazioni palestinesi dei territori e dall'altra di dialogare con i
pacifisti israeliani.
Tocca ora a Tonio, che ci dona una testimonianza viva e vissuta di Don
Tonino Bello, vescovo e punto di riferimento per Pax Christi Italia. Con
voce commossa, Tonio ci dice che il vescovo poneva al centro della vita
cristiana e dell'azione della Chiesa il valore della pace, da portare in
ogni tipo di contesto, perfino al Rotary club, tra le signore ingioiellate.
Don Tonino aveva forse l'unico difetto di correre veloce, quasi sorprendendo
chi gli stava accanto, come quando durante la prima guerra del golfo scrive
una petizione firmandola col suo nome per denunciare l'uso di armi al
fosforo bianco, in barba ai rischi di esporsi personalmente e di non aver
potuto verificare le fonti, perché “dove la vita umana è in pericolo non si
può aspettare”. Non rimane ad aspettare nemmeno quando partorisce l'idea di
andare con altre 500 persone nel 1992 ad interporsi tra i militari impegnati
nei combattimenti a Sarajevo, per far si che “i non violenti tolgano ai
violenti lo spazio per sparare”. Nonostante fosse già malato di cancro,
Tonino guida quella marcia, rischiando in prima persona e non avendo paura
di andare oltre.
Don Tonino però non ebbe vita facile all'interno della Chiesa: gli venne
rimproverato di parlare sempre e solo di pace e poveri (come se nel Vangelo
ci fosse “altro”) e dopo un periodo di osteggiamento fu semplicemente
ignorato dalle gerarchie, cosa che lo ferì molto. La politica invece fu
totalmente spiazzata da questo vescovo portatore di pace e gli rimproverò
più volte di non intromettersi e di pensare alla Chiesa, ai riti, alle
messe, anziché all'impegno sociale e civile. Dopo la morte ci fu forse una
svolta, sospinta dal grande movimento popolare che si era creato attorno a
lui (basti pensare che ai funerali parteciparono 50000 persone). Tuttavia
ancora in pochi ricordano le sue tre parole d'ordine, principi cardine della
vita di tutti i giorni: rinuncia, annuncio, denuncia. Tonio, con sincera
commozione, ci racconta tanti altri episodi, uno più bello dell'altro, che
danno il senso di un uomo umile, attento alle persone, di un uomo di Dio.
Come quando il vescovo riuscì a portare con se al ristorante 15 marocchini,
tra l'incredulità della gente, o quando ospitò una famiglia senza casa e due
prostitute nel palazzo arcivescovile, suscitando le critiche ipocrite dei
perbenisti. C'è un ultimo episodio che rappresenta forse la cifra di Don
Tonino: è quando un politico lo viene a trovare e lui, avendo un impegno la
sera e non potendo restare in curia, si preoccupa di fargli il letto e di
lasciargli un messaggio in latino che recita “con le mie mani ho fatto
questo letto”. Tonio chiude il suo ricordo sottolineando, oltre al lato
umano, anche il grande contributo del Tonino pensatore e teologo, ad esempio
attraverso la metafora della trinità come 1 per 1 per 1 = 1 anziché 1 + 1 +
1 = 3, ovvero come tre soggetti uno per l'altro.
Il pomeriggio si chiude con Carmine che ci racconta di Pax Christi Italia,
che sente di appartenere ad una chiesa “cattolica” nel senso etimologico
del termine, ovvero universale, rivolta a tutti, che pone il dialogo al
centro, operando attraverso “punti pace” sparsi sul territorio come in un
network.
La serata è bellissima, animata da canti, vino e da uno spettacolino
delizioso dei nostri amici siciliani, con maschi che si travestono da
femmine e viceversa, tante risate e tanto gusto.
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