«A Roberto Morrione. Questo volume nasce con te. Poi, abbiamo continuato... »

Gli umani fatti finiscono, l’umana gente ha da finire mai!

5 giugno 2013

A vostro figlio/nipotino, in ogni caso a un bimbo ancora piccolo che vi chiedesse “cos’è la mafia?” rispondetegli   “il male più cattivo del mondo”, se educato religiosamente: “il diavolo”. Da qui man mano che crescerà sarà per voi naturale con lui approfondire. La condizione è che voi per primi ne siate certi, così come siamo certi che per vivere ci servono l’aria, l’acqua e il cibo.

Giovanni Falcone disse che la mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà una fine. Del giurista Gaetano Mosca, oltre un secolo fa (!), ricordiamo in un suo saggio “E’ strano notare come coloro che discorrono e scrivono di mafia raramente abbiano un concetto preciso ed esatto della cosa, o delle cose, che con la mafia vogliono indicare”.

 

Concentratevi su queste due affermazioni: sono postulati.

 

Ciò che non si conosce spaventa e l’intimidazione opprime, soggioga, domina fino a renderci schiavi. La conoscenza rafforza perché non è vile e dispone chiunque nella condizione di poter scegliere da che parte stare.  Per questa ragione la mafia prima di tutto elimina tutti gli ostacoli: gli umani e gli strumenti che distribuiscono conoscenza e da questa le fonti di libertà, giustizia, condivisione, pace, quei valori che temprano donne e uomini rendendoli capaci e coraggiosi. Subito dopo s’insinua negli organi vitali del potere istituzionale anch’esso naturalmente fatto da e di umani. E’ necessario lavorare di più, andare ben più avanti nella nostra conoscenza perché gli italiani temprati da coraggiosa capacità hanno bisogno (come d’aria, d’acqua e cibo) di non essere soli, hanno bisogno di tutti noi sì che s’abbia a compiersi il solo umano fatto capace di fare finire l’altro… gLI UMANI FATTI

Fu molto probabilmente questo l’impulso principale di Claudio Camarca allorquando confidò a Roberto Morrione l’idea di dare vita al “Dizionario Enciclopedico delle mafie italiane” riponendo in lui l’umano motore per strutturarne la base scientifica.  La malattia di Roberto s’era già presa il sopravvento fisico, sicché corporalmente non poteva essere più cosa. Ma la forza della mente e dello spirito (che altri chiamano anima) gli fecero intuire l’importanza, la valenza d’esser quella opera unica, mai tentata prima e quindi fortemente incoraggiò in tutti i modi quell’idea.  Fu il suo ultimo intenso desiderio, prima di lasciarci orfani troppo, veramente troppo, presto… Gli umani fatti finiscono

E da lì partì dunque il foltissimo gruppo di donne e uomini, tra magistrati, giornalisti, saggisti, scrittori, gente di buona volontà, capaci, determinati, coraggiosi che raccogliendo l’ultimo messaggio di Roberto dall’idea di Claudio, per la prima volta nella storia hanno fatto sì di poter realizzare il “chi, cosa, quando, dove, perché” esiste la mafia. In DEM troviamo tutti i nomi dall’A alla Z, ma abbiamo anche testimonianze, saggi, inchieste, ricerche, indagini: storie di vite vissute, interrotte, scampate, redente, storie di profonda umanità fatta di condivisione, passione, tenerezza e storie di orrore e terrore, storie di fatti umani che abbiamo prepotente bisogno di moltiplicare esponenzialmente e di altri che dobbiamo fare finire.

Falcone insegnò.

 

Il Giornalista Morrione fondò il primo canale Rai all news prodotto interamente in digitale: Rainews24, prezioso fiore all’occhiello del servizio pubblico italiano per il giornalismo investigativo. Diresse la testata fino al 2006, anno in cui (fu) pensionato, andò a lavorare con Luigi Ciotti. Le sue inchieste magistralmente dirette e sviluppate dai “suoi” uomini diventati perciò maestri, fecero il giro del mondo: raccontò tutto ciò che dovevamo sapere indagando perfettamente sul “chi, cosa, quando, dove perché” nei temi che gli altri d’altre testate sfioravano appena, quando non eludevano proprio.  I “suoi” uomini erano in gamba nonostante i mezzi risibili che mamma (o matrigna?) Rai metteva loro a disposizione. Furono privati della troupe, ma loro si armarono di telecamerine imparando anche a fare i cameraman, poi furono sfrattati dagli uffici di redazione e confinati in qualcosa di molto simile a scantinati. Per tutta risposta ‘sti “ragazzacci” diventavano sempre più bravi e le loro inchieste facevano il giro del mondo: degli orrori e infami bugie di guerre, della politica istituzionale marcia e corrotta, della politica mafiosa che in quella ci sguazza, ci hanno fatto vedere e ascoltare tutto. Con loro non potevamo proprio più dire di non sapere.

Erano i tempi del www che cominciava a fare i primi passi importanti e io, che avevo scelto quella strada piuttosto del video/cartaceo, mi abbarbicai a quel meraviglioso sentire d’essere, ben più che fare, Giornalismo (la G è doverosamente  maiuscola). Roberto fu il mio Kapuscinski che in sintesi vuol “solamente” significare: il cinico non è adatto a questo mestiere. Sono necessari scetticismo, realismo, prudenza altrimenti non si può fare, ma l’impronta forte sta nel sacrificio, nel rischio, nell’esperienza diretta, nella relazione con gli altri e nella condivisione. Richiede persone che lo portano avanti in maniera intelligente, realistica. Il Giornalismo deve smettere di “vendere” informazione! Il compito del Giornalista sta nel saper raccontare, esternare, tradurre i fatti con l’esclusivo obiettivo di porgerli all’informazione che ciascun cittadino deve avere e, pertanto, facilitarne il mezzo che serve a ciascuno per trarre propria riflessione. Il web, mi disse Roberto, non può che essere forza sinergica della classica già consolidata informazione perché è il potente strumento che sa spargerla immediatamente a tutto il pianeta. La condizione primaria sta però nella veridicità delle fonti ed è su questa che il web deve saperci seriamente lavorare, altrimenti non solo si risolverà in sterile bolla per l’informazione, ma si rivelerà nell’ancor peggio produrre disinformazione: fonte di ricchezza primaria per il vile potere.

Solo un uomo fatto così poteva svelarci e dunque rivelarci “…il concetto preciso ed esatto della cosa o delle cose che con la mafia vogliono indicare…”

Mosca insegnò.

 

Quanto ancora dovremo aspettare per sapere finalmente, tra gli umani fatti e gli umani esseri, chi dei due potrà essere dichiarato se non invincibile, almeno degno d’essere considerato migliore?! 

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