Regia atlantica e strage di Bologna del 1980
Il concetto di "regia atlantica" dietro la Strage di Bologna del 2 agosto 1980 si riferisce a una complessa cornice di moventi e attori che travalicano la mera esecuzione dell'attentato, inquadrandolo in una strategia politica di destabilizzazione e di allineamento internazionale, tipica della Guerra Fredda.
La magistratura ha esplicitamente utilizzato termini che confermano questa interpretazione di alto livello. Le recenti sentenze definitive (relative al Quarto processo) hanno stabilito che la strage fu compiuta in una "cornice piduista" e in una "prospettiva politica atlantista".
Cosa significa "regia atlantica"
- Federico Umberto D'Amato: ex capo dell’Ufficio Affari Riservati (UAR) del Ministero dell’Interno, D'Amato era un uomo chiave nella "prospettiva politica atlantista"; rivendicava una lunga collaborazione di 40 anni con la CIA, fu agente alleato dell'OSS (precursore della CIA) durante la Seconda Guerra Mondiale, e fu rappresentante del Ministero dell’Interno presso il Comitato di Sicurezza della NATO; la sua posizione gli garantiva una "protezione" da parte dell’autorità statunitense che lo metteva al riparo da indagini; D'Amato è indicato dalle sentenze della magistratura come uno degli organizzatori della strage di Bologna;
Licio Gelli: capo della loggia P2; la P2 agiva come uno strumento per operazioni di controllo e di condizionamento della vita nazionale; Licio Gelli, inizialmente accusato di depistaggio, è poi stato indicato dalle sentenze della magistratura come uno degli organizzatori della strage di Bologna; - Umberto Ortolani e Mario Tedeschi: altre figure centrali della P2; entrambi sono indicati dalle sentenze - assieme a D'Amato e a Gelli - come organizzatori della strage di Bologna; il ruolo di Ortolani è importante per il finanziamento degli esecutori della strage mentre Tedeschi, direttore del periodico Il Borghese, collaborò in passato con D'Amato nell'Operazione manifesti cinesi (campagna di disinformazione contro i comunisti).
Per i magistrati le funzioni erano:
- Licio Gelli e Umberto Ortolani “mandanti-finanziatori”;
- Federico Umberto D'Amato “mandante-organizzatore”;
- Mario Tedeschi “organizzatore”.
Tutti e quattro sono morti e non potrà mai esserci un processo, né una sentenza di condanna o di assoluzione.
Il ruolo dei neofascisti
Le risultanze processuali indicano chiaramente che i neofascisti furono gli esecutori materiali (la manovalanza), ma che la regia fu superiore, politica, e riconducibile a uomini della P2 che avevano influenza su apparati dello Stato.
L'attentato è classificato come di matrice neofascista. Gli esecutori materiali condannati (Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, Gilberto Cavallini e Paolo Bellini) appartenevano ai Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR) o a gruppi affini come Avanguardia Nazionale. La strage non è stata considerata "un'idea spontanea di gruppi neofascisti" ma un atto inquadrato in un "disegno più ampio". La requisitoria dei pubblici ministeri ha concluso che il gruppo NAR fu strumentalizzato o manipolato. I covi dei NAR, come quelli di Via Washington e Via Gradoli (quest'ultimo situato in una palazzina con altri 24 appartamenti riconducibili al SISDE o a persone legate al Ministero dell'Interno), erano conosciuti dai servizi, il che implicava che fosse stata lasciata "mano libera agli eversori". L'alto livello di "coincidenza relazionale" tra covi eversivi e luoghi dell'intelligence suggerisce che i covi non venissero scoperti perché erano ben conosciuti dai servizi segreti e funzionali ai propri fini.
In sintesi, la "regia atlantica" dietro la strage di Bologna si configura come l'azione di vertici istituzionali deviati (Gelli e D'Amato, con i loro collegamenti internazionali con la CIA e la NATO) che, perseguendo l'obiettivo anticomunista della Guerra Fredda, hanno organizzato e finanziato l'eccidio, usando l'eversione neofascista come braccio armato e ultimo anello della catena.
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