Le origini

Una breve storia, l'appello iniziale e il documento costitutivo del 2000 (ora sostituito dalla Carta degli Intenti, che è qui a fianco).

Le origini

Nel mese di aprile del 1999 in vari centri di ricerca e dipartimenti universitari italiani nacquero spontaneamente "comitati contro la guerra" (quella condotta dalla N.A.T.O. contro la Repubblica Federale di Jugoslavia). Singoli ricercatori e ricercatrici o gruppi organizzati cominciarono a inviare messaggi di posta elettronica a quanti altri conoscevano in rete e a liste di corrispondenti; furono spesso create liste di mobilitazione ad hoc.

I messaggi rimbalzavano rapidamente e si diffondevano, parallelamente alle iniziative che in molte località italiane comitati e coordinamenti cittadini andavano organizzando per rispondere, con l'indignazione e il rifiuto civile, alle bombe d'aggressione e devastazione e al "bombardamento" ignobile della informazione manipolata.

Così si diffuse un appello di ricercatrici e ricercatori romani, riportato qui sotto, che suscitò un'eco immediata e da qui, con l'organizzazione di un convegno scientifico a Roma (giugno 1999 - vedi Attività), si formò a livello nazionale il comitato "scienziate e scienziati contro la guerra" e subito dopo la lista di discussione di posta elettronica "scienza e pace".

In una riunione del comitato, nel luglio del 1999, venne discusso ed approvato un documento costitutivo che viene allegato in fondo a questa pagina; questo documento è stato riscritto e sostituito da un nuovo documento (19 marzo del 2006), che è attualmente in vigore.


Appello iniziale
Roma, aprile 1999


Care/i colleghe/i,

vi scrive un gruppo di persone che operano nella ricerca in vari istituti di Roma, fortemente preoccupati dall'evolversi della situazione nei Balcani.

Da oltre un mese i bombardamenti della NATO si aggiungono alle violenze perpetrate dai militari e paramilitari serbi sulle popolazioni del Kosovo e rendono la situazione assolutamente invivibile per tutti gli abitanti della regione.

Ma da oltre un mese anche noi, abitanti di questo paese, siamo vittime di un bombardamento mediatico senza precedenti: ci parlano di missione umanitaria e intanto bombardano fabbriche chimiche e raffinerie di petrolio.

Ben poco viene detto sui tragici effetti e sull'inefficacia di tali azioni: il bombardamento di sedi televisive non è il mezzo idoneo per combattere la propaganda del regime serbo, ma è destinato ancora una volta a sortire l'effetto contrario; il bombardamento per "errore" di profughi in fuga e della popolazione civile serba evidenzia l'inevitabile spirale di morte che accompagna ogni evento bellico e carica le nostre coscienze del dramma di questi massacri.

Inoltre i bombardamenti NATO stanno creando nel cuore d'Europa, a poche centinaia di chilometri dal nostro paese, una vasta discarica a cielo aperto, formata dai residui radioattivi dei proiettili anticarro all'uranio impoverito, mentre nubi di cloruro di vinile monomero (uno dei 15 cancerogeni sicuri per l'uomo) vengono emessi dalle fabbriche chimiche bombardate. Ma di tutto ciò non se ne parla, se non per smentire la pericolosità delle nuove tecnologie "intelligenti".

Questa guerra non è una guerra giusta perché è dettata da interessi economici, politici, militari che nulla hanno a che vedere con ragioni umanitarie. A questa guerra dobbiamo opporre la ricerca del dialogo, della tolleranza e dell'accettazione dell'altro.

Per queste ragioni stiamo creando all'interno del mondo della ricerca scientifica un comitato per la pace, che abbia come suo elemento fondante l'educazione alla pace.

Invitiamo quindi studiosi e scienziati sensibili al nostro appello a mettere a disposizione di tutti le proprie competenze specifiche, per creare una rete di informazioni autorevoli ed attendibili, che faccia maturare nell'opinione pubblica una più vasta presa di posizione a favore della pace.

Come prime iniziative, che saranno dibattute nella prima riunione del comitato, proponiamo:

* l'organizzazione di un'assemblea/incontro con testimonianze autorevoli concernenti la situazione dei Balcani, che forniscano una documentazione credibile sulle motivazioni della crisi in quella regione;

* la connessione con analoghe realtà in Italia;

* costruzione di un coordinamento scientifico a livello europeo.

Allegati

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