Carta degli intenti
Il comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra è un laboratorio interdisciplinare, composto da ricercatrici e ricercatori accomunati dal ripudio della guerra, dalla volontà di smascherarne le cause ultime e le motivazioni profonde, nonché dal riconoscimento di una specifica responsabilità delle scienze nei diversi livelli di intensità della guerra moderna e negli scenari di crisi globali che caratterizzano quest’epoca. Partendo da posizioni filosofiche e formazioni disciplinari differenti, le sue e i suoi aderenti non perseguono una visione politica unitaria, bensì si attengono per quanto possibile al metodo scientifico nel lavoro comune.
Nascita del comitato
Nell’aprile del 1999, quando oramai da un mese la NATO bombardava la Federazione Jugoslava, un gruppo di ricercatrici e ricercatori lanciò un appello per chiamare la comunità scientifica alla assunzione di responsabilità di fronte alla guerra di aggressione in cui il nostro paese era direttamente coinvolto. L’appello chiamava le scienziate e gli scienziati a partecipare ad un’iniziativa che doveva essere «un tentativo per capire come la scienza, ed in particolare gli scienziati ed i ricercatori, con i loro saperi e il loro metodo di ricerca e di lavoro, potessero avere un ruolo nel processo di pace» e si riprometteva di «capire quali fossero le prospettive per un’opera che vedesse nella scienza uno strumento di diplomazia tra i popoli, prima ancora che fra gli stati».
«Questa guerra – si diceva nell’appello – non è una guerra giusta, perché è dettata da interessi economici, politici, militari che nulla hanno a che vedere con ragioni umanitarie. A questa guerra dobbiamo opporre la ricerca del dialogo, della tolleranza e delle ragioni dell’altro». Da molti atenei ed enti di ricerca giunsero numerose adesioni: il 21 giugno di quell’anno ci si riunì a Roma per un seminario interdisciplinare e così cominciò a prendere forma il comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra.
Attività del comitato
Negli anni successivi, grazie al sinergismo fra discipline diverse, l’attività del comitato ha portato ad approfondire un’ampia gamma di tematiche: la guerra chimica e quella radioattiva; gli scenari delle crisi globali, energetiche ed ambientali; i problemi dell’esaurimento delle risorse e della iniquità e rapacità delle strutture di potere sopranazionali; le contraddizioni del paradigma economico della “crescita” e della povertà come suo rovescio; la nuova corsa agli armamenti e le nuove tecnologie di guerra; le violazioni del diritto nazionale ed internazionale; il ruolo dei mezzi di informazione ed i meccanismi di formazione del consenso; il linguaggio e l’ideologia che caratterizzano la fase storica e culturale che stiamo vivendo; le responsabilità e le dinamiche interne al mondo della scienza e alla funzione intellettuale nella società contemporanea.
È nella consapevolezza dell’interdipendenza di tali questioni, nonché di quanto ampio sia l’ambito in cui la scienza e la tecnica forniscono direttamente o indirettamente strumenti sempre più sofisticati per azioni di distruzione delle risorse umane, sociali e naturali, che Scienziate e Scienziati contro la guerra hanno esteso il concetto di responsabilità alla capacità di impegnarsi in modo diretto e concreto, convinti che una posizione attivamente contraria alla guerra non sia un mero fatto opzionale.
Essi ritengono infatti che la guerra sia un prodotto storico, una strategia e un disegno intenzionali nello scontro di potere tra sistemi politici in lotta per la supremazia, e che oggi sia necessario e possibile elaborare altri strumenti per la gestione, e soprattutto la prevenzione, dei conflitti. Il concetto e la pratica stessi della guerra stanno subendo una trasformazione epocale. Essa viene oggi assunta a mezzo “normale” per proiettare, affermare e difendere interessi al di fuori dei confini nazionali: controllare territori, corridoi strategici e risorse ormai in via di esaurimento. Allo stesso tempo, sfuma la demarcazione tra la guerra ed altri mezzi violenti: quelli che si manifestano nei rapporti sociali, nelle relazioni interne di controllo e di oppressione delle minoranze o dei flussi migratori, nella gestione delle crisi (non solo congiunturali), nei rapporti di dominio e di sfruttamento neo-coloniali, in quella che oggi si suole chiamare una società ed una realtà “complessa”. È in questo contesto che nuove armi vengono sviluppate e vecchie armi, che una comunità internazionale sempre più ampia sembrava avviata a bandire, vengono rispolverate: ritornano di attualità, ad esempio, sia l’arma atomica che quella biologica. Inoltre le basi giuridiche degli ordinamenti nazionali e internazionali vengono disattese e umiliate ogni giorno dall’“imperialismo dei diritti umani”.
Il mondo della ricerca sembra non preoccuparsi delle conseguenze delle attuali tendenze dello stesso sviluppo tecnico-scientifico, troppo spesso dominato da dinamiche che risultano catastrofiche. Eppure, la logica del profitto sta portando alla rapina delle risorse, alla distruzione dell’ambiente e alla soppressione di interi strati della popolazione mondiale, e le tecnologie più sofisticate sollevano spesso problemi etici, sociali ed ambientali che non possono essere delegati al cinismo degli interessi economici.
Impegno del comitato
Si è rafforzata nel comitato la convinzione che, mentre l’opera di una porzione consistente degli scienziati è determinante o direttamente dedicata alla realizzazione e gestione degli strumenti di distruzione e morte, la gran parte degli intellettuali ha sostanzialmente abdicato alla propria funzione di critica, svolgendone di fatto una di servizio a disposizione dei poteri dominanti. Il comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra si contrappone a questa tendenza e si richiama alla costante critica di ogni “principio di autorità” nella formazione delle conoscenze. La metodologia di lavoro proposta è quella dialettica della ricerca, comparazione e verifica delle fonti e delle informazioni. Si ritiene che questa metodologia sia un valido antidoto alla tendenza all’omologazione e all’attuale deriva militarista, che trovano un punto di forza nella diffusione mediatica di interpretazioni grossolane ed informazioni spesso distorte o addirittura non corrispondenti al vero.
Oggi - in una società in cui viene proclamata la capacità della tecnologia di risolvere i problemi dell’umanità - è più che mai necessario l’impegno di chi opera nel campo scientifico ad uscire dalle proprie stanze ed a stabilire un rapporto di reale collaborazione con la collettività:
• per chiarire le finalità della scienza e documentare, in termini rigorosi e chiari, le distorsioni e le falsità che vengono diffuse, rivelando quella che è spesso la realtà nascosta: l’asservimento ad interessi di parte a scapito dell’interesse generale;
• per dare un senso concreto ai passi verso un mondo giusto e per il recupero di un rapporto equilibrato con l’ecosistema globale.
Funzionamento del comitato
Il comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra agisce da moltiplicatore del dibattito contro la guerra, creando momenti di incontro e discussione nonché azioni di divulgazione scientifica. I contenuti politici e scientifici vengono fissati nei propri interventi dai singoli aderenti, che li sottoscrivono direttamente e li comunicano a tutte le altre e gli altri. Il comitato collabora con altre organizzazioni con le quali vi è di volta in volta convergenza, mantenendo la propria indipendenza ed autonomia. Il funzionamento del comitato e le sue decisioni vengono stabilite attraverso una gestione condivisa fra tutte e tutti gli aderenti.
In quanto laboratorio, il comitato favorisce la partecipazione di esterni sia al dibattito scientifico-politico da esso promosso che alla propria azione di divulgazione. Tale partecipazione può avvenire su richiesta dell’interessato o per cooptazione, sulla base della condivisione del ripudio della guerra, della qualità scientifica, nonché dello spazio e tempo a disposizione e degli indirizzi tematici eventualmente prestabiliti.
Il comitato stabilisce in un documento, che viene aggiornato secondo necessità, le linee-guida per il proprio funzionamento e per l’ammissione di nuovi aderenti.
La presente carta
Con la presente carta il comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra esprime la volontà di rilancio delle proprie attività. Essa integra, modifica e sostituisce il precedente documento costitutivo elaborato nel 2000.
Roma, 19 marzo 2006
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