Latina

Colombia: Wayuu, una delle popolazioni ancestrali colombiane, commercianti e guerrieri

testimonianze sulle violenze dei paramilitari delle AUC nei villaggi della comunita' Wayuu
3 settembre 2004
Simone Bruno (scrive per Adital e collabora con Peacelink)


Bahma Portete 18 Aprile 2004: il gruppo di paramilitari “Bloque Contrainsurgencia Wayuu” integranti del Blocco Nord delle AUC decide di far visita agli abitanti locali.
Il villaggio di Bahma Portete era costituito da 200 case abitate da oltre 2000 Indigeni Wayuu. Ora è non c’è più nessuno. Desplazados come molti altri indigeni della Guajira.

“Ho ascoltato le grida dei miei due figli mentre li bruciavano vivi e non ho potuto far niente”
“Hanno tagliato la testa a mia mamma e a mia nipote l’ hanno tagliata a pezzi, non gli hanno sparato, le hanno torturate per farci sentire le loro grida mentre le facevano a pezzi con la motosega”
Rubén Epinayú di 19 anni, è stato legato ad una macchina e trascinato per circa un chilometro dopo di che gli hanno sparato un colpo in testa.
Quando se ne sono andati hanno lasciato 12 cadaveri e 30 persone scomparse.
Sono stati uccisi e fatti a pezzi donne e anziani, hanno torturato e bruciato i bambini per sapere dove fossero i padri (che erano a pesca), violentato le ragazze.
Questo è quello che raccontano alcuni sopravvissuti, ora rifugiati in Venezuela.

Tutto questo non è purtroppo nuovo, in Colombia i paramilitari sono lo strumento fondamentale della guerra sporca,
le AUC (Autodefensa Unidas de Colombia) il gruppo più grande dei Paramilitari, si sono macchiati di centinaia di massacri come questi. La motosega è la loro arma preferita, genera un senso di terrore profondo nelle vittime e in chi assiste o ascolta, inoltre vengono usate per far durare la sofferenza il più a lungo possibile, facendo le vittime letteralmente a fettine mentre sono ancora vive. L’idea è diffondere il terrore, così che la gente sia costretta a scappare, a lasciare la propria casa e la propria terra.
Secondo le ultime statistiche, relative all’anno 2003. Ci sono state da parte dei gruppi paramilitari circa 3600 violazioni dei diritti umani di cui 2300 sono stati omicidi o massacri. Questo in un anno di “dichiarato cessate il fuoco unilaterale” per via del processo di pace con il Governo. L’esercito e le varie polizie a loro volta, hanno commesso circa 3000 violazioni di cui circa 300 omicidi extragiudiziali. (dati Banco de Datos sobre Derechos Humanos y Violencia Política). Due facce della stessa medaglia.

Sono con Karmen Ramìrez – Coordinatora di Asociaciòn Wayùu Pütchipü che è a Bogotà per denunciare la situazione che sta vivendo il suo popolo. Con lei c’è Juan Carlos Gamboa esperto di problematiche Indigene.

Quando Arrivarono i paramilitari nella Guajira?

I militari arrivarono nella Guajira circa 3 anni fa. La strategia è sempre la stessa e la sfortuna è nel vivere su una terra ricca.
Prima arriva l’esercito, stabilisce le sue basi e disarma le popolazioni, poi utilizzando questa copertura entra un battaglione di paramilitari. Anche se spesso (ci sono testimonianze anche nella Guajira) chi fa il soldato di giorno, la sera indossa i distintivi delle AUC.

Perché alle AUC interessa la terra Wayuu?

Le ragioni sono molte:
Al tempo delle colonie i conquistadores non hanno mai avuto un controllo sull’ostile territorio della Guajira, così i Wayuu, da sempre bravi commercianti, Intrecciarono rapporti con i pirati dei Caraibi, fondamentalmente Spagnoli e Olandesi, quindi è da quasi 500 anni che la regione vive di traffici illegali, di cui spesso gli stessi Wayuu hanno usufruito. Nei porti della Guajira fluiscono illegalmente armi e droghe. Questo fa gola ai gruppi Paramilitari che nel narcotraffico hanno i loro introiti maggiori.

Inoltre nella regione della Guajira è situata la Cerrejón, che è la più grande miniera di carbone del mondo. Nella cui espansione nel 2001 hanno perso la casa tutti gli abitanti del villaggio di Tabaco senza ricevere nessun compenso. La ExxonMobil, proprietaria della miniera, ha offerto di comprare le case, molti degli abitanti hanno rifiutato di li a poco sono entrate le ruspe scortate dalla polizia Colombiana. Il carbone della Cerrejon arriva a Salem negli stati Uniti, città dove insegna Avi Chomsky ed è impegnata in una lotta contro l’inquinamento della locale centrale elettrica.
Spesso l’intervento paramilitare “pulisce” la zona per favorire poi l’intervento di multinazionali o del governo steso. Nella guajira adesso si esplora il sottosuolo essendo l’area ricca di petrolio, anche la Petrobras è arrivata con i Paramilitari.

Non bisogna dimenticare inoltre che la Guajira è strategica anche per la sua frontiera “aperta” con il Venezuela, essendo i Wayuu una popolazione che vive sia su suolo Venezuelano che Colombiano, hanno una via di comunicazione non controllata in nessuno dei due lati da agenti statali. Questo ha sempre favorito il contrabbando di benzina, l’ immigrazione illegale, il traffico di armi e di sequestrati. Uno degli obiettivi della presenza delle AUC nella Guajira è esattamente quello di paramilitarizzare la frontiera, da tempo si parla di AUV ossia gruppi paramilitari di Venezuelani armati e preparati dalle AUC con lo scopo di contrastare militarmente la rivoluzione Bolivariana del Presidente Hugo Chavez.

Ma chi sono i Wayuu?

I Wayuu sono una delle popolazioni ancestrali Colombiane. Ma sono ben distinte dall’iconografia classica dell’indigeno Amazzonico Oggi in Colombia vive una popolazione di circa 150.000 indigeni Wayuu, ossia la seconda etnia del paese.
I Wayuu sono diversi, duri e guerrieri, questo è la fama di questa fiera popolazione.
I primi esploratori descrivono la loro terra come una penisola di sabbia, cactus e Indios battuta da un vento fortissimo, la alta Guajira è un bellissimo deserto sabbioso che degrada nel mar dei Carabi, la cui vegetazione è un intrigo di cactus e piante spinose. Così come le loro relazioni sociali.
Esiste una giustizia interna per regolari i contrasti tra clan (ossia famiglie che arrivano fino a 200 membri, questi sono il nucleo base della loro struttura sociale), se hai un problema con un Wayuu, hai un problema con tutta la sua famiglia, questa è la filosofia.
In caso di problemi un mediatore (Pütchipü) cerca di trovare una soluzione dialogata, se questo non è possibile si cerca di risolvere pagando l’offesa con un risarcimento. Ultima opzione sono “las balas” ossia pistolettate. Questo ha contribuito a dare ai Wayuu la fama di popolazione violenta. Ma è raro il ricorso alle armi e la guerra fra clan differenti.
Inoltre è fondamentale il ruolo della donna nelle nostre comunità, molto più che in altre comunità indigene.
Questa divisione interna in clan, è la causa della mancanza di un coordinamento comune per lottare contro i Paramilitari. Sono in questi mesi stanno nascendo organizzazioni che dialogano tra loro.

Si è parlato di connivenza tra famiglie Wayuu e Paramilitari, è vero?

Non si può negare che sia vero alcune famiglie, ad esempio quella di José María Barros detto Chema Balas approfittano degli eventi, si sono unite ai loro carnefici e rubano terra alle famiglie locali.
Il che porta il Governo centrale del presidente Alvaro Uribe Velez, a liquidare tutta la questione come se fosse un chiarimento di conti tra clan rivali.

Hai subito minacce da quando sei venuta a denunciare i fatti?

Il giorno dopo aver fatto la prima riunione, i capi Paramilitari sono andati a prelevare mia mamma per dirle che io e mia cugina che è qui con me, siamo le prime due nella lista di chi sarà ucciso. Ma sono stanca di tutto questo, e non voglio farmi intimorire dalle loro minacce. Certo per il momento non posso tornare nella mia casa e ho paura per la mia famiglia che è la.

Conviene ricordare che il presidente Colombiano Alvaro Uribe Velez è accusato da più parti di paramilitarismo, infatti tutti i leader sindacali dei lavoratori delle sue terre sono morti o spariti. Inoltre nel 1995-97 quando era governatore di Antiochia autorizzo la formazione di milizie armate locali.
In questi mesi sono in corso dei dialoghi di pace con le AUC, che sarebbe forse meglio chiamare “monologhi” di pace, vista la sostanziale uguaglianza degli interlocutori. Tali dialoghi rappresentano una inquietante legalizzazione di uno dei gruppi più sanguinari della intera storia del continente. Nonché un precedente pericoloso per tutta l’America Latina. La posta in gioco è un disarmo in cambio di una amnistia dei crimini commessi.
Non a caso ONU e la totalità delle ONG che si occupano di diritti umani nonché le associazioni delle vittime chiedono "verdad, justicia y reparación".
A queste richieste il governo risponde accusando le famiglie delle vittime di essere vendicative.

Nonostante queste opposizioni la maggioranza governativa ha portato il 28 Luglio scorso i tre maggiori capi paramilitari a parlare al congresso, a difendere il loro operato, a dichiararsi patriottici difensori contro la guerriglia, avvolti nei loro abiti pregiati e scortati dalla polizia di stato, per un giorno hanno lasciato la motosega a casa.
Un po’ come se in piena lotta alla mafia Andreotti avesse portato Buscetta a parlare in parlamento, con un salvacondotto speciale.

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