Le inchieste della magistratura confermano e documentano i timori e le denunce di questi ultimi anni di PeaceLink Abruzzo e Ass. Antimafie Rita Atria.

Squarciato il velo di Sodoma

Le mafie tentano di consolidarsi e allungano tentacoli ovunque, mentre la corruzione dilania la gestione della cosa pubblica.
4 febbraio 2012
Alessio Di Florio (PeaceLink Abruzzo e Ass. Antimafie Rita Atria)

Abruzzo

"L'Abruzzo (e il Vastese) non posso diventare un'unica grande Sodoma" ( http://www.peacelink.it/abruzzo/a/35169.html ). E' l'appello che abbiamo lanciato il 3 dicembre scorso. Le inchieste della magistratura di queste settimane documentano, una volta di più, quanto le mafie stanno tentando di consolidarsi in Abruzzo. Mentre la politica e le Istituzioni (una storia che sembra non voler abbandonare l'Abruzzo e continuamente ripetersi...), che dovrebbero essere il primo argine al dilagare della criminalità e della corruzione, ne sono sempre più complici. Queste inchieste documentano, come noi già avevamo più volte denunciato, che territori come il Vastese e L'Aquila stanno diventando la frontiera della penetrazione mafiosa in Abruzzo.

Era il 14 dicembre 2010 ( http://www.peacelink.it/abruzzo/a/32936.html ) quando, riflettendo sulle parole del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, ci chiedevamo per la prima volta "Ci sarà una Histonium 3?"(facendo riferimento alle inchieste degli anni scorsi della pm Mantini che portarono all'emersione della 'ndrina di Pasqualone, prima autoctona in Abruzzo). E già allora aggiungevamo "La situazione dell'ordine pubblico a Vasto sta nuovamente precipitando." affermando che si voleva ridurre tutto "a episodi di vendette personali, microcriminalità e vandalismo diffuso. C'è anche questo, ma i segnali di una torta nuovamente appetibile per le organizzazioni criminali sembrano esserci tutti". Nel novembre 2011 sottolineavamo la "coincidenza" tra il nuovo arresto di Lorenzo Cozzolino, esule di camorra e da anni considerato uno dei boss del traffico di droga, e quello di Massimo Benedetti, coinvolto nel 2008 nell'inchiesta Histonium 2. Ed infatti, il procuratore Francesco Prete, nel rivelare i dettagli dell'operazione Tramonto ha affermato che entrambi gli arresti erano parte dell'inchiesta, partita anche da vari incendi dolosi in città(un politico e la moglie di un brigadiere tra gli altri). Confermati in pieno i nostri timori!! E deve far riflettere quanto successo. L'operazione Tramonto ha sgominato una rete diffusa e articolata, per la seconda volta in pochi anni il Vastese si è rivelato crocevia d'importanza nazionale e luogo di crescita di organizzazioni criminali. E un'altra inchiesta, sempre sul traffico di droga, di qualche giorno dopo ha fatto emergere nuovi collegamenti criminali nazionali: ma tra le città dove sono avvenuti gli arresti l'unica non abruzzese era Napoli. Va citato un passaggio del "Bilancio Sociale" della Procura di Vasto dell'attività del 2011: "Particolarmente impegnativo è il contrasto all’abusivismo edilizio che mina la solidità del territorio e la bellezza della costa. Nell’anno scorso sono stati posti i sigilli a 14 immobili abusivi che vanno ad aggiungersi agli oltre 20 sequestri già in essere, alcuni dei quali relativi a imponenti costruzioni o a lottizzazioni abusive", dove nell'ultimo passaggio si fa riferimento all'inchiesta "Mattone Selvaggio"(2006-2008). L'edilizia, quindi, rimane sempre un nervo scoperto e banchetto privilegiato delle cricche.

L'altra inchiesta che svelta i contorni di una situazione criminale gravissima è l'inchiesta Caligola: le istituzioni che dovrebbero essere garanti e sentinelle del territorio sono invece teatro privilegiato delle spartizioni clientelari e corruzione. Crimini che avvengono ad altissimo livello e che pongono macigni immensi sul presente e sul futuro: la "zarina" Andreola era responsabile di importantissimi progetti europei mentre Ecosfera, tra le altre, stava partecipando alla redazione del nuovo Piano Paesistico Regionale, uno dei più importantissimi strumenti di gestione del territorio. Come una maledizione è una storia che si ripete e che non vuol abbandonarci: dal 1992 in cui furono spazzate vie la giunta regionale di Rocco Salini e quella comunale di Chieti al 2008 in cui analoga sorte toccò alle giunte di Del Turco e D'Alfonso(in entrambi i casi due nello stesso anno, amara e triste coincidenza!).

Quando si parla di corruzione, criminalità e mafie non si può che andare a L'Aquila, una città devastata dal sisma e oggi sempre più in ostaggio. L'avevamo denunciato il 25 maggio 2009 ( http://www.peacelink.it/abruzzo/a/29544.html): Mafie e potentati stanno mettendo le mani sulla ricostruzione. L'inchiesta che vede coinvolto l'imprenditore Stefano Biasini, e che tanto scalpore ha destato nelle scorse settimane, è solo l'ultima in ordine di tempo: le mafie hanno pesantemente investito in Abruzzo. E suscita indignazione, sgomento e rabbia ancor maggior scoprire che nel clima di corruzione generale non scampano alla spartizione affaristica neanche i funerali di Stato e tra gli indagati c'è addirittura il vescovo D'Ercole, inviato ad assistere Mons. Molinari proprio dopo il terremoto. Era tornato nella sua terra per assisterla in un momento di dolore e sofferenza e potrebbe essersene approfittato: il solo sospetto è una ferita che sanguina e addolora immensamente. E, davanti a tutto questo, non si può non restare sgomenti di fronte a quanto affermato qualche giorno fa da segretario Filca-Cisl Abruzzo, Lucio Girinelli: secondo il sindacalista le nuove normative sulle cave (la fine del far west che imperversa da prima che chi scrive è nato) e sulla trasparenza e la meritocrazia nelle procedure di valutazione d'impatto ambientale "provocheranno in tempi brevi la chiusura di molte aziende regionali che operano nella produzione dei materiali per l’edilizia, determinando la progressiva eliminazione dal mercato abruzzese delle ditte locali a favore di produttori extraregionali, con un fortissimo rischio di infiltrazioni malavitose". Oltre i fatti riportati sopra, serve altro per smentirlo e chiedersi di quale Regione parla?

Uno dei temi su cui più siamo tornati in questi anni è la gestione dei rifiuti. Oggi il crollo del sistema appare sempre più dietro l'angolo (fra poche settimane praticamente due provincie resteranno senza luoghi dove conferire i rifiuti) e le Istituzioni, ancora una volta appaiono più la causa che i forieri di soluzione. Fra qualche settimana ci ritroveremo di nuovo ad aggiungere nuovi tasselli a quanto scritto qui sopra?

Note: Dopo la pubblicazione avvenuta il 4 febbraio ci sono stati vari avvenimenti, di cui è doveroso prendere nota:

- è stata presentata la Relazione sulle attività 2011 della Procura Antimafia de L'Aquila. Riportiamo uno stralcio delle dichiarazioni del procuratore Alfredo Rossini, che disegna la mappa completa delle presenze criminali e mafiose in Abruzzo: "Se da un lato la penetrazione mafiosa e della criminalità organizzata in Abruzzo si é ingigantita all’Aquila, in seguito al terremoto, dall’altro reati di vario genere, quali ad esempio riciclaggio di denaro sporco, traffico di stupefacenti, riduzione in schiavitù o sfruttamento della prostituzione, vengono consumati prevalentemente in altre località, suddivise in tre fasce: zona costiera, Marsica e Alto Sangro. In particolare la zona costiera comprende le province di Pescara, Chieti e Teramo. Quest’ultima, con lo sviluppo dell’edilizia, dell’industria e del commercio, si presta ad operazioni di riciclaggio. La Marsica, con le città di Avezzano, Carsoli e Tagliacozzo é caratterizzata da una forte presenza di extracomunitari e quindi é adatta alla commissione di reati di immigrazione clandestina e di sfruttamento della manodopera irregolare, soprattutto da parte di cittadini cinesi. Nell’Alto Sangro e nella Valle Peligna sono presenti soggetti legati alla camorra, interessati all’acquisto di immobili ed attività commerciali soprattutto nel settore turistico ed alberghiero. Nella Relazione viene menzionata la presenza sul territorio abruzzese, lungo la fascia costiera di Teramo e Pescara, di cittadini cinesi, etnia non eccessivamente pericolosa in Abruzzo, ma capace comunque di organizzarsi per favorire l’immigrazione clandestina di connazionali. La criminalità organizzata di stampo mafioso é presente in Abruzzo anche nel campo della droga essendo costante il flusso di stupefacenti dalla Calabria e dalla Campania, gestito, a monte, dalla camorra e dalla ’ndrangheta. Rimangono comunque sempre attivi in questo settore gli albanesi, dediti allo spaccio nei locali notturni e lungo la costa. Lo spaccio di droga, soprattutto cocaina, prosegue florido specialmente lungo la costa. Il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione nel tempo ha assunto proporzioni maggiori e non é rimasto circoscritto alla criminalità locale. Recenti indagini hanno evidenziato che, soprattutto nella zona della Bonifica del Tronto, nel teramano, i nigeriani si sono affiancati ai romeni nel lucroso mercato, sfruttando le proprie concittadine in modo da impedire loro qualsiasi via d’uscita".


- un nuovo ciclone giudiziario ha investito il rappresentante legale della DECO di Di Zio(ricordiamo, perno dell'inchiesta Re Mida, la più importante degli ultimi anni) Paolo Tracanna, il direttore generale della stessa DECO Roberto Pasqualini, sindaci(Notaresco, anche presidente della Provincia di Teramo, Valter Catarra, Giulianova Francesco Mastromauro, di Morro D’Oro Mario De Sanctis, di Mosciano Sant’Angelo Orazio Di Marcello) ed ex sindaci (Roseto Franco Di Bonaventura e Bellante Domenico Renzo Di Sabatino), il presidente di Ambiente SpA Massimo Sfamurri, il presidente di Ecoemme SpA Franco Mancioppi, l'amministratore unico di Attiva SpA Guglielmo Lancasteri, il presidente della Cooperativa Formula Amnbiente di Cesena Salvatore Buzzi, l'amministratore unico della Mantini srl Giuseppe Mantini, l'amministratore delegato di Tema scrl Alberto Torelli e il presidente di Smaltimenti Sud srl. L'accusa è di aver conferito 90mila tonnellate di rifiuti abusivamente in 4 discariche: Casoni(DECO), Colle Cese(DECO), Magliano dei Marsi(TEAM), Isernia(gestita dalla Smaltimenti Sud srl e già al centro di altre inchieste negli anni scorsi...). Quest'inchiesta getta nuove inquietanti ombre sulla gestione dei rifiuti in Abruzzo a pochi giorni dal quasi sicuro esplodere dell'emergenza nel Pescarese a causa del totale esaurimento della discarica di Colle Cese a Spoltore. La presenza dell'impianto di Isernia confermano, ancora una volta, quanto da noi sottolineato nella presentazione del dossier "Rifiuti in Abruzzo: vent'anni di Sodoma"nel settembre scorso: "L'Abruzzo è una regione ormai da quasi vent'anni al centro di traffici di rifiuti e degli affari della criminalità mafiosa. La posizione geografica la pone al centro della "rotta adriatica" dei traffici illegali. Un destino che condividiamo con il Molise. Ed infatti diverse sono le vicende che, a vario titolo, coinvolgono entrambe le regioni. Abruzzo e Molise sono separate solo dal Fiume Trigno."

- il quotidiano online PrimaDaNoi ha ripreso la vicenda della discarica dei veleni di Tollo. Nel dossier già citato avevamo riportato un'inchiesta di qualche anno fa apparsa su La Stampa del giornalista Gianni Lannes. Da allora nessuno si è interessato a questa vicenda. PrimaDanoi nei giorni scorsi ha squarciato questo silenzio, raccogliendo la denuncia di un testimone sulla mancata bonifica ( "L’area non è affatto bonificata. Hanno interrato i rifiuti in questo modo: uno strato di argilla, uno strato di rifiuti e poi sopra uno strato d’argilla. Si può chiamare bonifica questa? Il resto è tutto nei sacconi che non hanno portato via" ), le parole dell'assessore Tiberio del Comune di Tollo sui rischi in caso di esondazione del fiume Venna e ponendo interrogativi su impegni non mantenuti dalla Regione Abruzzo. Nell'area, ricompresa nei comuni di Tollo, Miglianico e Spoltore, a partire dal 1994 sono stati interrati almeno 30mila tonnellate di rifiuti tossici, tra cui spiccano scarti sanitari, farmaceutici, di industrie chimiche, cadmio, mercurio, cromo esavalente, manganese, alluminio, idrocarburi pesanti. Queste alcune testimonianze:
"I camion di rifiuti avevano le targhe di Venezia, Verona, Padova, Brescia. Scavarono due fosse profonde da una parte e l’altra del Venna. Dalla terra usciva un fumo bianco come una nebbia acida e non respiravamo"
"Quando mischiavano i rifiuti con la terra si alzava una nuvola di polvere che andava a finire verso le nostre case e il paese di Tollo
"
Questi i link agli articoli di PrimaDaNoi:
http://www.primadanoi.it/news/524529/Tollo-la-discarica-della-vergogna-sacchi-pieni-di-scorie-aspettano-da-20-anni.html
http://www.primadanoi.it/news/524629/Tollo-la-discarica-dei-veleni-L?assessore-Tiberio-%ABrischi-in-caso-di-esondazione%BB-.html
http://www.primadanoi.it/news/524598/--Tollo-la-discarica-dei-veleni-Nessuna-spiegazione-sulla-bonifica.html

E' questa una vicenda su cui non sarà accettabile che torni il silenzio. Ne riparleremo nelle prossime settimane...

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