Campagna mai più violenza sulle donne
In occasione della Giornata internazionale delle donne, la Sezione Italiana di Amnesty International propone una serie di iniziative e appelli per sensibilizzare l'opinione pubblica e sollecitare misure concrete per porre fine al piu' grande scandalo dei diritti umani dei nostri tempi: la violenza sulle donne.
La violenza sulle donne e' un cancro che divora il cuore di ogni societa', in ogni paese del mondo. Sia in tempo di pace che in tempo di guerra, le donne subiscono atrocita' semplicemente per il fatto di essere donne. A milioni vengono picchiate, aggredite, stuprate, mutilate, assassinate, private del diritto all'esistenza stessa. Almeno una donna su tre, nel corso della propria vita, ha subito gravi forme di violenza.
La violenza colpisce in piu' modi le donne nei conflitti armati: le bambine soldato sono regolarmente stuprate dai propri commilitoni; le donne e le bambine estranee ai combattimenti vengono mutilate, stuprate e uccise come si trattasse di trofei di guerra; il rientro dei soldati nelle proprie case produce un ulteriore aumento della violenza domestica.
Milioni di donne sono sottoposte a violenza domestica da parte dei propri compagni e familiari, la vergogna e il timore le inducono a non denunciare l'accaduto e, quando trovano questa forza, raramente vengono prese sul serio. Il fenomeno e' diffuso ovunque, Europa compresa.
Gli appelli che la Sezione Italiana di Amnesty International lancia in occasione della Giornata internazionale della donna riguardano la violenza domestica e quella nei conflitti armati, rispettivamente in Bielorussia e Repubblica Democratica del Congo.
Al centro dell'azione di Amnesty International l'8 marzo sara' anche il Messico. Un appello riguardera' due indie Tlapaneca, ancora in attesa di ottenere giustizia dopo essere state stuprate da membri dell'esercito messicano, rispettivamente nel febbraio e marzo del 2002, nello Stato di Guerrero.
Alle donne messicane e' dedicata anche la principale iniziativa organizzata da Amnesty International per domani: 'Aspettando Bordertown', in programma a Roma, alla Casa del Cinema.
'Bordertown', presentato al recente Film Festival di Berlino, in uscita in Italia il 23 marzo col patrocinio di Amnesty International, racconta 14 anni di omicidi seriali di donne nello Stato messicano di Chihuahua. La protagonista, Jennifer Lopez, cui Amnesty International ha conferito quest'anno il proprio premio 'Artists for Amnesty', e' una giornalista che indaga su questi delitti irrisolti.
Dal 1993, piu' di 400 donne sono state barbaramente assassinate a Ciudad Juárez e in altre citta' dello Stato messicano di Chihuahua. Le indagini locali sono risultate profondamente inadeguate, tra depistaggi, colpevoli ritardi, mancato transennamento e protezione della scena del delitto e falsificazione delle prove.
Nel corso della mattinata verranno mostrate in anteprima alcune immagini
del film e verra' proiettato il documentario di Elisabetta Andreoli e David Goldsmith 'El soldado, el policia y el juez' (45 minuti, in versione originale spagnola), sulla lotta per i diritti umani in Messico, con la voce narrante di Gael Garcia Bernal.
Seguira' un dibattito, in cui interverranno: Julia Esther Cano, esponente
dell'associazione 'Rivogliamo le nostre figlie a casa', che riunisce le madri delle donne assassinate in Messico (la figlia di Julia Cano, Rosa Virginia, venne barbaramente uccisa il 25 marzo 1995), Elisabetta Andreoli (autrice del documentario) e Michela Gaito (coordinatrice delle campagne di Amnesty International). Saranno presenti Cesara Buonamici, Mariella Nava e Paola Turci (madrine della campagna di Amnesty International 'Mai piu' violenza sulle donne').
A partire da domani, i soci di Amnesty International in ogni parte del mondo aderiranno alla campagna lanciata da Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace 2003, per raccogliere milioni di firme a sostegno della richiesta di eguale trattamento delle donne in Iran: una richiesta particolarmente urgente, come dimostra l'arresto, avvenuto il 4 marzo, di 30 donne che prendevano parte a una manifestazione pacifica nella capitale Tehran. La petizione di Shirin Ebadi potra' essere sottoscritta sul sito
http://en.we4change.com
e sara' on line anche sul sito www.amnesty.it dove potra' essere firmato anche l'appello per chiedere il rilascio delle 30 manifestanti tuttora in carcere.
Articoli correlati
- Honduras
Grave regressione dei diritti delle donne
Proibizione dell’aborto e del matrimonio egualitario scolpita nella pietra22 gennaio 2021 - Giorgio Trucchi - A pochi giorni dall'uccisione di Agitu emerge un'altra storia di una donna dedita alla pastorizia
Una donna controcorrente, la Pastora di Altamura
Una storia che fa il paio con quella di Agitu e anche in Puglia si tratta di una donna. La mia generazione è cresciuta convinta che la terra non fosse un lavoro adatto alle donne anche se già allora c'erano delle eccezioni ed ora le ragazze del ventunesimo secolo sono in prima linea.19 gennaio 2021 - Fulvia Gravame - Donne che non hanno paura
Liuba, le altre e i figli da buttare via
A volte la discriminazione è più sottile, e non è meno grave. Ma ascoltare quello che Liuba è costretta a subire, con altre donne dipendenti della multinazionale dell'abbigliamento Yoox, fa accaponare la pelle10 dicembre 2020 - Lidia Giannotti - 25 novembre
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
Nel 2020, a causa del lockdown, i casi sono aumentati in contesti familiari. Proponiamo un monologo scritto da Paola Cortellesi perché venga fatto vedere nelle scuole.24 novembre 2020 - Redazione PeaceLink
Sociale.network