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I documenti e le fonti

Russia: crimini di guerra e diritti umani dalla A alla Z

L'invasione in Ucraina del 22 febbraio 2022 ha segnato un incremento dei casi di violazione dei diritti umani. Diversi rapporti indicano gravi violazioni delle convenzioni internazionali.
9 luglio 2023
Redazione PeaceLink

Amnesty International (rapporto 2022)

La guerra di aggressione contro l’Ucraina è stata accompagnata da un’escalation della repressione del dissenso all’interno della Russia. Le manifestazioni di protesta pacifiche contro la guerra sono state disperse, spesso con la forza, e coloro che si sono espressi contro la guerra sono stati perseguiti. È stata introdotta una nuova legislazione che limita le proteste e le attività delle Ong e degli attivisti della società civile. Sono proseguiti i procedimenti giudiziari contro i testimoni di Geova. Tortura e altri maltrattamenti sono rimasti endemici nei luoghi di detenzione. In Cecenia sono continuate le segnalazioni di rapimenti e sparizioni forzate. Gli standard sull’equità processuale sono stati ripetutamente violati. Agli obiettori di coscienza è stato rifiutato il servizio civile alternativo. Una nuova legge ha ulteriormente stigmatizzato e discriminato le persone Lgbti.

(Continua su PeaceLink) Russia, le violazioni dei diritti umani e i crimini di guerra

Bucha

A Bucha e in diversi altri centri a nord-ovest di Kiev, Amnesty International ha documentato 22 casi di uccisioni illegali da parte delle forze russe, la maggior parte delle quali esecuzioni extragiudiziali. Durante i 12 giorni di ricerche, la delegazione di Amnesty International ha intervistato abitanti di Bucha, Borodyanka, Novyi Korohod, Andriivka, Zdvyzhivka, Vorzel, Makariv e Dmytrivka e si è recata nei luoghi dove erano state commesse numerose uccisioni. Complessivamente, l’organizzazione per i diritti umani ha intervistato 45 persone che erano state testimoni, o avevano resoconti diretti, di uccisioni illegali di loro parenti o vicini da parte delle forze russe, e altre 39 persone che erano state testimoni, o avevano resoconti diretti, di attacchi aerei che avevano colpito otto palazzi.

(Continua su Amnesty International)

Commissione di inchiesta dell'ONU

Nel corso della sua missione, la commissione si è recata in Ucraina otto volte e ha visitato 56 località. Ha condotto interviste faccia a faccia e a distanza con 595 persone, tra cui 348 donne. La commissione ha ispezionato in particolare siti dove sono state denunciate violazioni dei diritti umani. Ha inoltre consultato documenti, immagini satellitari e video. "Non abbiamo riscontrato alcun genocidio in Ucraina", ha dichiarato Erik Møse (Norvegia), presidente della commissione, durante una conferenza stampa a Ginevra. Tuttavia, la commissione ritiene che l'ondata di attacchi di Mosca alle infrastrutture energetiche ucraine dall'ottobre 2022 possa costituire un crimine contro l'umanità. Anche le pratiche di tortura, soprattutto nei luoghi di detenzione, potrebbero essere considerate crimini contro l'umanità.

(Continua su SWI)

Human Rights Watch

Questa ong pubblica in inglese un rapporto sulle violazioni dei diritti umani compiute dalla Russia in Ucraina e nel territorio della Federazione Russa, con particolare attenzione alla libertà di espressione.

HRW ha denunciato l'uso delle bombe a grappolo russe fin dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina.

Milashina Elena

Fare i giornalisti e occuparsi di diritti umani in Russia ha un costo altissimo: ne sono testimoni le uccisioni di Anna Politkovskaja nel 2016 e della sua erede professionale, Natalia Estemirova, tre anni dopo. Entrambe avevano raccontato gli orrori della Cecenia: delle due guerre e della furibonda repressione interna. Il 4 luglio 2023, mentre si stava recando nella capitale Grozny,  l’automobile di Milashina è stata circondata. Uomini dal volto coperto l’hanno picchiata, fratturandole le dita di una mano, l’hanno rasata e le hanno versato addosso del liquido colorato. Inequivocabile l’intimidazione: “Ti abbiamo avvisata, vattene da qui e non scrivere niente”.

(Continua su Amnesty International)

"Nowar": la giornalista Marina Ovsyannikova

Alla repressione del dissenso in Russia si aggiunge il caso di Marina Ovsyannikova, divenuta famosa per aver mostrato in diretta TV un cartello con la scritta "nowar", esprimendo il suo dissenso contro l'intervento militare russo in Ucraina. Condannata a utto anni e mezzo in contumacia.

Osipova Elena

Elena Osipova è stata brevemente detenuta il 27 febbraio 2022 a seguito delle proteste contro l'invasione russa dell'Ucraina; in questa occasione ha esibito un cartello con la scrittaː «Soldato, lascia cadere la tua arma e sarai un eroe». Nel 2017, ha suscitato scalpore in Russia un video nel quale Elena Osipova, che manifestava durante la parata del Giorno della Vittoria a sostegno del pacifismo, veniva insultata dagli astanti.[8] Con il suo comportamento inflessibile e le immagini ripetute di una vecchietta portata via da forze di sicurezza pesantemente armate, Osipova è diventata un volto pubblico della critica e dell'opposizione nella sua città natale e ha ricevuto soprannomi come la "coscienza di San Pietroburgo" o la "nonna dell'opposizione”.

(Continua su Wikipedia)

Putin: il candato d'arresto della CPI

Il mandato di arresto che la Corte Penale Internazionale de L’Aja ha spiccato nei confronti di Vladimir Putin prevede che sia valido solo nel 123 paesi che hanno sottoscritto lo Statuto di Roma. Tra i quali non ci sono Stati Uniti, Israele, Cina e Ucraina. Senza l’arresto e la consegna il processo non si può svolgere. La decisione della Corte dell’Aia è stata salutata come storica da Volodymyr Zelensky. Mentre il Cremlino ha liquidato la faccenda definendo la mossa inaccettabile e senza alcun valore legale. Tra i giudici che hanno accusato ufficialmente Putin di crimini di guerra c’è anche un italiano. Si tratta di Rosario Aitala, 55 anni, originario di Catania. 

(Continua su Open)

Repressione del dissenso

Dal primo giorno dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio, migliaia di persone, inclusi attivisti della società civile e difensori dei diritti umani, sono scese in piazza in molte città della Russia per manifestare il loro dissenso nei confronti della guerra. Le autorità hanno disperso le manifestazioni con la forza, perseguendo legalmente chi era sceso in piazza.

(Continua su Amnesty International)

Degna di segnalazione è la storia di Il’ja Jašin condannato a 8 anni di detenzione per aver denunciato i crimini di guerra russi a Buča. Il’ja Jašin è stato riconosciuto colpevole di aver diffuso pubblicamente informazioni false sull’esercito, un crimine entrato nel Codice penale russo a inizio marzo del 2022, subito dopo l’invasione russa su larga scala dell’Ucraina. L’oppositore politico è stato accusato di aver dato per vera, durante una diretta di aprile sul suo canale YouTube, una versione dei fatti su Buča che ministero della Difesa russo che respinge.

L'UE si è espressa contro la condanna a 25 anni di carcere di Vladimir Kara-Murza.

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"Vilipendio" delle forze armate

Il tribunale distrettuale di Golovinsky, a Mosca, ha avviato ieri il processo contro Oleg Orlov, noto difensore dei diritti umani e vicepresidente dell’organizzazione non governativa russa Memorial. Orlov è accusato del nuovo “reato” di “screditamento ripetuto” nei confronti delle forze armate (previsto dall’articolo 280.3.1 del codice penale) e rischia fino a cinque anni di reclusione in una colonia penale.

(Continua su Amnesty International)

Zdvyzhivka

Qui Amnesty International indaga su “esecuzioni extragiudiziali". Soldato

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