Conflitti

Ricostruzione della vicenda di Nicholas Berg e della sua decapitazione.

Gli Stati Uniti smentiscono il loro coinvolgimento nella decapitazione della vittima Berg

Assieme al commento del video reso pubblico su internet della decapitazione del 26enne americano, intervista con il padre e con il portavoce della Coalizione che ribadisce la propria estraneità ai fatti
23 maggio 2004
Robert H Reid - trad. C. Panzera
Fonte: Associated Press - 14 maggio 2004

BAGHDAD, Iraq – Un portavoce della coalizione ha riferito il 12 maggio scorso, che il civile americano che è stato decapitato in un orribile video postato su un sito linkato da al-Qaeda non è mai stato sotto la custodia degli Stati Uniti a dispetto di quanto sostiene la famiglia.
Il corpo di Nicholas Berg, 26 anni, è stato trovato sabato 8 maggio vicino ad un cavalcavia a Baghdad, lo stesso giorno venne decapitato, ha riferito un ufficiale degli Stati Uniti.

Berg, che per l’ultima volta è stato in contatto con un ufficiale americano a Baghdad il 10 Aprile scorso, è stato mostrato in un video su di un sito internet con il titolo di “Abu Musab al-Zarqawi mostra il massacro di un americano” riferendosi ad un associato di Osama bin Laden che sta dietro ai bombardamenti suicidi in Iraq. Il video postato martedì 11 maggio mostra un Berg legato in una tuta arancione, molto simile a quella indossata dai prigionieri trattenuti dagli americani a Guantanamo Bay a Cuba. Stava seduto di fronte a cinque uomini con la faccia mascherata e ad uno che leggeva un testo anti-americano.

Dopo aver gettato Berg sul pavimento, gli uomini hanno reciso la sua testa usando il movimento della sega con un grande coltello, tenendola in alto a favore della telecamera. Hanno detto che questa uccisione era in risposta agli abusi sugli iracheni compiuti nella prigione di Abu Ghraib.

Il corpo dell’uomo d’affari impiegato per le telecomunicazioni del West Chester, Pa, è arrivato negli Stati Uniti mercoledì 12 ed un’orazione funebre privata è stata tenuta venerdì 14, ha riferito Carl Goldstein, un cerimoniere funebre che ha incontrato la famiglia.

Ma alcune domande senza risposta rimangono riguardo i giorni trascorsi da Berg prima della sua sparizione, così come dove e quando è stato catturato. Berg, che era ebreo, ha parlato con i suoi parenti il 24 marzo e detto loro che sarebbe dovuto tornare il 30 marzo, secondo quanto riferito dalla sua famiglia nella periferia di Philadelphia. Ma Berg fu trattenuto dalla polizia irachena nel posto di blocco di Mosul il 24 marzo, consegnato ad ufficiali americani e detenuto per altri 13 giorni, dice la famiglia. Il padre, Michael, ha riferito che il figlio non poteva nè chiamare, nè mettersi in contatto con un avvocato.

Il portavoce della coalizione Dan Senor ha riferito ai reporter che Berg fu detenuto dalla polizia irachena nella città di Mosul nel nord del paese. Gli iracheni hanno informato gli americani e l’FBI ha chiesto tre volte a Berg cosa stava facendo in Iraq. Senor ha detto, che in base a quanto era in sua conoscenza, Berg “non è mai stato sotto la giurisdizione o detenzione delle forze della coalizione.”

Michael Berg ha riferito alla Associated Press che gli ufficiali americano stanno “facendo giochi di parole”.

“La polizia irachena non ha detto all’FBI cosa fare. E stato l’FBI a dire alla polizia irachena cosa fare. Ma chi stanno pensando di prendere in giro?”, dice il padre di Berg.

Chiamate fatte dalla AP alla polizia di Mosul finiscono per non trovare nessuno che confermi la detenzione di Berg in quella prigione. L’autorità provvisoria della coalizione capitanata dagli USA gira per tutto l’Iraq controllando non solo la polizia, ma anche i militari e tutti i ministeri governativi. Agenti dell’FBI sono andati a trovare i genitori di Berg il 31 marzo e detto alla famiglia che si stavano accertando sull’identità del loro figlio.

Il 5 aprile i Berg hanno presentato un’istanza alla Corte Federale di Philadelphia, contestando la detenzione illegale del loro figlio da parte delle forze militari degli USA. Il giorno dopo Nicholas Berg fu rilasciato. Ha riferito ai genitori che non era stato maltrattato, ma il padre accusa il governo USA per aver creato le circostanze che hanno portato all’uccisone del figlio, dato che se non fosse stato detenuto così a lungo sarebbe stato in grado di lasciare l’Iraq prima che la violenza aumentasse. “Io penso che molte persone siano ormai stufe della mancanza del rispetto dei diritti civili che questa situazione ha provocato,” dice Michael Berg. “Io non penso che questa amministrazione sia impegnata per la democrazia.”

Amnesty International ha condannato l’uccisione come un “serio crimine sotto le leggi internazionali” e riferisce che i responsabili devono essere portati davanti ad un giudice. Il presidente Bush dice che “non ci sono giustificazioni” per la prigionia di Berg e che coloro che lo hanno decapitato hanno voluto “scuotere” l’America per risolvere e portare la democrazia in Iraq.

Chiedendo dettagli sull’ultima settimana di Berg in Iraq, Senor replica: “stiamo ovviamente mettendo assieme tutti i pezzi ed il tutto è materia di indagine.” Ha detto che è riluttante a fornire dettagli, ma non ha detto il perché. “Il governo americano è impegnato in una lunga e profonda investigazione per trovare il fondo della questione,” dice Senor, aggiungendo che varie agenzie americane sono coinvolte e che l’FBI avrà probabilmente la direzione delle indagini.

Senor ha detto che in Iraq Berg non aveva affiliazioni con il governo USA, con la coalizione o con qualsiasi fornitore affiliato alla coalizione. Ma Senor non ha voluto specificare perché la polizia irachena, che in genere prende ordini dalle autorità della coalizione, lo ha arrestato e trattenuto. Senor replica dicendo che la polizia di Mosul “sospettava che fosse impegnato in attività sospette,” rifiutandosi di rispondere direttamente alla domanda. Berg fu rilasciato il 6 aprile ed invitato a lasciare il paese, aggiunge.

Michael Berg racconta che agli inizi di aprile suo figlio rifiutò un offerta USA di imbarcarsi su un volo charter in uscita perché pensava che il viaggio fino all’aeroporto – attraverso un’area in cui gli attacchi erano in corso – era troppo rischioso. La portavoce del Dipartimento di Stato Kelly Shannon riferisce che il 10 aprile Berg ha detto ad un ufficiale consolare a Baghdad che preferiva andare verso il Kuwait per conto proprio. Berg probabilmente aveva una donna irachena nell’area di Mosul, secondo quanto scritto in e-mail alla famiglia.

Il generale di Brigata Kimmitt riferisce che il solo ruolo giocato dai militari USA nella reclusione di Berg era di fare da intermediari con la polizia per essere certi che fosse nutrito e trattato nel modo giusto perché “era pur sempre un cittadino americano.”

Non era ancora certo se al-Zarqawi sia stato mostrato nel video apparso nel sito o se abbia solamente ordinato l’uccisione. Al-Zarqawi è anche ricercato per l’assassinio di un diplomatico statunitense in Giordania nel 2002 e Washington ha offerto 10 milioni di dollari di compenso per informazioni che portino alla sua cattura o uccisone.

Il padre, la sorella ed il fratello di Berg hanno pianto martedì 12 maggio quando gli è stato riferito del video. “Sapevo che fosse stato decapitato precedentemente,” ha detto il padre. “Questo modo è preferibile ad una morte lenta e torturata, ma non volevo che diventasse di dominio pubblico.” Il padre dice che “c’è la possibilità” che i suoi aguzzini sapessero che era ebreo. “Se ci fosse qualche dubbio che lo volessero uccidere, questo probabilmente gli ha fatti decidere, suppongo,” dice. Ufficiali statunitensi hanno paura che l’uccisione selvaggia possa incoraggiare molti stranieri che stanno lavorando sui progetti di ricostruzione ad abbandonare il paese.

Il direttore della USAID Andrew Natsios ha riferito all’AP che fino a quando la situazione non è peggiorata il mese scorso, circa 3 su 10 degli americani e degli stranieri coinvolti nei progetti di ricostruzione finanziati dalle Agenzie statunitensi per lo Sviluppo Internazionale dell’Iraq hanno lasciato il paese.

L’uccisione di Berg è avvenuta nel mezzo in un clima di intensi sentimenti antioccidentali, che si è allargato in Iraq dopo il crollo il mese scorso degli estremisti sciiti e tre settimane dopo la vittoria dei Marine a Fallujah, ad ovest di Baghdad. La collera nei confronti degli USA si è accresciuta con la pubblicazione delle foto degli abusi e le umiliazioni subite dagli iracheni nella prigione di Abu Ghraib, che continua a muovere rabbia attraverso il mondo arabo. Ufficiali statunitensi hanno paura che le scioccanti fotografie compromettano la vita delle truppe e dei civili americani.

Sette soldati della 372esima Compagnia di Polizia Militare stanno affrontando processi per i maltrattamenti dei prigionieri nella prigione di Abu Ghraib, scatenando sdegno in tutto il mondo. Uno di questo soldati affronterà a Baghdad la corte marziale la settimana prossima, il primo ad essere giudicato.

Ad un certo punto del video, Berg si rivolge alla telecamera. “il mio nome è Nick Berg. Mio padre si chiama Michael, mia madre Suzanne,” dice mentre è seduto su una sedia. “Ho un fratello ed una sorella, David e Sara. Vivo a ... Philadelphia.” Il video mostra quindi Berg seduto sul pavimento, le mani legate dietro la schiena, al suo fianco uomini mascherati ed un proclama viene letto in arabo. Berg siede in silenzio, guarda la camera e occasionalmente si volge verso le spalle.

Gli uomini dicono che hanno provato a trattarlo come i prigionieri di Abu Ghraib. “Per le madri e le mogli dei soldati americani, noi vi diciamo che abbiamo offerto all’amministrazione americana di scambiare questo ostaggio con alcuni detenuti di Abu Ghraib e loro hanno rifiutato,” legge uno degli uomini. “Così vi diciamo che la dignità degli uomini e delle donne musulmani ad Abu Ghraib ed in altre prigioni non può essere redenta se non con sangue e anime. Non riceverete niente da noi se non cadaveri dopo cadaveri ... macellati in questo modo.” L’uomo si dirige verso Berg, prende un coltello largo da sotto la veste mentre un’altro spinge Berg al suo fianco. Il video mostra gli assalitori che spingono il coltello attraverso il collo e un urlo risuona prima che la testa di Berg sia tagliata e ripetutamente gridano “Allahu akbar” – “Dio è grande.” Quindi mostrano la testa verso la telecamera.

Il video è di povera qualità e la data impressa mostra un buco di 11 ore tra gli assalitori che leggono la loro dichiarazione e quando buttano Berg sul pavimento e lo decapitano. Questo suggerisce un ritardo tra le due porzioni del video postate sul sito.

La decapitazione richiama il rapimento e la registrazione dell’uccisone del reporter del Wall Street Journal Daniel Pearl. Il mese scorso militanti iracheni hanno registrato anche l’uccisione dell’ostaggio italiano Fabrizio Quattrocchi.

Note: Hanno contribuito alla realizzazione dell'articolo i reporter della Associated Press Jason Straziuso e Lara Jakes.

Traduzione a cura dell'associazione Peacelink, www.peacelink.it, traduzione di Chiara Panzera

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