Orrore in Iraq, uccisa la volontaria Margaret Hassan
È un delitto che fa male al cuore: Margaret Hassan, una donna buona, generosa, che ha dedicato la vita agli altri e che non aveva lasciato l’Iraq nemmeno quando su Bagdad si scatenò l’inferno della guerra, è stata assassinata dai suoi rapitori. I notiziari britannici sono così costernati da dare la notizia senza usare un solo aggettivo, perché anche gli aggettivi sono inadeguati. L’hanno ammazzata contro ogni barlume d’umanità, per pura barbarie, allo scopo di seminare terrore. Il video che ne mostra l’uccisione è stato dato alla tv Al Jazira , che però l’ha tenuto segreto per sei giorni, senza apparente motivo. Poi ieri la stazione tv ha dato la notizia, senza però trasmettere il video, con la scusa che è troppo violento. Evidentemente, ci sono pressioni e interessi. Ma sono questioni, al momento, secondarie: ciò che ora conta è che la povera Margaret è vittima di una mostruosità.
Margaret Hassan, 59 anni, dirigente di Care International , una grande organizzazione umanitaria che opera in decine di Paesi, era stata rapita la mattina del 19 ottobre, mentre andava al lavoro. Irlandese di nascita, britannica di adozione, irachena per matrimonio, Hassan aveva conservato le tre nazionalità, ma viveva a Bagdad da ormai trent’anni. Subito dopo il sequestro e nei giorni successivi i rapitori avevano diffuso nastri in cui la donna, piangente, chiedeva di non fare la fine di Kenneth Bigley, il tecnico di Liverpool rapito come lei e assassinato dai sequestratori. Il marito, Tahseen, aveva rivolto due appelli per il suo rilascio e i dipendenti di Care International , benché l’organizzazione avesse sospeso ogni attività, avevano manifesto per la sua libertà. Poi, forse per evitare che eccessiva pubblicità avesse effetti negativi come nel caso Bigley, sulla sorte della donna era sceso il silenzio. Come tragicamente si vede, non è servito a nulla.
Le implicazioni politiche sono ovvie, perché sul premier britannico Tony Blair, che sabato scorso ha partecipato a una cerimonia in memoria di Ken Bigley, aumenteranno le pressioni per un disimpegno dall’Iraq. Ma l’orrore per l’omicidio d’una persona come Margaret Hassan può avere l’effetto contrario: la causa dei ribelli iracheni è indebolita dall’efferatezza dei terroristi. Non trasmettere il video, oggettivamente, protegge i sequestratori. Un portavoce della tv ha solo spiegato il contenuto: si vede una donna bendata, poi un uomo si avvicina e le spara, quindi il corpo cade a terra. Il fatto che non si vedesse bene il viso della donna ha lasciato per qualche ora un margine di speranza. Poi il Foreign Office ha comunicato di giudicare «genuino» il video e ritenere uccisa Margaret Hassan.
Sono seguite scene strazianti. Fratelli e sorelle di Margaret, dall’Irlanda, hanno detto che i loro cuori sono «spezzati»: «Dobbiamo riconoscere che Margaret se n’è probabilmente andata e almeno la sua sofferenza è finita». La sorella Deirdre, in tv, non riusciva a parlare per i singhiozzi che la scuotevano. Poi ha letto la condanna: «Coloro che sono responsabili di questo atto atroce, e coloro che li proteggono, non hanno scuse».
Invece Tasheen Hassan, da Bagdad, appariva una maschera di pietra: senza una lacrima, ha detto di non avere visto il video, ma di accettarne il contenuto. Ha solo rivolto un elogio funebre alla moglie, «una donna che per trent’anni ha dato se stessa a questo Paese», e ha quindi rivolto l’estremo appello ai sequestratori: «Bisogna che me la rendiate, perché riposi in pace».
A sera, poiché ancora non c’è la certezza sull’identità della donna assassinata nel video, tardavano le dichiarazioni ufficiali. Il portavoce di Downing Street, l’ufficio del primo ministro, ha solo detto che Tony Blair «condivide il dolore della famiglia» e ha espresso «compassione» per la fine della donna. Ma certo oggi, al question time, Blair avrà parole più meditate ed esprimerà la pena di tutta la Camera dei Comuni e della nazione. Così Margaret Hassan, 59 anni, oltre metà dei quali spesi a favore dell’Iraq, avrà almeno il saluto del Regno Unito. Nel penultimo video registrato e diffuso dai feroci sequestratori il 2 novembre, anch’esso ricevuto da Al Jazira e non trasmesso, la donna implorava per l’ennesima volta che le fosse risparmiato il destino di altri rapiti e poi, come sopraffatta dal dolore e dal terrore, si accasciava priva di sensi. In verità, Margaret Hassan aveva cominciato a morire nel momento stesso in cui era stata sequestrata.
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