Conflitti

Ma i "resistenti" che adoperano mezzi pacifici, sono la maggioranza.

A Lucca, a "Diritti in Festa", l'importante testimonianza di Riyadh Al-Adhadh, medico iracheno e personaggio dalle molteplici attività inserite nel sociale del suo Paese, invitato in Italia assieme alla moglie Samara Ahmed Khudher, dall'associazione dei "Berretti Bianchi" con il sostegno di alcune organizzazioni aderenti alla Rete per i Corpi Civili di Pace.
12 dicembre 2004

Il dott. Riyadh Al-Adhadh, alla sua destra Angelo Gandolfi dei "Berretti Bianchi" che fa da interprete. E' stata una delle tante affermazioni, che il dott. Riyadh Al-Adhadh ha espresso, nel corso del suo intervento all'iniziativa "Diritti in Festa" celebrata a Lucca il pomeriggio dello scorso 11 dicembre. Affermazioni inedite per la maggioranza dei cittadini, che in Italia apprendono dai media solo le notizie dall'Iraq strettamente di parte e di violenza ma che sono testimonianza di un vivace tentativo di ripresa, dal basso e dalla popolazione stessa, di un regime di vita migliore, democratico e possibilmente in autonomia.

Riyadh Al-Adhadh, medico iracheno, personaggio dalle molteplici attività inserite nel sociale del suo Paese, è stato invitato in Italia assieme alla moglie Samara Ahmed Khudher, dall'associazione dei "Berretti Bianchi" con il sostegno di alcune organizzazioni aderenti alla Rete per i Corpi Civili di Pace.
Nella loro visita nel nostro Paese essi hanno incontrato e incontreranno scuole, ospedali, istituzioni e parlamentari italiani ed europei.
Il dr. Riyadh e la Sig.ra Samara, si occupano anche della situazione delle carceri irachene e hanno avuto un ruolo nei negoziati con le autorità d'occupazione, soprattutto militari, rispetto alla situazione di Fallujah.

I "resistenti" all'occupazione che adoperano mezzi pacifici, sono la maggioranza rispetto ai gruppi armati, dice Riyadh. Peccato che della cronaca dall'Iraq solo di questi ultimi arrivano le notizie, pronte a giustificare l'intervento pesante delle forze armate statunitensi e della "coalizione" in territorio iracheno. Ma appunto, così spiegando il dr. Riyadh, gli stessi gruppi pacifici cercano di ricostruire e rimediare alle immense distruzioni che hanno dovuto subire nel loro Paese.

"Abbiamo subìto 3 grandi guerre. Nell'80 quella contro l'Iran, nel 1991 la 'Guerra del Golfo', e nel 2003 quella che ha destituito Saddam Hussein dal governo dell'Iraq.
L'Iraq ha molte risorse, ha petrolio, ha minerali; la nostra posizione nel Medio Oriente è molto importante per il problema della pace e per le ricchezze. Il precedente regime ha abusato di queste ricchezze e le ha usate soprattutto per la guerra. Abbiamo subito anche 8 anni di embargo che hanno influito sui nostri servizi e sulla nostra rete sociale. Noi non stiamo vivendo una democrazia da almeno 35 anni."

Una rete sociale da ricostruire, spezzata dall'embargo, dalla guerra attuale e dal passato regime che privilegiava i rapporti di forza al benessere della popolazione. E per questa ricostruzione la stessa "resistenza pacifica" si muove: si stanno costituendo gruppi e organizzazioni non governative e un sistema di "consigli" nei quartieri e nei comprensori; hanno cominciato a togliere tutte le armi dalle strade di Baghdad; a migliorare la sicurezza, a fornire l'istruzione, a far funzionare gli ospedali, agendo in prima persona e con i propri mezzi.
Un episodio sconcertante salta fuori, proprio dalla descrizione delle attività dei gruppi pacifici iracheni: "gli occupanti" - afferma Riyadh - "non hanno pensato alla sicurezza della centrale atomica di Baghdad; saccheggiatori hanno portato via numerosi barili di materiale radioattivo e lo hanno versato nel fiume Tigri; e siccome questi barili erano in alluminio, li hanno poi venduti ai contadini, che li hanno usati per mettervi dentro i loro prodotti." Uno dei compiti dei gruppi allora è stato anche di bonificare l'ambiente dall'inquinamento radioattivo così prodotto - e a tutt'oggi, dei 40 barili sottratti ne hanno potuti recuperare 35.

"Il popolo iracheno ha pazienza, ma la pazienza è limitata. Per 6 mesi a cominciare dall'ingresso degli americani nell'Iraq nel marzo del 2003, non ci sono state violenze. Il popolo iracheno sperava in un futuro migliore e nella possibilità di avere quei servizi che per lungo tempo non avevano più avuto. Questo aveva messo il popolo iracheno in una condizione di accettazione ma siccome questo non è avvenuto la "resistenza" ha cominciato ad emergere."
"Abbiamo nel nostro Paese due tipi di resistenza: una resistenza che usa le armi, e la resistenza che lavora per la pace. La resistenza che usa mezzi pacifici è molto più presente di quella che usa le armi."
"Abbiamo cercato di chiedere agli occupanti di cominciare a rispettare la legge del diritto internazionale, le convenzioni e le risoluzioni delle Nazioni Unite; abbiamo incominciato a ricostruire le scuole, a ripulire le strade e a ricostruire gli ospedali."

Non è un'utopia anzi è una cosa molto concreta la possibilità di ripristino della democrazia nel Paese: "La democrazia potrà essere ricostruita in Iraq solo dopo avere affrontato il problema della sicurezza, ricostruendo e riformando un'Assemblea nazionale, un governo. Questa non è teoria, perché se si vuole ricostruire la democrazia è necessario dare al popolo dei servizi. Noi dobbiamo continuare a batterci perché gli occupanti rispettino i diritti umani."

Il dott. Riyadh Al-Adhadh ha trattato ancora altri argomenti, dalle condizioni precarie dei prigionieri, alle riflessioni in previsione delle future elezioni nel Paese: "La sicurezza in Iraq non potrà essere migliorata attraverso l'uso straordinario della forza armata. La sicurezza non potrà essere migliorata se non con le trattative e la discussione. E' necessario da parte degli eserciti stranieri, che venga data un'idea chiara di cosa hanno intenzione di fare.
Tutti gli Iracheni desiderano partecipare a queste elezioni, questo è uno dei primi passi per riuscire ad uscire fuori dall'occupazione".

Note: Le immagini delle iniziative di "Diritti in Festa"
Il nuovo sito dei "Berretti Bianchi". Cliccare su "Appuntamenti" per il calendario delle iniziative legate alla presenza del dott. Riyadh Al-Adhadh in Italia.
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