Transito nucleare e blocco del porto
Ancora una volta ritorna purtroppo di attualità l'allarme di PeaceLink sul rischio nucleare.
Il sottomarino nucleare statunitense Greeneville e una nave scuola giapponese si sono scontrati al largo dell'isola di Oahu, nell'arcipelago delle Hawaii. Sembra che il sottomarino nucleare non abbia perso materiali radioattivi ma saranno le indagini a far emergere i dettagli di questo episodio. La nave giapponese, che trasportava 35 persone, tra le quali 13 studenti e alcuni professori, è colata a picco e nove sono, al momento, i dispersi: quattro studenti due istruttori e tre marinai.
E' preoccupante constatare che i sistemi di sicurezza "infallibili", ossia quei sensori elettronici che dovrebbero avvisare della presenza di ostacoli o natanti, non hanno funzionato. Quelle garanzie, decantate dai sottosegretari che rispondono alle interrogazioni parlamentari, hanno clamorosamente fallito, a dimostrazione che nessuna tecnologia è totalmente e "intrinsecamente sicura".
Perché questo fatto può interessare Taranto?
Perché chiama in causa le norme di sicurezza in caso di "transito nucleare". Ci interessa perché, se la nuova base navale diventasse area di frequente transito di unità a propulsione nucleare, il porto commerciale dovrebbe fermarsi spesso. Fino a ora PeaceLink ha lanciato l'allarme per i rischi ambientali del transito nucleare, ma ora è bene - alla luce dell'episodio del Greeneville - soffermarci sull'impatto economico negativo che una base navale nucleare avrebbe sul rallentamento del transito commerciale nel porto di Taranto (o sulla sua conduzione in condizioni di rischio in violazione delle norme a cui facciamo riferimento).
Questo aspetto non era stato preso in considerazione dal Consiglio Comunale di Taranto e dal Sindaco, nella seduta monotematica di settembre scorso sul rischio nucleare. Tale assenza di valutazione non è stata frutto di cattiva volontà ma è stata causata dal segreto militare che vieta (anche al Sindaco o al Consiglio Comunale o ai parlamentari) di conoscere le norme che vengono imposte al traffico commerciale quando transita una unità militare a propulsione nucleare: il porto si deve fermare.
A meno che, in nome del profitto e dell'incoscienza, non si violino le norme che impongono il blocco del traffico commerciale in caso di "transito nucleare".
L'incompatibilità fra una base nucleare e un porto commerciale è testimoniata dal fatto che negli Stati Uniti porti commerciali e porti militari sono separati e non coesistono nella stessa città. A Taranto andiamo verso la direzione opposta.
Pertanto è interesse della città - e facciamo appello al Sindaco perché se ne faccia interprete - che in futuro le "visite nucleari" non aumentino ma diminuiscano. E' un interesse oltre che ecologico anche economico avere una città denuclearizzata.
RISERVATO
MARINA MILITARE
Comando in Capo del Dipartimento Militare Marittimo Alto Tirreno La Spezia
Ottobre 1999
Manovra di entrata e di uscita dal porto
Misure da applicare allo scopo di evitare incidenti e pericoli di collisione durante la manovra di unità militari a propulsione nucleare
- Unità a propulsione nucleare:
- Unità militari convenzionali: il traffico sarà sospeso.
- Unità mercantili: il traffico sarà sospeso.
(a) MARIDIPART provvederà a:
- richiedere alla Capitaneria di Porto la sospensione del traffico precisando inizio e durata della sospensione;
- concorrere con i mezzi navali del GRUPNUL, su eventuale richiesta della C.P., al pattugliamento di cui al successivo sottocomma (b).
- ritardare la partenza delle unità mercantili;
- far ritardare il traffico in partenza e far sostare il traffico in arrivo fuori dal porto ed in posizione tale da non intralciare la manovra dell'unità militare a propulsione nucleare;
- effettuare un servizio di pattugliamento per controllare l'osservanza da parte di tutti i natanti delle norme sopra indicate.
Se quindi l'unità nucleare volesse o dovesse mantenere il riserbo, che si fa? Verrebbero violate le norme di sicurezza della stessa Marina Militare? Se così fosse, un incidente come quello del Greeneville sarebbe da mettere nel conto, nei confronti ad esempio di una petroliera nelle acque di Taranto.
Chiediamo al Sindaco che questa faccenda - tutta italiana in quanto negli Usa porti militari e porti civili come si è detto non convivono nella stessa città - la si possa chiarire sia nell'interesse di chi ha a cuore l'ambiente sia nell'interesse di chi ha a cuore le sorti economiche della città.
Per noi l'unica soluzione è quella di chiedere un futuro non nucleare per questa città già tanto inquinata e a forte rischio ambientale.
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