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Parisi va a tutta Quirra

Il ministero della Difesa ha deciso di ampliare il poligono militare situato nel centro della Sardegna, trasformandolo in un «centro d'eccellenza» tecnologico al servizio dell'industria militare, ma anche in una base d'appoggio per missioni di guerra. E intanto tra la popolazione crescono i casi di tumore
29 luglio 2007
Costantino Cossu
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Sindrome di Quirra. Si chiama così la malattia che nella vastissima area occupata dal poligono militare più grande d'Europa, tra Barbagia e Ogliastra, nella Sardegna centrale, uccide civili e militari e fa nascere bambini deformi. Non ne parla nessuno. I media tacciono una situazione che è invece drammatica. Per denunciare il silenzio e chiedere che si faccia subito qualcosa, il senatore dei Verdi Mauro Bulgarelli ha presentato, una decina di giorni fa, un'interrogazione parlamentare. Un dossier con i dati sinora raccolti dopo diverse indagini epidemiologiche (nessuna in realtà del tutto esauriente) è stato reso noto nei giorni scorsi dalle associazioni di base che a Quirra si battono per la chiusura del poligono.
Il documento rende noti per la prima volta i progetti di potenziamento della base già decisi dal ministero della Difesa. Quirra dovrà diventare un grande poligono aerospaziale da rendere disponibile alle industrie delle armi di tutto il mondo. «Un disegno - secondo le parole del sottosegretario alla Difesa Emidio Casula - che farà della Sardegna un centro d'eccellenza tecnologica di prim'ordine, capace di attrarre investimenti e lavoro altamente qualificato da tutto il globo». Il potenziamento prevede la sperimentazione di aerei senza pilota e di sistemi d'arma a guida laser, nonché test di prova sui motori per le nuove generazioni di veicoli aerospaziali recuperabili, gli space-shuttle. Ma del piano fa parte anche la costruzione di un aeroporto e la creazione di una «striscia tattica», ossia di un'area limitata della base da utilizzare come appoggio per missioni di guerra operative. Fatto di una gravità eccezionale, perché modificherebbe la natura stessa del poligono: si andrebbe ben oltre le finalità puramente addestrative e di sperimentazione di sistemi d'arma che sinora Quirra ha avuto.
«E' in corso un braccio di ferro - si legge nel dossier dei gruppi di base - tra Regione Sardegna e governo. La Difesa non solo vuole mantenere attivi e disponibili tutti i grandi poligoni e l'aeroporto di Decimomannu; punta anche ad ingrandire e a potenziare Quirra. La Regione prova a barattare il potenziamento di Quirra con la graduale dismissione delle basi di Capo Frasca e di Teulada». Per dimostrare che le cose stanno davvero così, il dossier riporta le dichiarazioni rese da Renato Soru di fronte alla commissione Difesa della Camera il 31 gennaio di quest'anno: «Proprio perché vogliamo fare la nostra parte, abbiamo cercato di valutare la presenza dei militari e le necessità più impellenti: abbiamo compreso che il poligono di Quirra è quello su cui si è maggiormente investito, il più grande di tutti e probabilmente quello più dotato di tecnologie e maggiormente utile al nostro sistema di difesa. Riteniamo, quindi, di poter dare la nostra collaborazione ospitando il poligono e favorendo le sue ulteriori necessità di investimento e di spazio. Siamo disponibili a offrire tutta la nostra collaborazione per quel sito. Abbiamo bisogno però che sia fissata una data precisa entro la quale saranno abbandonati i poligoni di Capo Teulada e di Capo Frasca». Al momento però, passati quasi sei mesi, mentre a Quirra il piano di potenziamento è già partito, non è stata fissata alcuna scadenza per la dismissione di Capo Teulada e di Capo Frasca (al contrario, proprio pochi giorni fa Arturo Parisi ha dichiarato in commissione Difesa che di mollare i due poligoni non se ne parla nemmeno).
«Gli interessi che gravitano intorno a Quirra - denuncia il dossier dei gruppi di base - sono giganteschi. Con i suoi 11.600 ettari la base è attrezzata per le prove sui sistemi d'arma più moderni, sofisticati e letali. Viene massicciamente utilizzata sia dai governi (per il 56 per cento del tempo) sia dall'industria militare privata (per il 44 per cento). Una micidiale combinazione militare-industriale che non ha certo problemi a sopportare il costo di 50 mila euro l'ora per l'affitto delle strutture della base». «Tutto questo - prosegue il documento - comporta conseguenze sanitarie (tumori e malformazioni) ed economiche (espropri, povertà, emigrazione) pesantissime per le popolazioni che vivono in quell'area e anche per i militari che ci lavorano».
«A partire dal 2001 - si legge nel documento - denunce di medici di base hanno evidenziato che tra la popolazione che vive dentro il perimetro della base un tasso di tumori emolinfatici nettamente superiore rispetto sia alla media regionale sia a quella nazionale. Lo stesso vale per il tasso di bambini che nascono con malformazioni genetiche».
Il dossier riporta i dati raccolti da un gruppo di ricercatori dell'università di Pavia, dai quali risulta la presenza di nanoparticelle di metalli pesanti (originate dalla combustione o dall'impatto dei missili lanciati durante le esercitazioni) sia nei tessuti di animali prelevati a Quirra e nati malformati sia nello sperma di militari che operano nella base. Ma poi ci sono anche l'inquinamento magnetico originato dai potentissimi radar utilizzati nel poligono e il sospetto che tra le armi usate durante le attività di addestramento ci siano, o ci siano stati, proiettili all'uranio impoverito. Sospetto suffragato dal fatto che le patologie tumorali a Quirra sono esattamente le stesse provocate dalla cosiddetta sindrome dei Balcani.
«Portare in Sardegna - conclude il dossier dei gruppi di base - attività strategiche importantissime come la realizzazione dei motori degli shuttle o i test di armi innovative di punta farà della regione sempre di più un territorio asservito ai giganteschi interessi legati all'industria mondiale delle armi e una fondamentale retrovia per tutte le guerre future». Tra due anni alla Maddalena ci sarà il G8. E' evidente che la questione Quirra non potrà rimanere fuori dagli obiettivi della mobilitazione.

Note: In Sardegna
Poligoni di terra e di mare

Il Poligono sperimentale e di addestramento interforze del Salto di Quirra (Pisq) si trova tra Cagliari e Nuoro, nella parte sud-orientale dell'isola, dove si estende un vasto altopiano chiamato «Su Pranu», meglio conosciuto come «Salto di Quirra». La base è divisa in due grandi sottosistemi: un «poligono a terra», con sede a Perdasdefogu, dove si trova il Comando, e un «poligono a mare», con sede a Capo San Lorenzo, dove ha sede il distaccamento del Pisq. Il «poligono a terra» occupa una superficie di circa 12000 ettari. Il «poligono a mare», invece, occupa una superficie di circa 2000 ettari e si estende per quasi 50 km lungo il tratto sudorientale della costa sarda, compreso fra Capo Bellavista e Capo San Lorenzo.


Uranio impoverito in Sardegna
Anni di sospetti, denunce e archiviazioni

Sono anni che i cittadini di Quirra e Perdasdefogu denunciano casi anomali di tumori e malformazioni, anche negli animali. Malattie che vengono attribuite alle numerose esercitazioni militari e al sospetto utilizzo di proiettili con uranio impoverito. Accuse sempre smentite dai vertici militari e dal ministero della Difesa, secondo il quale l'Italia non possiede e non utilizza questo tipo di armamenti. Anche la procura militare di Cagliari ha escluso l'impiego di munizioni all'uranio impoverito nei poligoni. Ma ora sulla vicenda indaga la neoistituita commissione di inchiesta sull'uranio impoverito, presidente la rifondarola indipendente (e storica pacifista nonché tra le fondatrici del manifesto) Lidia Menapace, vicepresidente il verde Mauro Bulgarelli (che ha anche presentato un'interrogazione parlamentare e da tempo si occupa delle questioni relative all'uranio impoverito, delle servitù militari in Sardegna e delle basi americane nel nostro paese).

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