Disarmo

Lista Disarmo

Archivio pubblico

Con Bush le forze speciali erano a fianco dei Tuareg e algerini, con Obama si è sostenuto il governo del Mali contro la Tuareg

Operazione Serval: un nuovo avatar per il sistema Françafrique. Le armi dei ribelli e quelle degli alleati nella guerra in Mali

Pertanto sono rari i commenti che mettono in discussione la decisione francese; al contrario, è piuttosto ben accolta dagli attori internazionali desiderosi di mostrare il loro sostegno al governo francese.
20 gennaio 2013

Soldati francesi

L'intervento della Francia in Mali era proprio necessario? Almeno è stato ben preparato? Aiuto o neocolonialismo? L'Algeria è stata colpita, dobbiamo temere una diffusione del conflitto?
Sul quotidiano francese “Le Monde” le risposte di analisti e storici in questioni geostrategiche, sono diverse.
http://www.lemonde.fr/idees/ensemble/2013/01/17/une-intervention-au-mali-bien-preparee_1818748_3232.html

In particolare nell’articolo “Un nouvel avatar de la Françafrique” http://www.les-renseignements-genereux.org/var/fichiers/brochures-pdf/broch-franca-20080217-web-a5.pdf (il sistema di interessi neocoloniali anche dopo il dissolvimento del impero africano francese), il politologo e professore di geopolitica presso l'Istituto di Relazioni Internazionali Michel Galy, scrive che “la guerra africana di Francois Hollande era già cominciata in Mali.
Mentre gli strateghi, i politici e gli umanitari si mobilitano sul Medio oriente e la Siria, la Francia interviene in Africa. Lasciamo perdere per qualche istante, per una analisi più serena, il pesante catechismo diplomatico- comunicativo, che vuole che la Francia sia intervenuta -a sostegno di - e - su richiesta di -, l’intervento a Bamako senza un mandato, per distruggere il potere del capitano Sanogo e disperdere i Tuareg nel Sahel, può in seguito rivelarsi un doppio errore”.

In Siria, infatti, ai jihadisti vanno le armi degli Stati Uniti, Gran Bretagna, Turchia, Francia e paesi arabi, che appoggiano e finanziano l'opposizione al presidente Bashar Al-Assad.
“Sappiamo infatti da fonti ben informate che la maggior parte delle armi inviate in Siria dagli Usa e dai loro alleati allo scopo di rovesciare il regime di Bashar Assad stanno finendo nelle mani di estremisti islamici del tutto simili ai mujaheddin afghani degli anni ’80.”
http://www.pinoarlacchi.it/it/rassegna-stampa/articoli/806-siria-il-caso-delle-armi-ai-ribelli

La stessa cosa sta accadendo con i nuovi “nemici”. Con Bush le forze speciali erano a fianco dei Tuareg e algerini, con Obama si è sostenuto il governo del Mali contro la Tuareg.
“Piuttosto, la catastrofe che si svolge ora in Mali è il risultato inevitabile del modo in cui la guerra globale al terrorismo è stata inserita nel Sahara-Sahel dagli Stati Uniti, di concerto con agenti dei servizi segreti algerini, dal 2002”.
http://www.newint.org/features/2012/12/01/us-terrorism-sahara/

E’ stato l’ex presidente francese Sarkozy ad aver aiutato il ritorno in Mali dei guerriglieri Tuareg al soldo di Gheddafi, con la speranza di ottenere la liberazione degli ostaggi francesi in mano all'organizzazione AQMI, rispondendo al duplice obiettivo di farsi rieleggere in Francia, e contenere l’espansione di Aqmi in una regione strategica per le sue risorse minerarie. http://www.humanityjournal.org/blog/2012/05/malis-rebels-and-their-fans-suffering-and-smiling

Le due risoluzioni del Consiglio di sicurezza, la 2071 del 12 ottobre e 2085 del 20 dicembre 2012, impegnava i paesi dell’ONU a rispondere alla richiesta del governo maliano per il dispiegamento di una forza militare internazionale, ma l’intervento europeo prevedeva un aiuto militare quasi esclusivamente logistico (armi, informazioni, addestramento) e non un intervento diretto.
Questo doveva essere quasi interamente affidato ai soldati africani dell'Ecowas (Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale), anche se la Francia invia le sue Forze Speciali in Mali dal primi mesi del 2012.
Il 9 ottobre 2012, il Segretario generale dell'ONU aveva nominato Romano Prodi, l'ex presidente del Consiglio italiano ed ex Presidente della Commissione europea, come inviato speciale per il Sahel. Sempre nell’ottobre 2012, il Movimento nazionale di Liberazione dell’Azawad, si era rivolto a Romano Prodi affinché facesse tutto il possibile per fermare le uccisioni di civili nel Mali ad opera dell’esercito di Bamako. Un mese dopo, a novembre, Romano Prodi era intervenuto al Consiglio di Sicurezza al Palazzo di Vetro, affermando che bisognava “mostrare un impegno concreto, e portare al più presto aiuti umanitari nella regione”.
http://www.franceonu.org/france-at-the-united-nations/geographic-files/africa/mali-1202/article/mali

Tutto è iniziato il 22 marzo 2012, quando vi è stato il colpo di stato nel paese africano per rovesciare il regime di Amadou Toumani Touré, da parte del leader dei militari maliani, il capitano Amadou Sanogo (ufficiale addestrato dagli americani nell’ambito di uno dei programmi promossi da Washington per sostenere i governi locali nella lotta contro la branca di Al Qaida nel Maghreb).
Il colpo di stato fu condannato dalla comunità internazionale (ECOWAS, AU, UE, Francia) tanto che Francia e Banca mondiale avevano sospeso gli aiuti.
Le cause del colpo di stato erano state messe in relazione con il malcontento dell'esercito e in particolare con la lotta contro il movimento Tuareg MNLA (Movimento Nazionale per la Liberazione del Azawad) http://www.mnlamov.net/
Bisogna tenere presente che i confini statuali del Mali furono stabiliti artificialmente in epoca coloniale (l’indipendenza del Mali dalla Francia avvenne nel 1960) attraverso una divisione tra l’arido deserto del Sahara, abitato da popolazioni nomadi di origine araba e berbera (l'Azawad, il territorio settentrionale del Paese), e le regioni meridionali del paese popolate da abitanti di pelle nera. Nonostante l'esistenza di grandi giacimenti di petrolio, uranio, oro e fosfati, i tassi di povertà nel nord del Mali restano tra i più elevati al mondo, e le regioni settentrionali sono sempre state emarginate dalla vita sociale del Mali, politica ed economica. La storia dei Tuareg in Mali è caratterizza da momenti di repressione e di negoziazione (1963, 2000, 2009) con i governi che non hanno mai organizzato l’apparato dello Stato, anzi in alcuni casi hanno permesso e approfittato delle attività criminali, e le loro rivendicazioni non riguardavano solo la parità dei diritti e integrazione nell’apparato statale, ma l'indipendenza.
Nell’aprile 2012 Mnla proclamava l’indipendenza dell’Azawad con un documento nel quale si faceva riferimento al principio di autodeterminazione dei popoli, precisando che il nuovo Stato avrebbe rispettato i confini dei paesi limitrofi e la carta delle Nazioni Unite, e che sarebbe stato governato secondo principi democratici. All’interno della coalizione che ha guidato la rivolta Tuareg vi sono almeno due tendenze politiche, una laica, quella del MNLA, e una che ha come obiettivo imporre la Sharia in uno stato teocratico, il movimento Ansar Dine, infine è da considerare la presenza di AQIM (Al-Qaeda nel Maghreb Islamico) http://www.leblogfinance.com/2012/11/mali-vers-un-scission-aqmi-ansar-dine-selon-lalgerie.html

Tuareg

Secondo Mathieu Guidère, professore dell’Università di Ginevra, specialista del mondo arabo e di islam, i ribelli hanno un arsenale ottenuto da tre fonti: 1) dall’arsenale libico, per lo più armi leggere, kalashnikov, mitragliatrici, pick-up, veicoli utili per gli spostamenti nel deserto, alcuni razzi e missili terra-aria che non sarebbero del tutto operativi, 2) in seguito alla disfatta dei militari di Bamako, che nella ritirata hanno abbandonato le basi con le armi e i veicoli e 3)a fine agosto 2012, i miliziani si sono allora preparati a un possibile intervento comprando armi nel mercato nero, avvicinando tutti i trafficanti della regione, in particolare nigeriani, ciadiani e libici. Gli acquisti sono stati finanziati grazie ai traffici, di droga e di ostaggi, orchestrati dai gruppi criminali.
Tra queste armi se ne trovano molte di fabbricazione russa. “Nel timore di un intervento occidentale – sostiene Guidère – la Russia ha lasciato ai propri mercanti vendere di tutto in Africa. http://omfglol.in/malian-rebels-overrun-garrison-town-and-advance-towards-capital.html
Il 14 gennaio 2013, dopo tre giorni dall’inizio dell’intervento francese in Mali, il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha spiegato che il suo Paese "doveva intervenire urgentemente, altrimenti non vi sarebbe più stato il Mali, ma uno stato terrorista" e si è felicitato con l'Algeria che ha autorizzato il sorvolo del suo territorio. Secondo il ministro l'invio di truppe francesi nel paese africano si è svolto nel quadro delle risoluzione Onu, e "non vi è nessuno Stato che abbia protestato".
Dunque ONU ed Europa hanno consegnato la risposta internazionale ad un intervento unilaterale. Alla luce dei recenti sviluppi in Mali, il 17 gennaio 2013, i ministri degli Affari Esteri europei hanno deciso di accelerare il dispiegamento della missione di addestramento militare in Mali (EUTM Mali)
http://www.consilium.europa.eu/homepage/highlights/the-eu-accelerates-the-deployment-of-its-training-mission-in-mali?lang=it

I paesi del G8 il 14 gennaio hanno approvato l'intervento francese in Mali e hanno chiesto l'applicazione della risoluzione 2085, in particolare il dispiegamento immediato della forza internazionale, per la maggior parte africana. La NATO tramite il suo portavoce, ha sottolineato che l'operazione in corso è stata decisa dal governo francese, e non c'è stata una discussione in seno all'Alleanza riguardo a questa crisi.
Dopo l’attacco del 17 gennaio al sito petrolifero di In Amenas del consorzio Sonatrach-BP-Statoil, a Tiguentourine nel Sud-Est dell'Algeria, da parte di un gruppo di jihadisti, la situazione si mostra caotica.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-19/algeria-assedio-finito-cercano-100155.shtml?uuid=AbAaAsLH

impianto gas a In Amenas

Gerald Horne, uno storico afroamericano professore presso l' Università di Houston, ha detto che "Quello che Mr. Holland sta facendo è allargare e peggiorare il problema esistente. Il problema è che quando i cadaveri torneranno a Parigi, la popolazione si rivolterà contro Holland per vendicarsi, e lui sarà sicuramente cacciato via come lo è stato Sarkozy”
http://rt.com/news/mali-ground-operation-us-231/

In Italia Emanuele Parsi, direttore dell'Alta scuola di economia e relazioni internazionali dell'Università Cattolica, ha scritto in “Le guerre inutili dell'Occidente” che “più diventavamo consapevoli della insufficiente efficacia dello strumento militare e più ci abbiamo fatto ricorso: in parte perché le circostanze lo consentivano in virtù della nostra straordinaria superiorità logistica e tecnologica; in parte perché non sapevamo che altro fare in assenza di un'altrettanto rampante superiorità politica”.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-18/guerre-inutili-occidente-080417.shtml?uuid=AbnAjVLH

Stando alle dichiarazioni dei ministri Terzi e Di Paola, l'Italia ha deciso di aiutare l’intervento militare francese in quanto è “perfettamente in linea con la risoluzione 2085 del Consiglio di sicurezza dell'Onu ed è indispensabile per arginare l'avanzata dei movimenti estremistici”, e sta valutando i termini del suo apporto logistico.
Il presidente Francois Hollande, che ha subito ringraziato Roma per il supporto, ha ipotizzato che l’Italia metta a disposizione anche i suoi droni predator.
Per quanto riguarda gli aeroporti militari si torna infatti a parlare della possibilità di permettere l'utilizzo di una o più basi aeree ancora da individuare tra quelle di Trapani (la più plausibile), Gioia del Colle (Bari), Brindisi, Amendola (Foggia). Inoltre, in attesa della definizione dei dettagli per quanto riguarda la missione di addestratori militari da inviare nel Paese africano, dovrebbe essere assicurata la fornitura di alcuni aerei da trasporto militari, presumibilmente due C-130, per il trasferimento in loco di truppe, mezzi e materiali.

La Francia ha messo in campo il suo arsenale più significativo: non ha una grande forza di droni, per cui ha messo in volo droni Harfang MALE sviluppati da EADS, Francia, e Israel Aerospace Industries (IAI), elicotteri d’attacco Gazelle armati di missili HOT, monomotori Mirage 2000D armati di bombe a guida laser (decollati da N'Djamena, in Ciad) e Mirage F1CR a Bamako (Mali), bimotori Rafale (decollati dalla francia), navi cisterna per rifornimento in volo KC-135, velivoli da trasporto tattico C-160 Transall C-130 Hercules, aerei da pattugliamento marittimo Atlantic-2 con sede a Dakar, impegnati in missioni di raccolta di informazioni e ascolti ottici.
Sul terreno, le truppe sono arrivate a Bamako - dalla Costa d'Avorio, Ciad e Francia. Le Forze speciali francesi in prima linea:
http://www.lesechos.fr/economie-politique/monde/actu/0202511878731-mali-comment-fonctionnent-les-forces-speciales-francaises-530216.php

Come scrive il sole 24ore nell’articolo “A fianco delle truppe francesi ci sono Londra e Washington”, la Francia ha bisogno del sostegno militare degli alleati,
“La presenza statunitense nell'area è parcellizzata e poco visibile ma costituisce una rete che monitora il territorio e intercetta le comunicazioni grazie alle sofisticate apparecchiature utilizzate da velivoli a turboelica civili, o comunque senza insegne, del tipo Pilatus PC-12 e King Air dispiegati in alcune basi. A volte piste isolate situate in zone desertiche, in altri casi aree di aeroporti internazionali come quella utilizzata da un distaccamento aereo di forze speciali nello scalo di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso.”
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-13/fianco-truppe-francesi-sono-201559.shtml?uuid=AbFppyJH

E’ chiaro che la strategia francese non è quella di rimanere da sola, ma vuole creare un esercito per il Mali attraverso EUTM (European Union Training Mission), il Misma.

E’ del 27 dicembre 2012 il documento “l’Articulation between MISMA and EUTM? The international support mission for Mali under.”
http://www.grip.org/sites/grip.org/files/NOTES_ANALYSE/2012/na_2012-12-27_fr_b-rouppert.pdf

A seguito dei lavori della riunione straordinaria tenutasi a Bamako 15-16 gennaio, quattro paesi Niger, Nigeria, Burkina Faso e Togo manderanno tra giovedì e martedì le loro truppe di terra a Mali. E’ stato il presidente del Joint Chiefs of Staff ECOWAS,il generale Soumaila Bakayoko, capo di stato del personale delle forze di difesa della Costa d'Avorio, ad annunciare l'inizio effettivo del funzionamento del Misma (International Mission Support Mali) per venerdì 18 gennaio per concludersi il 28 novembre 2013.

Infine c’è da chiedersi se c’è consenso intorno al sorprendente intervento francese in Mali.
L’operazione francese "Serval" in Mali ha sorpreso molti e per una buona ragione: niente lasciava presagire una tale serie di eventi, dopo un lungo anno di negoziati multilaterali improntati ad una prudenza diplomatica e militare sacralizzata all'estremo. Pertanto sono rari i commenti che mettono in discussione la decisione francese; al contrario, è piuttosto ben accolta dagli attori internazionali desiderosi di mostrare il loro sostegno al governo francese. Questo documento cerca di far luce su questioni che rischiano di essere sollevate nei prossimi giorni o settimane a venire.
http://www.grip.org/sites/grip.org/files/NOTES_ANALYSE/2013/na_2013-01-15_fr_b-rouppert.pdf

Articoli correlati

PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)