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L'impegno di una suora di 85 anni

Sister Megan Rice, liberata dalla prigione, pensa a un maggiore impegno antinucleare

Appena uscita di prigione la suora Megan Rice ragiona già su come rilanciare il suo impegno per la causa antinucleare.
William J. Broad

Per più di un anno, l'ottantacinquenne Sister Megan Rice, una suora cattolica della società del santo bambino Gesù (Society of the Holy Child Jesus), ha potuto intravedere il luccichio del World Trade Center (si fa riferimento al grattacielo chiamato anche Freedom Tower inaugurato nel 2014, NdT) dal suo alloggio: il Metropolitan Detention Center, una prigione federale sulla costa di Brooklyn.

Così quando la Volvo nella quale stava viaggiando una mattina della settimana scorsa ha raggiunto la sommità del ponte di Verrazzano e il grattacielo divenne visibile l'effetto è stato notevole.
“Accidenti”, esclamò Sister Rice. Dissetandosi con lo scenario e col panorama di New York Harbor ha aggiunto: “Abbiamo fatto già un bel pezzo di strada”.

Sister Megan Rice vicino all'Isaiah Wall nei pressi delle Nazioni Unite.

Era il suo quinto giorno di libertà dopo due anni dietro le sbarre a causa di un crimine per il quale lei non si sente dispiaciuta. Nel 2012 si unì ad altri due pacifisti che stavano spargendo sangue e scrivendo slogan contro la guerra in un impianto nucleare nel Tennessee che possiede abbastanza uranio arricchito da produrre migliaia di testate nucleari. Tutti e tre furono condannati e mandati in prigione. L'otto maggio scorso però una corte d'appello ha stabilito che lo Stato aveva esagerato nel formulare l'accusa di sabotaggio e ha ordinato la loro scarcerazione.

Dalla sua liberazione avvenuta il 16 maggio Sister Rice, una nativa di Manhattan, si è rimessa in contatto con la famiglia e gli amici così come con i dottori, gli avvocati e i giornalisti. Ha anche dedicato del tempo a visitare la cattedrale di St. Patrick e ha effettuato il suo primo acquisto: yogurt ghiacciato di burro di noccioline ricoperto di fudge (un dolce tipico americano,NdT) caldo.

Vestita con una tuta da allenamento che altri compagni di prigionia le avevano dato la suora si stava recando al quartier generale negli USA del suo ordine a Rosemont (Pennsylvania), un sobborgo di Philadelphia. Il programma consisteva in un incontro con i suoi superiori riguardo a un futuro nel quale lei ha in mente di continuare il suo attivismo antinucleare. Uno dei pericoli consiste nella possibilità che lo Stato impugni la recente sentenza della corte per tentare di rimandarla in prigione.

“Sarebbe un onore” ha detto Sister Rice durante il viaggio in macchina. “Buon Dio, cosa ci sarebbe di meglio che morire in prigione per la causa antinucleare?”

La sua famiglia e gli amici sono sembrati elettrizzati dalla sua fiera dedizione e dalla sua energia “agitatrice” nonostante il tanto tempo passato in carcere.
“È incredibile” ha detto una cugina dal quale la suora è ora alloggiata e che ha chiesto di rimanere anonima per evitare di attirare un'attenzione indesiderata. “Io sarei in uno stato semicomatoso”.

Al volante della Volvo durante il viaggio per Rosemont c'era Roberta Pyzel, una regista di New York che chiaccherava e scherzava con la sua amica Sister Rice e un giornalista trovandosi ad un certo punto a celebrare i meriti del cibo “da strada”. Pyzel ha esortato la suora a provare nuovi cibi: “Non puoi vivere di yogurt di burro di noccioline per tutta la vita”.

Sister Rice, magra ma apparentemente in salute, era di ottimo umore e ciarliera mentre parlava del suo ordine religioso, del suo radicalismo riguardo al tema nucleare, della sua vita in prigione e di cosa potrebbe accadere in futuro.

Persino prima di irrompere nel complesso nazionale di sicurezza Y-12 a Oak Ridge (Tennessee) Sister Rice era già stata arrestata decine di volte per atti di disobbedienza civile. Lei e altri pacifisti una volta avevano bloccato un camion che si dirigeva verso un sito di test nucleari nel deserto del Nevada. In due occasioni si è trovata a scontare delle condanne di sei mesi.
I pacifisti appartengono al movimento Plowshares un gruppo prevalentemente cristiano e non strutturato che ha come scopo l'eliminazione globale delle armi nucleari.

L'iniziativa del Tennessee ha avuto luogo un sabato sera del luglio 2012. Sister Rice, allora ottantaduenne, Michael Walli (63 anni) e Gregory Boertje-Obed (57 anni) hanno tagliato il filo spinato del complesso di Oak Ridge. Si sono poi fatti strada vero la parte centrale, piena di uranio, hanno sparso sangue umano sull'edificio privo di finestre e hanno scritto con lo spray degli slogan pacifisti sui muri, hanno preso a martellate la sua base di cemento e l'hanno avvolta con un nastro usato normalmente per delimitare i luoghi in cui è avvenuto un crimine.

Dopo essere stata ritenuta colpevole nel maggio 2013 Sister Rice fu condannata a tre anni di prigione mentre i due uomini furono condannati a cinque anni. Lei fu imprigionata prima in Tennessee, poi in Georgia e nel marzo 2014 fu mandata a Brooklyn, proprio sulla Gowannus Expressway.

La suora ha raccontato che un'unica grande stanza nella prigione di Brooklyn era arrivata a ospitare oltre cento donne. All'inizio di quest'anno The Daily News ha pubblicato un articolo che ha definito la prigione in questione un posto terribile (hellhole). Dopo la pubblicazione alcuni prigionieri sono stati spostati. “Il linguaggio mi ha infastidito” ha detto Sister Rice “ma altrimenti nessuno avrebbe prestato attenzione”.

Ha detto poi che una squadra legale molto in gamba, lavorando senza percepire un compenso, si era materializzata dal nulla per combattere l'accusa di sabotaggio formulata dallo Stato nei suoi confronti. La decisione che ha ribaltato la situazione in questo mese è stata vista essenzialmente come una novità giuridica.
Sister Rice ha detto della protesta che: “L'iniziativa doveva avvenire”. “È andato tutto a posto, in modo imprevisto. Questa è la cosa incredibile”.

Sister Rice ha detto di non aver avuto accesso alla sua e-mail in prigione ed è venuta a sapere del suo rilascio non dai suoi avvocati o dalla famiglia, ma da una trasmissione radio della BBC alle tre di mattina. Incredula, ha ascoltato nuovamente la trasmissione alle quattro del mattino.

“Ho iniziato a fare le valigie” ricorda “caso mai la notizia si fosse rivelata vera”.

Sister Rice ogni tanto interrompeva il suo resoconto per fare o ricevere telefonate usando cellulari presi in prestito, incluso un vecchio modello a conchiglia.
“Va tutto bene” ha detto al telefono quando la Volvo si stava avvicinando a Philadelphia. “Avrei molte storie divertenti da raccontare. Staremo insieme e le racconterò tutte. OK, tanti saluti cara e tanta allegria”.
Interrogata sulle cose della prigione che le mancano ha parlato degli amici che aveva lì, specialmente una giovane donnna che le aveva dato delle lezioni sulla sopravvivenza in prigione. “È stata il mio guru” ha detto Sister Rice.

Quando la Volvo stava viaggiando per la Pennsylvania ha spiegato lo scopo dell'incontro a Rosemont. Dopo la condanna di Sister Rice Sister Mary Ann Buckley, il capo del braccio americano dell'ordine religioso ha rilasciato una dichiarazione in cui si diceva che l'ordine intendeva “sostenere Sister Megan” in armonia con il “chiaro insegnamento” della religione cattolica contro la proliferazione delle armi nucleari.
L'incontro secondo Sister Rice doveva servire a “capire che cosa possiamo immaginare di fare quest'anno”. L'ordine, ha aggiunto, è stato fondato sulla filosofia che le suore avrebbero dovuto adattarsi alle necessità del loro tempo.

“Se puoi dimostrarlo” ha aggiunto “non c'è problema. Questo è il motivo per il quale non avevo preoccupazioni. Avevo una missione”.

Un po' dopo, sulla via di ritorno verso New York Sister Rice ha detto che l'incontro era andato bene. Era già ore in ritardo rispetto alla tabella di marcia e doveva fare un'apparizione televisiva in serata presso “The Rachel Maddow Show” della MSNBC.

Interrogata sui critici che sono fautori della pace per mezzo della forza Sister Rice ha ammesso che le armi nucleari hanno un certo potere intimidatorio, ma ha insistito sul fatto che gli USA, possedendo un vasto arsenale, stavano violando il loro impegno di disarmo globale e stavano corteggiando la catastrofe.
“Ciò fa sentire gli altri Paesi obbligati ad avere delle armi nucleari” ha detto, sostenendo poi la logica dell' “allora anche io”: “Se le avete voi, dobbiamo averle anche noi”.
La signora Pyzel, la guidatrice, assentiva di cuore. “È follia” ha detto.

Sister Rice ha aggiunto: “non vogliamo distruggere l'industria. Vogliamo trasformarla in qualcosa che sia utile. Cosa può essere meglio di fare qualcosa che incrementi la vita rispetto a qualcosa che la distrugga?”
Mentre la Volvo sfrecciava lungo la New Jersey Turnpike Sister Rice si è aggregata a una conferenza telefonica con il gruppo di Plowshares. Un gruppo composto da sei o sette persone che ha parlato per mezz'ora delle opportunità che il rilascio di Sister Rice e dei suoi due compagni presentava e sulla possibilità di attività pubbliche in Agosto per celebrare il settantesimo anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki.

“Per me” ha detto Sister Rice “ ciò che deve essere fatto è consolidare il fervore e la consapevolezza che sono cresciute, massimizzare il messaggio attorno a questa particolare azione”.

Alla fine quello stesso giorno portò delle notizie positive. Nel Cincinnati la corte d'appello degli Stati Uniti per il sesto circuito ha dato più tempo ai pubblici ministero per decidere se impugnare il ribaltamento della sentenza sui tre attivisti. La nuova scadenza è il 22 giugno.

Almeno per il momento Sister Rice è una donna libera.

Dopo una lunga giornata il grattacielo conosciuto come la Freedom Tower è ritornato in vista. Sister Rice e la signora Pyzel hanno tirato un sospiro di sollievo quando si stavano avvicinando all'Holland Tunnel, certe di avere tempo a sufficienza per arrivare agli studi della MSNBC al Rockfeller Center.

“Siamo ancora guidati” ha detto la suora, facendo riferimento a come le cose sempre finiscano per andare nel verso giusto. “È l'universo all'opera”.

Tradotto da Alessandro Stoppoloni per PeaceLink. Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.
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