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questa pandemia era stata prevista

L'industria bellica al tempo del coronavirus

è importante mostrare che l'Italia sia in grado di rispettare gli impegni che ha assunto a livello internazionale anche in presenza di migliaia di contagiati e morti
20 aprile 2020

Trasporto di bare

Lo stato di emergenza Covit-19 ha fatto emergere la fragilità del sistema sanitario e il cinismo confindustriale: si è capito che questa pandemia era stata prevista e che ci saranno altre crisi come questa. La privatizzazione del sistema sanitario ha indebolito la capacità di risposta all’epidemia e l’abbandono di produzioni ritenute poco redditizie ha mostrato l’orrore della decisione fra chi doveva sopravvivere.

Il lockdown, o meglio isolamento, risulta una farsa perché Confindustria si oppone alla chiusura di qualsiasi unità di produzione. Solo gli scioperi spontanei sono riusciti a svelare l’assenza di misure anti-virus nei luoghi di lavoro e la sospensione dei diritti dei lavoratori, visto che si trasformano i giorni persi a causa del virus in giorni di ferie. Il problema dunque non è come salvarsi dal virus, ma come salvare il profitto privato.

In particolare il settore militare, lautamente finanziato dallo Stato, per la prima volta ha dovuto rallentare la produzione grazie a un parassita (il virus è un parassita), e alla collera dei lavoratori.
Secondo l’agenzia di stampa internazionale Bloomberg, gli appaltatori della difesa USA hanno mantenuto in funzione la maggior parte degli impianti e hanno chiuso solo per qualche giorno per pulire le strutture.

E’ il caso di Lockheed Martin che ha nel governo degli Stati Uniti il suo più grande cliente. La rivista economica Forbes ha quantificato i ricavi di LM in 58,1 miliardi di dollari nel 2019 che possono essere suddivisi in termini di clienti in 3 categorie: Governo degli Stati Uniti - 40,7 miliardi (70%); Clienti internazionali 16,3 miliardi (28%) e Altri 1,2 miliardi (2%).
Lockheed Martin ha dichiarato di voler proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori e di voler continuare con una produzione che serve per la sicurezza nazionale. Per la nazione ha donato l’uso di strutture e velivoli per stoccaggio, distribuzione e test di forniture mediche.

Qualcosa però non ha funzionato se anche in presenza di regolamenti e protocolli scritti, orari di lavoro flessibili e possibilità di lavorare in remoto, vi sono stati lavoratori risultati positivi e purtroppo anche deceduti. Una petizione online di change.org chiede a Lockheed Martin di chiudere la struttura di White Settlement-Fort Worth. Lo stabilimento di Fort Worth, quello che produce gli F-35, non ha mai subito interruzioni. In Giappone la sua produzione ha subito una interruzione temporanea dal 9 al 13 marzo per poi tornare alla normale programmazione.

In Italia la produzione degli F-35 è stata dichiarata essenziale per cui, dopo la comunicazione di casi positivi e la sanificazione dello stabilimento, il lavoro ha ripreso con circa il 20% dell’organico. Il rientro totale avverrebbe su base volontaria. Cgil, Cisl e Uil hanno dichiarato che la produzione potrà continuare se saranno garantite le misure di massima sicurezza per i dipendenti. Per il ministro della difesa Guerini è importante mostrare che l'Italia sia in grado di rispettare gli impegni che ha assunto a livello internazionale anche in presenza di migliaia di contagiati e morti. Al 18 aprile2020 Piemonte e Lombardia sono state le due regioni con più delle metà di nuovi contagiati e rispettivamente con 2.200 e di 12.000 deceduti. Il 31 marzo il Dipartimento della Difesa USA ha assegnato a Lockheed Martin quasi 5 miliardi di dollari per contratti relativi all’F-35. Uno di questi introduce formalmente il Belgio nel programma multinazionale.

Boeing, alle prese con problemi finanziari, ha chiesto al governo un salvataggio per 60 miliardi di dollari diventando così un caso di studio. Boeing è una società che ha messo i profitti, i dirigenti e gli azionisti prima della pubblica sicurezza. Come per aziende simili non si contano abusi e sprechi di denaro pubblico. Solo nell’ultimo anno i 20 principali appaltatori della difesa hanno ricevuto 200 miliardi di contratti, 808 milioni di dollari in sussidi federali e altri 68,7 milioni di dollari in prestiti per salvataggi.

A seguito dello scoppio della crisi per coronavirus l’Aerospace Industrial Association ha chiesto al Dod di dichiarare l’industria della difesa “infrastruttura critica” in modo che le aziende potessero costringere i propri dipendenti a continuare a lavorare. I rappresentanti dei lavoratori di Bath Iron Works, cantiere navale gestito General Dynamics, hanno detto che i lavoratori sono “agnelli sacrificali per soddisfare le esigenza dei clienti”. Per far fronte alla crisi dovuta prima dalla cattiva gestione del programma 737 Max (346 persone morte in cinque mesi) e poi dal coronavirus, si sono ridotte le attività a Seattle (dipendenti trovati positivi). Ma se da una parte Boeing sta valutando la possibilità di tagliare migliaia di dipendenti attraverso pensionamenti o buonuscite nel settore commerciale, dall’altra incentiva la produzione militare grazie ai nuovi contratti sottoscritti con il Pentagono per lo sviluppo di droni per il rifornimento in volo in operazioni da portaerei.
Stessa cosa sta accadendo in Italia negli stabilimenti cantieristici di Fincantieri. Ha chiuso temporaneamente i suoi stabilimenti (morto un suo dipendente di Muggiano), ma sta pensando di potenziare il settore militare per compensare la frenata del comparto delle navi da crociera.
Per quanto riguarda il sito Boeing di Grottaglie (Taranto), il 12 marzo, dopo l’incontro del 9 marzo in cui si erano decise azioni quali sanificazione, igienizzazione degli ambienti, uso di dispositivi individuali e distanziamenti, si è aperta una polemica fra azienda e sindacati, con minaccia di sciopero, per la mancata attuazione della sicurezza. Nello stabilimento si sono rinvenuti dipendenti da sottoporre al regime di quarantena e quindi si è dovuto avviare una nuova sanificazione. Al problema coronavirus si è aggiunto anche quello della sospensione e cancellazione della produzione nell’azienda madre statunitense. Se ci dovessero essere tagli del personale Grottaglie si troverebbe in grave difficoltà essendo monocommittente, cioè ha una produzione basata essenzialmente sulle richieste di Boeing. Leonardo ha deciso di produrre in questo stabilimento, e in quelli di La Spezia, Livorno, L'Aquila, Genova e Pomezia, valvole in 3D printing per trasformare maschere subacquee in respiratori.
In Europa il consorzio Airbus ha risposto al governo che per ora non c’è bisogno né di apporti di capitale da parte dello Stato. Ma non è detto. Ha invece dovuto rimodulare la produzione nei diversi stabilimenti: a Brema, Broughton e Filton vi è stata una riduzione temporanea, si sono prolungate le vacanze a Pasqua e si è tagliato la produzione di aerei di un terzo. Inoltre Airbus ha cancellato i dividendi 2019 e ridotto le stime del 2020.

Italia: accordi sindacali, scioperi spontanei e disposizioni aziendali

Come si potrà verificare dagli accordi fra sindacato e azienda, le confederazioni non mai messo in discussione la rilevanza strategica per l’economia nazionale di queste aziende. Queste sono fabbriche che devono rimanere aperte anche in tempi di coronavirus per assicurare le scorte alle forze armate e di sicurezza. L’accento sindacale è stato messo sulla sicurezza dei lavoratori anche se più di una volta hanno dovuto spegnere l’indignazione dei lavoratori.

Il 13 marzo un comunicato sindacale informava che “con un grandissimo senso di responsabilità, Fim-Fiom-Uilm in tutti i siti italiani di Leonardo hanno gestito, con accordi sindacali, questa prima fase critica legata all’emergenza COVID-19 che sostanzialmente avrebbero impedito il diffondersi del contagio. Si riscontravano però difficoltà in alcuni stabilimenti. Pertanto si informava che “a fronte della mancanza di accordi a livello locale le segreterie nazionali di Fim-Fiom-Uilm proclamano per i siti nei quali non sia stato possibile trovare, sino ad ora, un’intesa e non sia stato consentito l’utilizzo di istituti contrattuali agibili, 16 ore di sciopero a copertura delle giornate di lunedì 16 e martedì 17 marzo prossimi e l’immediato sciopero del lavoro straordinario”.

Il 15 marzo Leonardo, FIM, FIOM e UILM nazionali sottoscrivono un protocollo di gestione Covid19 in cui si decide: “l’applicazione rigorosa e l'adeguamento nelle maniere più stringenti alle norme governative e al Protocollo sottoscritto il 14 marzo tra il Governo e la Parti Sociali. •la sospensione dalle attività lavorative per le giornate di lunedì 16 e martedì 17 marzo, funzionali a garantire tutti gli interventi organizzativi di sanificazione e di sicurezza che consentano la ripresa di attività. •Per queste giornate la copertura sarà con PAR collettivi Nelle giornate di sospensione delle attività dei siti Leonardo, saranno tenuti a prestare attività le risorse esclusivamente necessarie a: • le attività essenziali per la salvaguardia, manutenzione e continuità degli impianti e delle infrastrutture informatiche ed i servizi interni o esterni di ricevimento e spedizione merce; • le attività funzionali ad esigenze improrogabili di business e/o impegni assunti verso i Clienti; • le attività collegate a settori di Pubblica utilità, sicurezza, sanità e forze armate; • le attività necessarie per la realizzazione dei lavori di intensificazione delle misure di prevenzione e sicurezza dei luoghi di lavoro e per il reperimento di attrezzature o servizi necessari per garantire il rispetto del protocollo del 14 Marzo”. Inoltre “Sono già stati definiti due incontri per i giorni 17 e 24 marzo per valutare, anche alla luce dell'evoluzione della fase epidemiologica in corso, eventuali ulteriori soluzioni atte a garantire la sicurezza dei lavoratori e la ripresa progressiva e/o integrale delle attività operative”.

Il 22 marzo FIM, FIOM e UILM comunicano che “a fronte delle nuove limitazioni previste dal DPCM del 22 marzo 2020, che aggiunge alcuni settori nel decreto approvato non presenti nello schema discusso con le parti sociali tra cui alcune attività dell’Aerospazio e Difesa, le Segreterie nazionali di FIM FIOM UILM chiedono che prima dell’avvio delle attività nella giornata di domani lunedì 23 marzo 2020 nelle aziende del settore dell’Aerospazio e Difesa in sede aziendale, si provveda, con le RSU e le RLS all’immediata verifica delle nuove disposizioni ministeriali relative alla natura delle attività essenziali e strategiche, delle relative autorizzazioni prefettizie e se ricorrano le condizioni di sicurezza definite nel Protocollo condiviso del 14 marzo 2020”.

Dunque si fa riferimento al Protocollo del 14 marzo ed è proprio sulla base di quel Protocollo che varie Prefetture permettono l’apertura degli stabilimenti di Leonardo. Quel Protocollo prevedeva incontri per valutare soluzioni in grado di garantire la sicurezza in fabbrica. Tuttavia il 23 marzo diventa una giornata in cui i lavoratori organizzano scioperi negli stabilimenti perché mettono in discussione la strategicità della loro produzione. Cioè superano le motivazioni di FIM-FIOM e UILM. Motivazioni ascoltate solo a parole.

Gli stabilimenti che rimangono aperti su base volontaria per chi vuole può andare al lavoro: “In azienda ci sono pochissimi lavoratori, molti sono in permesso” afferma Fabio De Rosa rsu della Uilm dii Cascina Costa. Si sostiene che in questa fase di emergenza globale i servizi che accompagnano il prodotto sono dunque per il sindacato il vero nucleo strategico di Leonardo, ma che la rappresentanza sindacale unitaria di Fiom, Fim e Uilm di Cascina Costa debba sostenere la responsabilità di recitare il ruolo del poliziotto cattivo sul Dpcm del 22 marzo. Ruolo affidatogli dalle segreterie nazionali.

Nello stabilimento di Pomigliano d’Arco, dove si producono le fusoliere per gli ATR, un dipendente della divisione velivoli viene ricoverato per coronavirus per cui, giustamente, i lavoratori non vogliono entrare nelle fabbriche. Non essendo stati attuati tutti i presidi sanitari previsti come da Protocollo, il sindacato “chiede all’azienda di fermare tutte le attività del sito fino al 25 marzo individuando tutti gli strumenti contrattuali possibili (Par, visite specialistiche, Ferie, banca ore) compresa anche la Cig”.

L’8 aprile la FIOM informa che “si è riunito in videoconferenza il Coordinamento FIOM-CGIL Leonardo alla presenza delle Segreterie nazionali, territoriali e le RSU degli stabilimenti presenti sul territorio nazionale” per dire che “pur in presenza e in costanza di condizioni difficili e restrittive, il coordinamento nazionale FIOM-CGIL, ritiene che si debba aprire una nuova fase nella quale sia prioritaria e indispensabile la chiarezza e la trasparenza, a partire dall'Azienda, su come, dove e con quali volumi proseguire le attività in Leonardo”. Si chiede quali siano le intenzioni dell’azienda: “sui riavvii produttivi parziali o totali, alla gestione degli attuali lavoratori in Smart-working e come intende procedere alle coperture per coloro che non riprenderanno l'attività produttiva dopo la chiusura pasquale, per un arco temporale almeno fino al mese di Giugno”. Una intesa sul lavoro Smart-working e Formazione era stata raggiunta il 22 e 23 febbraio. In ultimo, nel comunicato, la FIOM “si rende disponibile da subito ad avviare un confronto al fine di trovare soluzioni condivise nelle prossime giornate”.

Il 10 aprile esce la proroga al 21 aprile del protocollo aziendale di regolamentazione delle misure di contrasto: “Le Parti hanno condiviso come le diverse soluzioni per la gestione del periodo di emergenza, individuate progressivamente a livello nazionale alla luce dei rallentamenti modulari delle attività produttive, abbiano permesso di raggiungere il prioritario obiettivo di tutela della salute pubblica attraverso il contenimento della diffusione del virus Covid-19 garantendo la prosecuzione, sia pure rallentata, dell’operatività industriale, in ottemperanza alle disposizioni normative succedutesi in queste settimane”. Pertanto azienda e sindacati “concordano che durante il periodo suindicato(14-21aprile) in continuità con quanto stabilito dalle Parti lo scorso 27 marzo e recepito dai Verbali di livello locale, le assenze autorizzate di tutti i lavoratori saranno prioritariamente giustificate con l’utilizzo ditali giornate e, solo residualmente, per le giornate che non risultino coperte con tali festività smonetizzate, secondo le modalità individuate dalle intese di livello locale che hanno regolato il periodo originariamente scadente il 10 aprile”.

Leonardo, con il suo Amministratore Delegato, riprende quanto fatto da Lockheed Martin negli USA. Attualizza il motto “Business as usual” al tempo del coronavirus e pubblicizza la bontà dei suoi prodotti ampliando il catalogo delle offerte.

“Continua senza sosta l’impegno di Leonardo per fronteggiare l’emergenza sanitaria che sta interessando diversi Paesi. Con le sue numerose realtà produttive, l’Azienda sta supportando tempestivamente le istituzioni nazionali con una serie di iniziative solidali per la gestione e il contenimento del contagio da Covid-19. Obiettivo di Leonardo è fornire il proprio supporto in termini di risorse, mezzi e persone, per sostenere lo sforzo di tutti coloro che in questo momento sono in prima linea”:

Infrarosso: una soluzione per garantire la sicurezza dei lavoratori. thermoscanner, ha una capacità di rilevamento delle temperature corporee a distanze maggiori di 2 km, aprendo la porta a possibili applicazioni con l’utilizzo di droni e gestito completamente da remoto.
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Continua senza sosta l’impegno di Leonardo per fronteggiare l'emergenza Coronavirus: Insieme con le Forze Armate, i Corpi dello Stato e alcune aeronautiche militari estere, anche la Divisione Velivoli di Leonardo ha messo a disposizione delle autorità alcuni dei suoi assetti per supportare l’emergenza Coronavirus.
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