Dalla raccolta firme alla costruzione di un movimento orizzontale e partecipato

Coordinamento No Riarmo

Dopo l'annuncio del piano di riarmo da parte della Commissione Europea è scattata una mobilitazione nazionale spontanea che sta portando alla costituzione di un coordinamento nazionale e di comitati locali per chiamare a raccolta tutti coloro che vogliono dire no all'aumento delle spese militari.
12 aprile 2025
Redazione PeaceLink

Coordinamento No Riarmo

Fin dall’inizio di marzo, un’iniziativa ha cominciato a prendere forma nel panorama del pacifismo italiano. Si tratta della creazione del Coordinamento No Riarmo.

Il punto di partenza è stato l'annuncio da parte della Commissione Europea del piano di riarmo da 800 miliardi. Era il 4 marzo 2025. Tre giorni dopo, il 7 marzo, partiva la raccolta firme online, visibile su www.peacelink.it/noriarmo, che ha dato voce a chi si oppone pubblicamente all’aumento delle spese militari e all’invio di armi in scenari di guerra.

Ma quella che inizialmente si presentava come una petizione, si è rapidamente trasformata in qualcosa di più profondo: un coordinamento nazionale contro il piano di riarmo europeo, che ha saputo aggregare attorno a sé una pluralità di realtà, gruppi, associazioni e singoli attivisti. La sua forza sta proprio nel metodo: orizzontale, partecipativo, inclusivo. Nessun leader, nessuna gerarchia, ma un dialogo costante, capace di far emergere un sentire comune e una volontà condivisa di costruire alternative credibili alla logica bellica.

In queste settimane sono nati incontri online molto partecipati, spazi di confronto e di ascolto, in cui è stato possibile condividere esperienze, idee, proposte e strategie. È proprio in questo clima di cooperazione e di scambio che ha preso forma il Coordinamento No Riarmo, un laboratorio permanente di attivazione collettiva contro le politiche di militarizzazione dell’Unione Europea. Firma la petizione contro il riarmo europeo

Il Coordinamento No Riarmo oggi lavora per costruire una rete viva e reattiva, che sappia intervenire nel dibattito pubblico, interloquire con le istituzioni, smascherare la retorica della “difesa” che giustifica il riarmo, e rilanciare i tre no:

  • no al riarmo
  • no alla guerra
  • no al genocidio

È un percorso che ha bisogno della partecipazione di tutte e tutti: docenti, studenti, lavoratori, pensionati, giovani, artisti, giornalisti, esperti e cittadini impegnati.

Nel cuore di questo movimento c’è una convinzione profonda: la partecipazione popolare può fermare il piano di riarmo.

Chiunque voglia partecipare può farlo. Il sito www.peacelink.it/noriarmo resta un punto di riferimento per raccogliere non solo le adesioni ma la disponibilità a partecipare. Chi si registra verrà contattato per partecipare agli incontri del gruppo locale e alle iniziative di piazza, dai volantinaggi alle raccolte di firme.

I comitati locali saranno i luogi per informarsi, aderire, proporre. Perché oggi più che mai, abbiamo bisogno di partecipazione. QR code per la raccolta forme contro il riarmo europeo

In questa pagina web c'è il QR code da mettere sui volantini: inquadrandolo con il cellulare si può aderire al Coordinamento No Riarmo firmando il testo della petizione per dire no al piano della von der Leyen.

Tutto questo si collega anche alla Giornata Globale di Azione sulla Spesa Militare (GDAMS), promossa a livello mondiale dall’International Peace Bureau (IPB). E alla campagna Stop ReArm Europe.

Siamo in un momento decisivo della storia europea: da una parte la guerra e il riarmo, dall'altro la pace e l'opposizione popolare al disastro.

Noi abbiamo scelto da che parte stare.


Link ai gruppi locali del Coordinamento No Riarmo

Apppello per l'unità d'azione contro il riarmo e la guerra

Bozza del gruppo di lavoro Coordinamento No RIARMO del 31.03.2025

Assistiamo impotenti al genocidio e alla pulizia etnica del popolo palestinese, a esodi di massa per guerre, siccità e carestie, alla diffusione di pandemie in animali e uomini, al ripetersi di micidiali catastrofi naturali e al continuo aumento della ricchezza di pochi e della povertà di molti; la Terra ha sufficienti risorse naturali e intellettuali perché nessun uomo debba patire fame e sete, abbia la possibilità di curarsi e non temere di perdere in guerra la vita, i propri cari e la casa.

Ripudiamo la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (art. 11 Cost.), sosteniamo il dialogo tra i popoli in seno agli organismi internazionali, vogliamo fermare la folle corsa al riarmo dell’Europa per contrastare una guerra per gli interessi di chi vuole mantenere e accrescere il proprio potere politico ed economico.

Il dialogo avviato tra Stati Uniti e Russia rappresenta una svolta significativa che demolisce anni di propaganda favorevole alla guerra, basata sulla contrapposizione frontale e sulla costruzione della Russia come nemico assoluto da fermare ad ogni costo. Questo cambiamento dovrebbe imporre una riflessione critica sulla narrativa che ha giustificato l’invio di armi e l’escalation militare in Europa. Al contrario Ucraina e Unione Europea, le vere sconfitte di questa guerra, unite alla Gran Bretagna continuano a spingere per la continuazione della guerra ad oltranza.

Il 12 marzo 2025 il Parlamento UE ha approvato a maggioranza il piano Von Der Leyen di riarmo da 800 miliardi di euro e l’intensificazione del sostegno militare al governo di Kiev. Così al posto di porre le basi per la costruzione di una coesistenza pacifica e di una cooperazione reciprocamente vantaggiosa tra i popoli, la UE intensifica la guerra di oggi e ne prepara una ancor più devastante per il domani. I popoli europei non devono e non possono dimenticare che la corsa al riarmo è sfociata nelle due guerre mondiali, così come dovrebbero rabbrividire al solo pensiero che la Germania, in autonomia rispetto alla UE, abbia messo in campo 500 miliardi di euro per il proprio riarmo.

La propaganda adottata per giustificare la guerra e il riarmo è falsa, come erano false le motivazioni delle guerre scatenate dall’Occidente negli ultimi 30 anni in nome della libertà e della democrazia (Kosovo, Irak, Libia …) violando ripetutamente il diritto e gli organismi internazionali nati dopo la seconda guerra mondiale per risolvere pacificamente le controversie internazionali:
• I dati ufficiali del SIPRI e dei database NATO dimostrano che attualmente la spesa militare dei Paesi UE e della Gran Bretagna è circa tre volte superiore a quella russa e che la spesa totale militare dei Paesi appartenenti all’Alleanza Atlantica è circa 11 volte superiore a quella della Federazione Russa.
• L’equiparazione della Russia attuale alla Germania nazista di Hitler è assolutamente infondata dal punto di vista storico, politico, economico, culturale e sociale. La Russia ha una popolazione che è solo un terzo di quella europea, non ha le capacità finanziarie e industriali per poter conquistare ed annettersi un intero continente. Nella storia è la Russia ad essere stata più volte invasa senza successo dai paesi occidentali.

La propensione alla guerra è anche presente nell’appoggio occidentale ai criminali di guerra sionisti, si chiudono gli occhi di fronte al genocidio e alla pulizia etnica in Palestina e si contribuisce all’allargamento del conflitto a tutto il Medio Oriente; la condotta di guerra israeliana nei territori occupati, in Libano e in Siria viola palesemente e sotto gli occhi del mondo intero qualsiasi regola della convivenza civile e dei diritti umani.

Con l’esaltazione della “civiltà” europea si cerca di imporre un futuro di guerra utilizzando il detto romano,
“si vis pacem para bellum”- se vuoi la Pace prepara la guerra; si propaganda la pax romana, una pace imperialista e coloniale di sottomissione, non certo ad una Pace fondata sul rispetto e la collaborazione tra i Popoli. La civiltà europea è stata umanesimo e progresso del pensiero, delle arti, della scienza e del diritto, ma è anche stata barbarie di guerra, di razzismo, di colonizzazione, di schiavitù, del nazi-fascismo e della Shoah. I cosiddetti “valori occidentali” di democrazia, libertà di pensiero, ecc. in questa situazione sono pura propaganda bellicista in un clima dominato da russofobia, razzismo, islamofobia, la verità è la prima vittima della guerra e in una condizione di guerra si uccidono i diritti.
La risposta dell’Occidente, nel tentativo di fermare il proprio declino e la crescita di un mondo multipolare è quella della guerra, del riarmo, della militarizzazione della società e della repressione del dissenso.

I popoli europei hanno già pagato caro le sanzioni folli contro la Russia che hanno fatto schizzare verso l’alto i costi delle materie prime, energetiche e non, che hanno innescato una corsa al rialzo dei prezzi, inclusi i beni di prima necessità. Il tutto senza il corrispettivo aumento dei salari e delle pensioni e con una costante perdita di competitività industriale per i costi energetici di produzione troppo alti rispetto alla concorrenza (i costi dell’energia in UE sono circa il triplo di quelli USA).
Continuando con la politica attuale di guerra ad oltranza, di debiti per riarmare, di armi e soldi all’Ucraina per sostenere una guerra già persa e che sta provocando centinaia di migliaia di morti, non soltanto nel bilancio dello stato mancherà il denaro per lavoro, pensioni, sanità, scuola, ambiente e tutti quei servizi già oggi largamente insufficienti, ma ci si avvierà verso una progressiva conversione bellica dell’industria che per sopravvivere non avrà altro sbocco che la guerra sulle spalle delle future generazioni: avremo giovani ancora più precari, umiliati con stipendi da fame, con prospettive di crescita negate, ma con la certezza di una carriera militare come carne da macello per arricchire le lobby dei produttori di armi UE, della finanza speculativa e dell’industria bellica USA.
La dipendenza nel campo militare ed energetico dagli USA impedirà all’Europa di stringere rapporti multilaterali con le emergenti economie del sud del mondo trascinandola nell’inevitabile declino del vecchio mondo unipolare che non vuole cedere il passo al nuovo multipolare portatore di coesistenza pacifica nella sicurezza condivisa e di cooperazione reciprocamente vantaggiosa tra i popoli.

La cultura neoliberista e il conseguente individualismo hanno corroso i legami valoriali e provocato la disgregazione di quello che è stato il grande movimento per la pace dei primi decenni del dopoguerra, ora la gravità della prospettiva di guerra ci impone di riprendere la strada del confronto ed il dialogo sui prioritari aspetti che ci consentano l’unità d’azione in un ampio fronte che possa contrastare chi la guerra la promuove, la alimenta e la sostiene, anche per dare fiducia ai tanti che pur d’accodo non hanno ancora trovato il modo di reagire.

Uniamo le tante singole forze e mobilitiamoci per:
• respingere l’aumento delle spese militari,
• fermare l’ulteriore invio di armi all’Ucraina,
• fermare il genocidio del Popolo palestinese,
• favorire il processo di Pace, il dialogo e la cooperazione internazionale,
• riorientare le risorse verso lo sviluppo e il progresso della società, il lavoro, la sanità, la scuola, la tutela dell’ambiente.

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