La Spagna si ribella al riarmo
ALBERT
Bollettino pacifista settimanale
La voce della ragione in tempi di guerra
Albert è un bollettino pacifista settimanale nato per informare e far riflettere su guerre, riarmo, nonviolenza e disarmo. Raccoglie notizie selezionate, commenti critici e spunti di azione per chi crede nella pace come scelta concreta e urgente. Si basa su un'idea di comunicazione libera, etica e indipendente, lontana dalle logiche dominanti dell’informazione militarizzata. Viene diffuso online e in rete con movimenti, associazioni e reti che si oppongono al riarmo. Il suo nome è un omaggio ad Albert Einstein, che unì scienza e impegno civile contro la guerra.
La Spagna si sfila dal piano Nato: un NO che accende la speranza
Mentre il vertice Nato all’Aja alza la posta e punta al 5% del PIL in spese militari entro il 2035, la Spagna dice: no, grazie.
Il primo ministro Pedro Sánchez ha pronunciato parole chiare e coraggiose:
“Dobbiamo puntare al disarmo, alla diplomazia, alla prosperità e alla pace”.
La dichiarazione è di quelle che pesano. Mentre gli altri leader firmano l’accordo che gonfia i bilanci militari, Sánchez prende posizione: “Per il governo spagnolo non ha senso spendere il 5% del PIL per la difesa”, e fissa un tetto del 2,1%. Una linea di contenimento, mentre il mondo scivola verso una nuova corsa agli armamenti.
Il vertice Nato: 5% di PIL per il riarmo, Trump esulta
Il summit ha sancito un nuovo patto militare: il 5% del PIL – di ogni paese – dovrà essere destinato a difesa e sicurezza, con una prima verifica nel 2029. Donald Trump, tornato alla Casa Bianca, l’ha definito “un successo monumentale per gli Stati Uniti”.
Ma il dissenso della Spagna ha guastato la festa. L’ira di Trump è stata furiosa: ha minacciato dazi commerciali doppi contro Madrid.
Un segnale per l’Europa: non tutto è perduto
Il gesto spagnolo rompe il silenzio complice dei governi europei. Un gesto che mostra come la fedeltà atlantica non debba significare obbedienza cieca. Sánchez ha detto no, sapendo che sarebbe stato attaccato. Ma l’ha fatto. E così la Spagna diventa oggi la voce del buon senso in mezzo a un’Europa che si piega supinamente al riarmo come fosse l’unica strada possibile.
E l’Italia? Un silenzio che pesa
Mentre Madrid prende posizione, l’Italia tace. Eppure i numeri sono allarmanti: da 33 miliardi di euro oggi, si potrebbe arrivare a 78 miliardi all’anno per la difesa nel 2035.
Una montagna di soldi sottratti a scuola, sanità, ambiente, lavoro.
Mercoledì il responsabile economia del Carroccio, Alberto Bagnai, aveva definito quello del 5% un obiettivo “al momento irraggiungibile e insostenibile socialmente”.
Una scelta che ispira
Quella spagnola non è solo una scelta di bilancio. È una scelta etica.
Pedro Sánchez ha ricordato a tutta l’Europa:
“In guerra non ci sono vincitori”.
Una verità semplice, ma dimenticata.
Tocca a noi – come movimenti, come cittadini – tenerla viva e rilanciarla.
Cosa possiamo fare ora?
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Sosteniamo il NO spagnolo.
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Scriviamo ai nostri parlamentari: anche l’Italia, con il suo Parlamento che è sovrano, deve dire di no.
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Promuoviamo un’Alleanza europea per la pace, partendo da chi – come la Spagna – ha il coraggio di dire no.
"Il vertice NATO contro i popoli europei": dibattito su DignitàTV
Qui un dibattito sulle conclusioni del vertice Nato con: Antonio Mazzeo, Alessandro Marescotti e Paolo Ferrero. Conduce Daniela Alessandri. Regia di Fabrizio Baggi
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Un altro mondo è possibile. E comincia da un NO al 5% per la guerra.
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