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Ambientalisti di tutti i paesi, uniti

Nasce a Roma il primo partito europeo: un unico simbolo per un programma comune
24 febbraio 2004
Giuseppina Ciuffreda
Fonte: Il Manifesto

Un unico statuto, stessi principi guida, manifesto e campagna elettorale comune: il primo partito europeo è nato ed è verde. L'unità, così difficile per la sinistra, i 32 partiti verdi di 29 paesi l'hanno realizzata seguendo un percorso lineare anche se non privo di accidenti. Un primo coordinamento nel 1984 quindi, nove anni dopo, la Federazione per arrivare nel 2004 alla costituzione del Partito, sanzionato domenica scorsa in Campidoglio, nella stessa aula dove fu siglato il primo trattato europeo. Una tappa importante è stato anche un primo incontro internazionale, nel 2001, quando in Australia, a Canberra, arrivarono delegati di 70 partiti verdi ed esponenti di movimenti ambientalisti per stabilire azioni comuni a livello planetario. Proprio in Australia, in Tasmania, nel 1972 è nato il primo partito verde. Il boom è degli anni Ottanta, e segue l'esplosione della «questione ambientale» nel mondo. Oggi i Verdi sono una forza ancora piccola e spesso non adeguata ma è l'unica nei parlamenti e governi che ha coscienza di quanto sia indispensabile per la vita della specie umana la permanenza di un ambiente non degradato. Gli europarlamentari sono oggi 38 e 168 gli eletti nei parlamenti nazionali. E' verde il sindaco di Helsinki e il primo ministro lettone, appena incaricato. I partiti europei oscillano tra la corazzata tedesca, i Grünen, con il loro 8,6 per cento, 55 parlamentari e il ministro degli esteri Joschka Fischer, e la barchetta polacca appena varata. In crisi i belgi, stallo per gli spagnoli. Tantissime le donne e i giovani, percentuale rispettata anche ai vertici. E' una donna anche la Commissaria al bilancio dell'Unione europea, Michaele Schneyer. Portavoce e capigruppo sono una donna e un uomo: Monica Frassoni (eletta in Belgio alle scorse europee), capolista in Italia con Alfonso Pecoraro Scanio, è capo gruppo al parlamento europeo con Daniel Cohn Bendit, mentre Grazia Francescato è portavoce del Partito verde europeo insieme al finlandese Pekka Haavisto.
Il programma comune - sostenibilità, energie rinnovabili e risparmio energetico, giustizia sociale, diritti umani, diritti per gli immigrati - ha un perno centrale: l'agricoltura e il cibo. E due azioni prioritarie: l'approvazione della Costituzione europea, da sottoporre a referendum popolare, e la riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio. Approvare la Costituzione, anche con gli attuali limiti, prima delle elezioni è un passo che Fischer ritiene preliminare a qualsiasi attività politica. Il Wto non va abolito perché porterebbe ad accordi bilaterali contro i paesi più poveri (lo ha specificato Cohn Bendit) ma non deve essere l'unico strumento per il commercio internazionale. Renate Kunast, ministra tedesca dell'«agricoltura ma anche della sicurezza dei cibi e per la difesa dei consumatori», ha delineato la linea verde in Germania e nell'Unione: sostegno all'agricoltura biologica, no agli organismi geneticamente modificati, difesa dei piccoli agricoltori, sicurezza e sovranità alimentare, salvaguardia delle sementi senza Ogm, modifica dell'agricoltura industriale.
Questa è la parte bella dell'incontro. Ma timori e problemi non mancano. Timore intanto per i nuovi dell'Est, dove i Verdi sono poco radicati, che entrano in Europa. E anche l'unità raggiunta non è granitica. Ci sono divergenze, anche aspre, su questioni importanti, dal Wto a come occupare spazi di governo. In Germania, ad esempio, i verdi di Berlino contestano Joschka Fisher, che ritiene troppo condizionato dai socialdemocratici. E Berlino verde al 40 per cento, con il suo sindaco che sa unire il solare alla difesa del mercato turco di Kreutzberg, contano. Il punto più controverso è di fondo: quale Europa stiamo costruendo? L'Europa democratica e sostenibile o il «secondo padrone del mondo», le parole sono di Oscar Olivera, il leader boliviano della «guerra dell'acqua«, ospite del Congresso. Un quesito d'attualità dopo la riunione del «triunvirato» - Francia, Germania, Gran Bretagna, - che sembra si stia attrezzando a governare per tutti. Con poteri forti a un Supercommissario, espressione degli interessi industriali ed economici. E una lettera circolata a Berlino parla di sottoporre tutte le misure ambientali al Consiglio per la concorrenza, per togliere l'eccessiva legislazione «romantica» che mette in difficoltà l'industria.
Ma il pericolo più forte per il neonato Partito è la tentazione a sentirsi unico rappresentante del mondo verde. Così non è. I cittadini attivi, le associazioni, i gruppi e i movimenti ecologisti sono una miriade, diffusi ovunque ma, per ora, i Verdi sono solo in parte la loro sponda politica. Il rapporto con gli ecologisti sociali del Sud del mondo e con gli ambientalisti e i solidali della società civile, piuttosto che con i partiti della sinistra, vecchia o Terza via, è un passo necessario per un Partito verde europeo con ambizioni planetarie.

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