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Crescono i gruppi di acquisto solidale: sempre più famiglie sono coinvolte. A raduno a Firenze

L'economia procede a tutto «gas»

1 aprile 2004
Chiara Zappa


Trenta chili di arance biologiche prodotte nell'agrumeto più vicino, venti latte di olio d'oliva spremuto a freddo, quaranta litri di detersivo senza fosfati, quindici forme di formaggio d'alpeggio. E poi pasta biologica, pane e farine, verdura e frutta di stagione, zucchero e caffè equosolidali, cosmetici e prodotti per la casa non inquinanti. Suona così, con le dovute variazioni locali e stagionali, la lista della spesa media di un «gas», cioè un gruppo di acquisto solidale, un insieme di famiglie e singoli che si uniscono per fare la spesa all'ingrosso secondo una serie di esigenze e regole condivise, riassumibili nel concetto di solidarietà come criterio guida nelle scelte quotidiane di consumo. E quindi comperare prodotti "etici" e sicuri per la salute e per l'ambiente, magari locali e comunque garantiti, e sostenere quei produttori che rispettano la natura e promuovono condizioni di lavoro che tutelano la persona. Dalla gita in campagna per scegliere i fornitori alla distribuzione della spesa che si trasforma in un momento di convivialità, gli acquisti collettivi permettono di collegare il consumo alla creazione di rapporti umani. E, non da ultimo, fanno risparmiare - in media attorno al 20% - consentendo così anche a chi ha un bilancio modesto di praticare il consumo critico.
I gas celebrano quest'anno il loro primo decennio di vita (il nucleo pioniere è nato nel '94 a Fidenza) e festeggiano un'espansione senza precedenti: oggi i gruppi censiti ufficialmente superano il centinaio e molti altri sono gli "autonomi", mentre la crescita ha raggiunto la quota del raddoppio ogni due anni. «Il dato forse più interessante del nostro primo decennio è che queste pratiche di consumo si sono diffuse, e continuano a farlo, in modo spontaneo, attraverso il passaparola, senza che esista una sede centrale o un'organizzazione strutturata», racconta Andrea Saroldi, autore di alcuni libri sull'argomento (tra cui Gruppi di acquisto solidali ,edito da Emi). Dal 1997, per la verità, esiste una rete nazionale dei gas (su Internet all'indirizzo www.retegas.org), di cui lo stesso Saroldi è coordinatore, e che ha lo scopo principale di permettere agli attivisti di scambiarsi informazioni su prodotti e produttori. Poi, però, ogni singolo gas nasce e cresce a modo suo: si va dai vicini di casa che fanno insieme gli acquisti per tutto il condominio o per le famiglie della parrocchia fino alle realtà più grosse che creano associazioni per promuovere un diverso stile di fare la spesa. Alcuni gruppi si appoggiano a organizzazioni già esistenti, come le botteghe del commercio equo, che si impegnano a raccogliere gli ordini, a mantenere i rapporti coi produttori, a stoccare e ridistribuire la merce, spesso per più di un gas. L'infinita varietà di esperienze presenti sul territorio nazionale rappresenta un ricco bagaglio di sperimentazione da cui i gruppi d'acquisto, dopo dieci anni, vogliono partire per individuare le linee di sviluppo per il futuro. Il convegno nazionale dei gas, che si terrà il 3 e il 4 aprile prossimi a Firenze nel corso della fiera internazionale «Terra futura», ha un titolo che lascia trapelare la direzione in cui si intende muoversi: «Vivere bene, non di solo pane si nutre il gas».
Spiega ancora Saroldi: «Ci vogliamo chiedere: come si può imparare da queste esperienze per allargarne la logica ad altri prodotti e servizi?». I primi tentativi di risposta saranno presentati a Firenze attraverso le esperienze di chi già ha applicato il principio della solidarietà ad ambiti nuovi: dai servizi telefonici e informatici al turismo, dal settore tessile alla finanza. «Se potrà scegliere, una famiglia sensibile alle istanze etiche preferirà fare l'abbonamento telefonico presso una cooperativa sociale, che magari dà lavoro a disabili o persone in difficoltà». L'obiettivo è mettere in comunicazione l'offerta "etica" con i consumatori sensibili, per creare delle vere e proprie reti di economia solidale. Uno dei punti al centro del dibattito è proprio quello del distretto, un «circuito» locale in cui il cittadino possa trovare quante più opportunità possibili di spendere o investire il proprio denaro in modo etico. In Italia i soggetti e i numeri dell'economia solidale stanno crescendo a vista d'occhio, in totale controtendenza rispetto al resto del mercato.

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