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L'allarme della Fao

L'invasione delle locuste

La Bibbia le evocava come un flagello, e con ragione:le locuste del deserto possono divorarae interi raccolti in un batter d'occhio e migrano su grandi distanze
30 aprile 2004
Marina Forti
Fonte: www.ilmanifesto.it
28.04.04

La Bibbia le evocava come un flagello, e con ragione: le locuste del deserto possono divorare interi raccolti in un batter d'occhio e migrano su grandi distanze. E' dunque la mappa di un flagello quella che pubblica la Fao, l'organizzazione dell'Onu per l'alimentazione, sul suo sito web(www.fao.org/NEWS/GLOBAL/LOCUSTS/Locuhome.htm). La mappa mostra con pallini scuri i gruppi di sciami adulti, con pallini di colori più chiari gli sciami e bande «in via di maturazione»: la situazione al 21 aprile è pallini scuri in Pakistan meridionale, sulle coste africane del Mar Rosso e nel Sudan settentrionale, e i pallini sia chiari che scuri, fitti, sul versante nord-occidentale dell'Africa: Mauritania, Marocco, zone dell'Algeria e della Tunisia... Nonostante grandi sforzi per controllare la popolazione di locuste, gli esperti segnalano «ampie zone a sud dei monti dell'Atlante in Marocco e Algeria dove sono state deposte le uova e nuovi sciami sono in via di formazione» con la stagione primaverile, segnalava ieri Keith Cressman, addetto del «servizio di informazione sulle locuste» della Fao. Sciami stanno ancora deponendo le uova in parte dell'anti-Atlante in Marocco e altri sono sconfinati dalla Tunisia in Libia occidentale. Per avere un'idea conviene guardare le foto pubblicate dalla Fao, dove uno sciame di queste grosse cavallette è come una nuvola che oscura il giorno.

E' la situazione più grave dell'ultimo decennio, si allarma la Fao, e sta minacciando direttamente le coltivazioni di agrumi del Marocco, ovvero una delle prime derrate destinate all'esportazione in Europa e nord America: raccolti per un valore di 400 milioni di dollari sono a rischio nei prossimi mesi. Per non parlare dell'agricoltura per il mercato locale, o le colture di sussistenza, o anche i pascoli: in Mauritania ad esempio i nuovi sciami minacciano palme da datteri, sorgo, avena, e tutto il Sahel è minacciato.

Come combattere le locuste del deserto? per il momento l'unico modo è usare insetticidi organofosfati, con cui spruzzare le zone dove depongono le uova e le zone attaccate dagli sciami adulti. Gli insetticidi organofosfati sono tossici e vanno maneggiati con cura - la Fao ha delle linee guida che chiama «best practice», pratica ottimale, per assicurare che chi le spruzza sia ben protetto, che si usino solo le quantità necessarie e che non venga contaminata l'acqua destinata a umani o animali, ci ha spiegato Clive Elliott, funzionario del Locust information service della Fao («l'unico vantaggio di questi insetticidi è che non sono persistenti, restano nell'ambiente pochi giorni poi sono degradati dalla luce»). La stessa Fao sta cercando di sviluppare un «bio-pesticida»: si tratta di un fungo che attacca solo le locuste e non fa alcun male ad altri insetti, animali domestici o umani. «E' il metarhisium, questa primavera l'abbiamo sperimentato su piccole zone in Niger e Mauritania: dobbiamo ancora sperimentarlo su larga scala ma è una tecnica promettente», dice Elliott. Ha uno svantaggio però, è lento: il fungo impiega anche tre settimane per uccidere la locusta «e quando una zona di coltivazioni è attaccata, tre settimane bastano a distruggere l'intero raccolto».

Così il «controllo biologico» resta una prospettiva a lungo termine. Nel frattempo resta la disinfestazione standard. In aprile sono stati trattati 200mila ettari in Marocco, operazioni di disinfestazione sono in corso in Algeria, 3.700 ettari sono stati trattati in Libia. In Mauritania, che pure è insieme al Marocco il paese più colpito, solo poco più di 10mila ettari sono stati disinfestati e il motivo è semplice, la mancanza di fondi. La Fao dice che dall'ottobre 2003 sono stati spesi oltre 17 milioni di dollari in operazioni anti-locuste e trattati quasi 1,4 milioni di ettari dalle coste saudite del Mar Rosso attraverso tutta l'Africa settentrionale: gran parte di quei soldi sono stati spesi dai paesi in questione. Una somma equivalente andrebbe spesa subito per continuare l'opera ed evitare che quest'estate gli sciami ormai adulti diventino un nuovo flagello biblico.



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