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Orribili mostri urbani, ma ibridi

Una mozione approvata dal consiglio comunale di Parigi intende disincentivare l'uso dei Suv (Sport utility vehicle) dalla città
2 luglio 2004
Franco Carlini
Fonte: www.ilmanifesto.it
30.06.04


Il comune di Parigi ne ha fatta un'altra delle sue e di quelle giuste(e Milano potrebbe virtuosamente imitarlo): una mozione approvata dal consiglio comunale intende disincentivare l'uso dei Suv (Sport utility vehicle) dalla città. Saranno banditi dalla circolazione nei periodi di elevato inquinamento e ai loro possessori non saranno comunque concessi i permessi di circolazione riservati ai residenti. Vietata anche la circolazione dei 4x4 e dei fuori strada nel Bois de Boulogne. La risoluzione dice tra l'altro: «questi veicoli emettono almeno quattro volte di più diossido di carbonio. Alcuni consumano 24 litri di carburante per 100 chilometri nel traffico urbano... questo è totalmente irresponsabile». Ancora più netta la dichiarazione di Denis Baupin, consigliere verde: «I fuoristrada non sono adatti per le città e c'è da chiedersi perché mai la gente li guidi. Sono inquinanti, occupano spazio, sono pericolosi per i pedoni e per gli altri utilizzatori delle strade. Sono la caricatura di un'auto». L'aumento del prezzo della benzina e le crescenti preoccupazioni per l'aria stanno in effetti compromettendo il grande successo dei Suv, anche nel loro paese d'origine, gli Stati uniti. La decisione dello stato della California di fissare limiti più stringenti e obbligatori alle emissioni di scarico sta suscitando le proteste dell'industria automobilistica, la quale lamenta che per fare veicoli più efficienti occorrerà molta ricerca la quele si riverserà in un aumento dei prezzi. Tuttavia avendo percepito la loro crescente impopolarità alcuni produttori di Suv stanno almeno mettendo in lavorazione dei veicoli ibridi, che possano alimentarsi sia a benzina che a elettricità. L'energia elettrica viene utilizzata nelle accelerazioni e il motore a benzina ricarica le batterie.
E' il caso della Toyota e della General Motors che annuncia per il 2007 una versione ibrida della sua Chevvy Tahoe e della Gmc Yukons. In questo caso la competizione è elevata e gli affari ricchi: si valuta che una Suv ibrida trascini un profitto per il produttore di 15mila dollari; nello stesso tempo il consumo dovrebbe essere ridotto addirittura del 35%.
Ma quello dell'inquinamento non è il solo problema di questi mostri della strada, c'è anche quello della sicurezza. Già nel maggio scorso Jeffrey Runge, il capo dell'agenzia federale americana per la sicurezza del traffico (www.nhtsa.dot.gov/) segnalava la loro pericolosità: il centro di gravità più alto rende queste auto più facili al ribaltamento: già nel 1998 il 36 per cento degli incidenti mortali in cui erano coinvolti dei Suv derivava dal «rollover», contro il 15 per cento delle auto normali.
Ora sono stati pubblicati i risultati di una ricerca del rischio per i pedoni. L'hanno realizzata Clay Gabler, e Devon Lefler, all'università di Rowan nel New Jersey, pubblicandola sul Journal of Accident Analysis and Prevention. I due hanno esaminato gli archivi elettronici relativi agli incidenti in cui un'auto impattava contro i pedoni e le cifre che ne risultano sono abbastanza impressionanti: gli incidenti mortali tra auto normali e pedoni hanno prodotto meno del 5% di morti, che diventano però 10 quando il veicolo è un Suv o un pickup. La differenza è tutta legata alla geometria e alla struttura della carrozzeria: «la probabilità di danni seri al torace e alla testa è sensibilmente più elevata». Al contrario le auto, che hanno un profilo più basso, produrranno con maggiore probabilità ferite e fratture alle gambe, che di solito non sono mortali.

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"L'abbiamo definita 'affluente': è una delle sei subculture che sociologicamente rappresentano gli italiani. L'affluente è composta dai modaioli, da chi è fashion victim, completamente e felicemente integrato nella società consumistica, di cui sposa mode, tendenze e totem. L'ultimo dei quali è il Suv". Giampaolo Fabris, professore ordinario di Sociologia dei consumi e prorettore allo Iulm di Milano dove dirige il Brand Lab, ha studiato il perché del successo italiano dei Suv.

E ha concluso?

"L'improvvisa affermazione di queste auto rappresenta il fenomeno più emblematico dei primi anni del nuovo millennio".

Ne parla nel suo libro 'Il nuovo consumatore: verso il postmoderno' (Franco Angeli).

"Infatti. Scrivo che il Suv è una sorta di fuoristrada di lusso che consente all'automobilista di sentirsi padrone dell'asfalto. Di fare veramente tutto quello che vuole. Si può guidare comodamente in città, parcheggiare sui marciapiedi e, almeno nelle fantasie, attraversare il deserto. Chi guida si sente protetto da una vettura considerata sicura, avvolto da un grande scudo protettivo. Una vettura muscolosa ed elegante insieme. Soprattutto una vettura potente. L'impressione è di un maggior dominio sulla strada e nei confronti degli altri automobilisti. Che si guardano letteralmente dall'alto in basso, con la certezza di avere la meglio".

Si può dire che il Suv sia un nuovo status symbol?

"Certo. Il fatto che fra i primi a possederlo siano stati i calciatori è significativo. Veline e calciatori in Italia sono ormai diventati un riferimento. E si capisce che queste auto sono un totem del popolo modaiolo se si guarda chi c'è in attesa davanti alle scuole-bene di Milano: un esercito di mamme alla moda, palestrate, abbronzate, al volante di un Suv".

E quando non sono calciatori e veline il punto di riferimento?

"Diciamo allora che uno dei fattori importanti è la percezione particolare che l'automobilista ha di sé guidando un Suv. È come se lanciasse un messaggio: io sono un avventuroso, uno da sport estremi. Poi, in realtà, usa il fuoristrada solo in città. È ovviamente un modo di farsi vedere, di mettersi in vetrina".

Consumisti, esibizionisti. Manca solo l'appartenenza politica. Se il Suv fosse un partito, quale sarebbe?

"Di sicuro Forza Italia e An. È una scherzosa semplificazione ma credo rispecchi la realtà".

La strada da seguire sarebbe allora di cambiare il muso dei Suv, addolcendolo, facendolo più aerodinamico e meno spigoloso, insomma più simile a quello delle auto. Ma in questo modo andrebbe perso proprio quel valore simbolico di machismo e aggressività che sta alla base del successo dei mostri. Qualcosa si muove in questa direzione in Europa. Si delinea una direttiva che dovrebbe obbligare i produttori di auto a adottare degli stretti standard di protezione per i pedoni, anche prevedendo l'uso di materiali deformabili che ammorbidiscano l'impatto.

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