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Luigi Veronelli, uno dei grandi nomi della cucina italiana, é morto all'età di 78 anni. Amava definirsi ''anarcoenologo e teorico della contadinità''. Era autore di numerosi libri e guide di cucina e di vini. Pubblichiamo il suo ultimo articolo

OGM, un delitto di Stato

Il recente decreto del governo sugli ogm sconvolge l'agricoltura in modo,
forse, irreparabile. Una imposizione dettata dagli interessi industriali e perlopiù ignorata dai media e dalla politica istituzionale.
Ma anche dai movimenti, che non hanno saputo reagire
30 novembre 2004
Luigi Veronelli
Fonte: www.carta.org
25.11.04

Luigi Veronelli Puntuali -addirittura il giorno prima - i reggitori della nostra
agricoltura, hanno mandato a carte 48 gli annunciati, e in qualche caso
esaltati, progetti italiani sugli Ogm, organismi geneticamente modificati.
Ai tanti delitti già commessi contro l'agricoltura, l'artigianato e il turismo-forze reali della nostra patria e di ogni altro luogo nel mondo, in cui si è cercato e si cerca di salvaguardare bellezza e bontà -si aggiunge questo. Gli Ogm, imposti dalle tangenti industriali, troveranno spazio anche nelle nostre campagne, nei colli, sui monti e nel mare nostrum.
Ogni persona di buon senso -di minimo buonsenso -si sarebbe attesa la
reazione dei cosiddetti grandi media, televisioni e quotidiani in primis.

Con infinita tristezza, affermo: nei luoghi della nascita nostra, dei nostri
figli e dei nostri nipoti, gli uomini -le donne, amiche mie paritarie -
di buonsenso, si possono contare sulle dita di poche mani.
Qualche protesta, troppo generica, sui fogliacci di quei Centri sociali
e -mi dicono - due cenni edulcorati in Zapping [ da tempo non ne seguo più la rubrica, che fu di successo perche intelligente, ora è ammosciata e
coperta da un conduttore che non può non essere entrato nel mondo
divinatorio -molto a suo modo -della governabilità ]. Ci si doveva invece attendere la scesa in piazza di milioni di persone che, ancora una volta, vedono azzerare le proprie possibilità di benessere. I partiti, gli stessi movimenti, anche e soprattutto i «miei» Centri sociali, assenti.

On est à la fin.

Sono i momenti in cui uno come me -tredicenne o poco più, ammiratore di Gaetano Bresci e Buenaventura Durruti - si chiede se non avesse ragione Gian Giacomo Feltrinelli.
Un attimo. Poi penso alla scelta di «praticare» il percorso così diverso
della qualità della vita, che ha alla base il rifiuto totale di ogni violenza fisica. L'impossibile calcolo del numero della povera gente mandata a morte dalla Nestlè e affini. I generali spietati del primo e terzo mondo, capaci di sgozzamenti millanta per millanta, fossero pure neonati. Li contrappongo ai milioni di martiri nelle carceri; sì, Santo Padre, ciascuno di loro è portatore di santità. Contro ogni delusione, dobbiamo continuare il cammino intrapreso. In sostanza, figlio mio -Paino, Pablo, Pablo Echaùrren - le parole della terra. Anche se non sono scesi in piazza -forse più attratti nelle ore che hanno seguito il macabro annuncio del malgoverno [pensa tè, si è reso complice della proliferazione degli Ogm addirittura Umberto Veronesi, con argomentazioni del tutto indegne del suo passato] , da discussioni e gruppi, in stretta cerchia, chiusi -i ragazzi cui ci siamo rivolti, sono con noi. Certo, hanno sbagliato. Hanno preferito nell'attesa di due convegni di elevatissimo valore -Terra Madre e Fiera dei Particolari / Terra e Libertà / Critical Wine - discuterli sin nei dettagli.

Avrei voluto la violenta denuncia [vorrei riuscire a incantare come Fidel
Castro -uhei, non per la politica, bensì per la capacità di "resistenza"-
sui criteri oppositi di violenza fisica e di violenza ideologica]. Un grido ha percorso le strade della nostra giovinezza: no pasaran, non prevarranno.
Siamo stati smentiti dai fatti. Hanno prevalso e prevalgono. Oggi sappiamo: l'unico modo che può capovolgere l'incontrovertibile fatto, è lo sdegno espresso -siano pur pochi, ridotti al minimo dall'imperio del danaro dei ricchi più ricchi -con ogni possibilità. Fallito il tentativo di risposta con l'uso della violenza fisica, eroica ma ingenua, degli anarchici d'antan, dobbiamo imporci di cogliere le occasioni per l'insulto veritiero e feroce. Portiamo avanti il carico di aggressività verbale concessa -se le nostre parole corrispondono al vero- anche nei paesi della più pallida democrazia.

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