Le contraddizioni della signora Merkel: più Europa o più Germania?
Il mondiale di calcio appena iniziato è un'ottima vetrina per la Germania. Per il turismo e non solo. E' da un po' di tempo che la Germania punta ad entrare nel club dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza assieme a Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia. Questa volontà di entrare nel ristretto club è in palese contraddizione con le ultime dichiarazioni della Signora Merkel a favore di una ripresa del processo costituente nella prospettiva di un'Unione politica dell'Europa.
Sono due posizioni antitetiche: da una parte la Germania vuole veder riconosciuto il suo maggior ruolo e presenza nel mondo con una richiesta prettamente nazionalistica. Dall'altra la Germania capisce che non è possibile un suo futuro senza un maggior peso politico dell'Unione europea e quindi spinge per rilanciare il processo costituente con una posizione europeista.
Fa bene Prodi, invece, a sostenere il seggio europeo nel Consiglio di Sicurezza anche a scapito di un possibile scontro politico con la Signora Merkel. Rivendicare il seggio europeo, oltre ad essere una delle proposte del programma del centrosinistra, è coerente con la volontà del governo italiano di rilanciare il processo costituente per dare all'Europa quel ruolo che adesso non può avere.
Contrariamente a quanto afferma Andrea Bonanni nell'articolo di Repubblica "Prodi in Europa una strada in salita" (12/06) ovvero che sia meglio non opporre resistenza alle ambizioni tedesche per il Consiglio di Sicurezza, ritengo che sia preferibile per l'Italia e per l'Europa che Prodi sostenga, nei suoi incontri bilaterali e nel vertice europeo dei prossimi giorni, una posizione prettamente europea che gli permetterà di restituire all'Italia quel ruolo di vagone trainante del convoglio europeo. Ruolo che il precedente governo aveva ridotto a quello di vagone frenante.
Così facendo, ovvero proponendo un seggio europeo "permanente" nel Consiglio di sicurezza, Prodi farà un servigio all'Europa e metterà in seria difficoltà il finto europeismo di certa classe politica in Francia, Germania e Gran Bretagna.
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