L’Europa è incapace di agire
Ennesima dimostrazione di impotenza. Sul Kosovo l’Europa si spacca, si divide, prende atto e mostra, al mondo intero, tutta la sua inconsistenza.
L’Unione europea conta quanto un due di briscola nello scacchiere
internazionale. Gli USA hanno voluto l’indipendenza, un po’ nella ricerca di una onorevole via d’uscita, un po’ per alimentare il braccio di ferro con la Russia.
Gli europei, pavidi, stanno alla finestra ed assecondano le volontà dell’alleato americano, stando ben attenti a non irritare troppo le sensibilità di Putin. Lo zar potrebbe non prenderla per il verso giusto, chiudere momentaneamente la valvola del gas e lasciarci riconoscere stati fantasma in sale stampa gelide ed illuminate da qualche stearica votiva.
Questa è la politica estera europea. Questa sarebbe stata la politica estera
anche con il Trattato di riforma in vigore, con l’Alto rappresentante chiamato Ministro, con la costituzione strombazzata ai quattro venti, con Junker piuttosto che Barroso alla presidenza della Commissione, con
Verhofstadt piuttosto che Blair alla presidenza del Consiglio. Nella buona
sostanza nulla sarebbe cambiato. Una verità che può essere sottaciuta solo
per stupidità o per malafede. Tertium non datur.
Qualche sprovveduto vuol veramente farci credere che le vicende cui stiamo
assistendo sono la rappresentazione dei frammenti di quella statualità europea che è già tra noi? L’edificio europeo ormai è già bello che abbozzato ed occorre solo dotarlo di un impianto costituzionale?
Menti semplici e perverse vogliono darci ad intendere che con un po’ di
bandierine a dodici stelle, direttive che si chiamano leggi ed una pletora di forum di consultazione con la società civile si possa considerare completato il processo di costruzione della comunità politica così come immaginata dai padri fondatori.
Oggi, come per il passato, l’Europa è incapace di agire. Oggi, come per il
passato, è l’alternativa federalista, con la creazione di un solido stato
sovrannazionale, la risposta razionale alle sfide del ventunesimo secolo. Il
quadro dell’Ue a ventisette, in ulteriore ed ormai incontrollabile processo di allargamento, è destinato alla progressiva marginalizzazione. Solo un
coerente o coeso nucleo federale potrà dare stabilità, e rinnovata credibilità, alla stessa Unione.
Campoleone, 18 febbraio 2008
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