Educazione civica europea

Hirschmann, Ursula - L'ABC dell'Europa di Ventotene

La voce H di Hirschmann Ursula del dizionario illustrato "L'ABC dell'Europa di Ventotene" (Ultima Spiaggia, Genova 2022, seconda edizione). Quest’opera è stata rilasciata con la Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
22 marzo 2022

di Silvana Boccanfuso*

Ursula Hirschmann

La giovinezza a Berlino e il rifiuto del nazionalsocialismo

In un giorno di fine estate del 1913 a Berlino, in Germania, nasce Ursula Hirschmann, figlia primogenita di un’agiata famiglia borghese, ebrea. Il padre Carl è medico chirurgo, la madre, Hedwige Marcuse, appartiene a una famiglia di banchieri e avvocati originari di Francoforte. Ursula ha un fratello e una sorella il cui destino sarà, come il suo, fuori dalla Germania: Otto Albert, futuro economista di fama mondiale, e Eva che morirà a Roma nel febbraio 2020 come signora Monteforte. A entrambi Ursula è molto legata. L’infanzia trascorre felice nell’agio della bella casa vicina al Tiergarten, in un elegante quartiere di Berlino: passeggiate e giochi nel parco, ottime scuole, vacanze estive al mare o in montagna, festività natalizie tranquille ricche di cibo e doni. Ma la situazione è destinata a cambiare. Negli anni venti la Germania cade in una profonda crisi economica e politica che di fatto favorisce la nascita e l’ascesa del nazionalsocialismo. Nelle elezioni del 14 settembre 1930 il partito di Hitler conquista il 18,3% dei voti e 107 seggi nel Reichstag (il Parlamento tedesco), diventando così la seconda forza politica in Germania. E’ l’inizio dell’avanzata al potere di Hitler. La tensione sociale sale. Pur avendo solo diciassette anni Ursula non resta passiva di fronte alla violenza che aumenta sempre di più: decide di partecipare alla lotta. Insieme al fratello Otto Albert comincia a frequentare la Gioventù socialdemocratica. Sono tutti poco più che adolescenti. S’incontrano di sera nel quartiere operaio, discutono, cercano di capire cosa sta succedendo, cosa fare, come agire per combattere la follia nazionalsocialista.

In fuga dalla Germania. Parigi e poi l'Italia

Nel 1933, dopo l’incendio del Reichstag, la situazione diventa molto difficile per chi si oppone al regime. Anche Ursula e Otto Albert sono costretti a lasciare Berlino temporaneamente – almeno così credono – e a rifugiarsi a Parigi. Il primo a uscire dalla Germania è Otto, in primavera, subito dopo il funerale del padre, morto per una rapida malattia. Ursula invece rimane per continuare l’azione. Ma l’arresto di un compagno di lotta e il ritrovamento da parte della polizia di un quadernetto su cui sono listati i nomi dei giovani socialdemocratici, tra cui anche quello di Ursula, impongono alla ragazza di lasciare il Paese. Ursula, quindi, esce dalla Germania per motivi politici, ma sarà altro che le impedirà di rientrare in patria. Il 1933 è l’anno in cui la terribile politica razziale hitleriana prende forma con l’emanazione delle prime leggi razziali, e la madre di Ursula, preoccupata, invita i due figli espatriati a non rientrare in Germania. A Parigi Ursula continua il suo attivismo politico: frequenta i fuoriusciti antifascisti e antinazisti; si allontana delusa dalla socialdemocrazia; si avvicina ai comunisti; si allontana, critica, anche da essi. Dopo due anni, in cerca di verità e chiarimento politico, scrive a un amico dei tempi di Berlino, un giovane filosofo italiano conosciuto nell’inverno del 1932: → Eugenio Colorni. Eugenio invita la ragazza per una breve vacanza a Trieste, dove vive e lavora come insegnante di filosofia in un istituto magistrale. L’amicizia lì a Trieste, in quella primavera del 1935, si trasforma in amore e alla fine di dicembre dello stesso anno, a Milano, Ursula diventa la «signora Colorni». Eugenio, antifascista, dirigente del Centro Interno Socialista è arrestato nel settembre del 1938: quattro mesi di prigione e poi il confino a Ventotene (→ VENTOTENE, ISOLA DI CONFINO). Ursula in quanto straniera, senza famiglia diretta in Italia e con una figlia piccola – Silvia ha 2 anni – ottiene il permesso di vivere con il marito sull’isola (altre due figlie, Renata e Eva, nasceranno nel 1939 e 1941).

L'adesione al federalismo europeo

Nell’isolotto pontino alcuni intellettuali incontrandosi «si riconoscono», per usare le parole di uno di loro, → SPINELLI, ALTIERO.

ROSSI, ERNESTO, → SPINELLI, ALTIERO, → COLORNI, EUGENIO, Ursula Hirschmann, ogni tanto → ROSSI, ADA (moglie di Ernesto), che vive a Bergamo e arriva sull’isola solo in visita, e altri pochissimi confinati confrontano idee, esperienze, ambizioni, la loro visione del mondo. Dall’incontro, a volte scontro, di queste intelligenze nasce quello che è passato alla storia come → MANIFESTO DI VENTOTENE, il documento in cui è espressa per la prima volta l’idea che per non avere più guerre tra i Paesi europei bisogManifesto di Ventotenena trovare una nuova organizzazione politica del continente: non più tanti singoli Stati sovrani, ma una Federazione europea. L’Europa deve cioè diventare come gli Stati Uniti d’America: gli Stati Uniti d’Europa.

Per la realizzazione di quest’ideale, una vera unità europea, Ursula combatterà tutta la vita. E inizia a combattere da subito, in realtà. È Ursula infatti che porta sul continente il Manifesto, trascritto su piccole cartine di sigarette nascoste nella federa del pellicciotto, e a diffonderlo. Anche → ROSSI, ADA svolge lo stesso ruolo, e le sorelle di Altiero. Nel 1941-1942 queste donne iniziano un’opera di propaganda – che prosegue poi in progressione geometrica – grazie alla quale è possibile organizzare subito dopo la caduta del fascismo (25 luglio 1943), in poche settimane, una riunione di tutti quelli che condividono l’idea politica del Manifesto, l’idea cioè che bisogna costruire gli Stati Uniti d’Europa. L’incontro si tiene a fine agosto 1943 a Milano, in casa dei coniugi Rollier. È la nascita del Movimento federalista europeo (MFE). La riunione ha un altro valore per Ursula. Il matrimonio con Eugenio finito da tempo e in casa Rollier Ursula rivede, dopo due anni, Altiero. Da allora non si lasceranno più. Saranno compagni di vita e di lotta; una coppia solida, affettuosa, appassionata, intellettualmente e politicamente complice (avranno tre figlie: Diana, Barbara e Sara). Insieme combatteranno le mille battaglie federaliste all’interno e al di fuori dell’MFE.

La coppia sarà operativa insieme fino a quando, nel 1970, Spinelli è nominato commissario europeo. Impegnato in un ruolo istituzionale Altiero non ha tempo per altre azioni. Ursula si ritrova priva del compagno di lotta; il suo temperamento, inoltre, non le consente di accettare con serenità il nuovo ruolo di semplice moglie di un alto funzionario europeo. Cade in uno stato di profonda tristezza che lei stessa, in una lettera a un’amica, non esita a chiamare depressione. Ma Ursula, come ha sempre dato prova nel corso della sua vita, è una donna determinata, capace di trasformare ogni crisi in opportunità.

L'incontro con il femminismo

L’opportunità questa volta arriva dalla lettura degli scritti femministi che circolano in quei primi anni settanta. Ursula tira le fila di tutta la sua vita, emotiva, personale, di donna, di combattente per l’unità europea, di moglie, di madre. Soprattutto, concepisce un’idea: convogliare l’energia dei neonati movimenti femministi, e delle donne in genere, in un nuovo progetto federalista. Nasce Femmes pour l’Europe. Il 24 aprile 1975 si tiene la prima riunione ufficiale del gruppo. Ursula inizialmente ha come unico obiettivo la lotta per il rafforzamento della costruzione comunitaria che sta rischiando seriamente di crollare a causa della crisi economica in atto nei primi anni settanta. E Ursula non vuole che la Comunità Europea crolli, perché sa che senza di essa c’è il rischio, serio, che i nazionalismi risorgano con tutto il loro carico di «frutti avvelenati […]: successi vistosi, ferite meno vistose ma profonde, spirito di rivincita, vendette e così via fino a nuovi genocidi(1)», per usare parole sue. È solo durante la fase di gestazione dell’idea, quando cioè Ursula comincia a incontrare e a interagire con i gruppi femministi nel corso del 1974, che il progetto comincia ad arricchirsi di richieste legate al femminismo e alle politiche di genere. È in questo modo che i due «ismi», → federalismo e femminismo, s’innestano. Il grande merito di Ursula è stato proprio questo: fare incontrare due mondi che non comunicavano. Non ancora. L’Europa era un concetto estraneo al mondo femminista, era un concetto borghese, era un nemico da combattere. Ursula invece fa capire alle donne che la battaglia per la parità di genere (la lotta per ottenere piena uguaglianza con gli uomini e l’eliminazione di ogni discriminazione basata sul sesso) deve essere combattuta all’interno dell’Europa unita perché, così, ha più possibilità di successo.

Il gruppo Femmes pour l’Europe ha vita breve: il primo dicembre 1975 Ursula Hirschmann è colpita da un’emorragia cerebrale che la porta quasi alla morte. Riescono a salvarla ma sono costretti ad asportare parte della calotta cranica. Ursula rimane paralizzata e perde l’uso della parola. Riuscirà a recuperare parzialmente il movimento e il linguaggio con un lento, costante, tenace lavoro di rieducazione spinta dall’amore e dalla disperazione di Altiero.

Il gruppo d’iniziativa Femmes pour l’Europe senza la presenza di chi l’aveva concepito si spegne. Ma il seme era stato gettato, l’idea di Ursula era destinata a sopravviverle sia pure in forme operative diverse grazie all’attivismo politico di altre donne di Femmes pour l’Europe. Fausta Deshormes La Valle e Jacqueline de Groote saranno le due principali artefici del mutamento in nuova forma. Ursula, sia pure nel suo stato di invalidità, non rinuncerà mai alla battaglia federalista. Quando muore l’8 gennaio 1991 è Presidente della sezione di Roma del Movimento Federalista Europeo.

* SILVANA BOCCANFUSO. Dottore di ricerca in Storia del federalismo e dell’Unità europea presso l’Università di Pavia. Ha pubblicato il libro «Ursula Hirschmann. Una donna per l’Europa», ed. Ultima Spiaggia, Genova, 2019. Il libro ha ricevuto la menzione «Premio Giacomo Matteotti», sezione saggistica, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana.

Note: 1) Dall’Enciclopedia dei ragazzi Treccani: Genocidio è un omicidio di massa, un massacro di civili inermi perpetuato su popolazioni deboli e indifese che diventano oggetto di violenza per il semplice fatto di essere identificabili in base al colore della pelle, alla lingua parlata, ai costumi o alla religione.

Per approfondire:
Silvana Boccanfuso, Ursula Hirschmann. Una donna per l'Europa, Genova: Ultima spiaggia, 2019.
Ursula Hirschmann, Noi senza patria, Bologna: Il Mulino, 2022.

Hirschmann Ursula è una voce de "L'ABC dell'Europa di Ventotene. Piccolo dizionario illustrato"
a cura di Nicola Vallinoto e illustrazioni di Giulia Del Vecchio (seconda edizione Ultima Spiaggia, Genova-Ventotene, 2022).

L'indice completo del dizionario:
https://www.peacelink.it/europace/a/48970.html


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