Minacciato di chiusura il Corso di laurea in Scienze per la Pace dell’Università di Pisa

Appello degli studenti al Rettore
25 settembre 2009

Al Magnifico Rettore dell’Università di Pisa

Le scriviamo per metterLa al corrente del fatto che il nostro corso di laurea in Scienze per la Pace rischia la scomparsa. Vogliamo con la presente lettera spiegare i motivi di tale rischio e le grandi opportunità che andrebbero perdute se si concretizzasse lo scenario previsto.
Abbiamo appreso, dall’ultimo Consiglio di Corso di Laurea, che sono necessarie 12 adesioni di professori per il sostegno della laurea triennale e 8 per il corso magistrale. Ad oggi, le firme a disposizione sono soltanto 10. La proposta della maggioranza dei nostri professori è quella di salvare soltanto uno dei due corsi di laurea (o triennale o specialistica) lasciando così a metà il percorso di studi in Scienze per la Pace, ormai intrapreso dall’Università di Pisa da un decennio. Come studenti di Scienze per la Pace non ci siamo accontentati di scegliere l’uno o l’altro percorso perché ci sembrerebbe, in ogni caso, una sconfitta dal punto di vista, non soltanto accademico e formativo, ma soprattutto morale e culturale.
Il corso di laurea di Pisa, ormai unico in Italia, è nato come esigenza di una cultura internazionale della pace, sorta nel secondo dopoguerra, insieme a tutti gli altri istituti e Università di Peace Studies, presenti negli Stati Uniti e nel nord Europa, e tutt’oggi operanti. I nostri studi offrono l’opportunità, sempre più necessaria, di trovare una soluzione alternativa e nonviolenta alla risoluzione dei conflitti. La caratteristica di interdisciplinarietà del nostro approccio di studi è fondamentale per acquisire uno sguardo completo alla realtà odierna. La pace non è assenza di conflitto, ma costruzione propositiva di una realtà migliore. La ricerca della pace è, quindi, studio scientifico e strategico di proposte e metodi concreti.
Pensiamo che il nostro Paese abbia bisogno di continuità culturale al pensiero nonviolento dei filosofi e maestri che tutto il mondo studia e ci riconosce: Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lanza dal Vasto, Lorenzo Milani, Tonino Bello, Ernesto Balducci. Questa continuità culturale deve rimanere negli ambienti accademici universitari italiani. La didattica e la formazione sono necessari affinché i processi culturali di filosofia e pratica della nonviolenza non tramontino oggi. Essi contraddistinguono il nostro percorso universitario e sono gli unici strumenti di un autentico cambiamento sociale. Se Scienze per la Pace scomparisse verrebbe meno quell’idea di pace che ormai da sola cerca di farsi strada in mezzo ad altre: parliamo di una lotta a difesa delle istituzioni democratiche nel nostro paese e nel mondo esclusivamente senz’armi. Questo tipo di studi non può non essere compreso e non avere pari dignità all’interno del sistema universitario italiano. L’Università italiana ha bisogno di un percorso completo che crei una nuova grammatica ed etica della politica e dell’agire sociale.
I laureati in passato e coloro che si laureeranno prossimamente, saranno condannati a un’esistenza puramente testimoniale di questo percorso formativo. L’Ateneo di Pisa, così come il Comune di Pisa proclamatosi “Comune per la Pace”, si sono vantati in passato della presenza di questo fiore all’occhiello e del prestigio che Scienze per la Pace ne dava. Ora, noi studenti siamo i promotori di una difesa di questo patrimonio culturale che rischia di estinguersi. Per questo vogliamo dare concretezza a ciò che studiamo, lottando senza violenza, affinché il corso non sia chiuso né resti a metà. La completezza degli studi, data soltanto dal percorso quinquennale, è garanzia di un approccio serio e scientifico alla nostra ricerca.
Alleghiamo il sostegno all’appello e le sottoscrizioni nazionali e internazionali raccolte.

L’Assemblea degli studenti di Scienze per la Pace.

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