Latina

La coalizione Frente para la Victoria sconfigge lo sfidante Duhalde

Argentina: a Kirchner le elezioni legislative

Nella provincia di Buenos Aires Kirchner ha ottenuto il maggior successo
24 ottobre 2005
David Lifodi

Nelle elezioni legislative (le cosiddette "legislativas", come le definiscono a Baires) svoltesi ieri per il parziale rinnovo di Camera e Senato, la coalizione guidata dall'attuale presidente argentino Nestor Kirchner, denominata Frente para la Victoria, si è imposta in ampie zone del paese, confermando l'ondata di centro-sinistra che sempre più sta riscuotendo il consenso degli elettori in America Latina.
Queste elezioni, in cui erano in palio 127 seggi alla Camera e 24 al Senato, rivestivano una particolare importanza per ben tre motivi.
Innanzitutto Kirchner voleva dimostrare di saper conquistare un appoggio elettorale che superasse di gran lunga la percentuale di voti ottenuta in occasione delle presidenziali del 2003, quando l'allora governatore della provincia di Santa Cruz ottenne poco più del 22% e divenne presidente in seguito alla rinuncia di Menem di partecipare al secondo turno.
In secondo luogo, Kirchner voleva battere il precedente inquilino della Casa Rosada Duhalde, al potere nel biennio 2002-2003 e principale antagonista politico di queste elezioni. Infine, un'indiscutibile affermazione elettorale avrebbe avuto un grande valore simbolico nei confronti di Carlos Menem (la cui unica provincia dove si è presentato è stata La Rioja), che nella sua seconda fase di governo (tra il 1994 e il 1999) aveva contribuito a portare l'Argentina sull'orlo della bancarotta a causa delle sue politiche ultraliberiste.
Le due coalizioni principali, sia quella presidenziale che quella dello sfidante Duhalde, guidate dalle rispettive consorti, Cristina Fernandez e Hilda Gonzalez, hanno comunque lasciato poco spazio agli altri candidati e il primo dato che spicca a poche ore dal voto è il gran numero di giovani che hanno appoggiato la signora Kirchner, le cui percentuale ha nettamente distaccato i consensi ottenuti dalla rivale. Un altro dato rilevante è stato il successo ottenuto dal Frente non solo nella provincia di Buenos Aires (dove la posta in gioco era più alta per il confronto tra Cristina Fernandez e Hilda Gonzalez), ma in tutte le province, favorito anche dal fatto che alcuni degli altri sfidanti della coalizione di Kirchner (tra cui Barrionuevo, Macri e Binner) hanno ottenuto delle buone affermazioni solo in alcune zone del paese.
La posizione critica di Kirchner nei confronti del Fondo Monetario Internazionale è stata certamente uno degli atti politici più apprezzati dagli argentini durante questi primi due anni di governo. La dura polemica che ha visto coinvolto il presidente argentino Kirchner con il Fmi ha rappresentato per la popolazione argentina anche una sorta di opera di pulizia nei confronti dei precedenti governi e di quei poteri forti del paese (tutti in sintonia con i dettami del Fondo stesso), basti pensare che uno degli slogan più in voga durante le manifestazioni in seguito alla crisi del dicembre 2001 era "no venderemos a nuestro pais". Secondo uno dei maggiori politologi del paese, Roberto Bacman, direttore del Centro de Estudios de Opinion Publica, queste elezioni hanno rivelato il reale livello di appoggio al governo Kirchner e soprattutto hanno contribuito ad aumentare le distanze tra le due maggiori correnti del perdonismo, quella rinnovatrice incarnata appunto dal cosiddetto "kirchnerismo" e quella sostanzialmente di destra e definita "duhaldista". Il perdonismo rinnovato di Kirchner ha raccolto attorno ai suoi princìpi tendenzialmente progressisti quella classe media urbana che in precedenza votava per l'UCR (la Union Civica Radical capeggiata venti anni fa da Alfonsin, il primo presidente che ristabilì l'ordine democratico), mentre la corrente duhaldista ha fatto sempre capo alle radici di quel Partido Justicialista che negli ultimi anni ha finito per svoltare decisamente verso destra e che adesso, dopo la sconfitta elettorale, potrebbe "dividersi in più correnti e tornare a tessere alleanze al suo interno alle spalle dell'elettorato", come prevede la politologa Graciela Romer.
Adesso spetterà a Kirchner, uscito nettamente rafforzato da queste elezioni, far compiere un salto di qualità all'Argentina.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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