Latina

Il papà di Javier...

Come si riflettono le regole del commercio internazionale sulle condizioni di vita dei contadini del Paraguay. Una testimonianzas dalla campagna di un paese dimenticato.
5 giugno 2006
stefano battain

Il papà di Javier…

Problema: “Il papà di Javier in Paraguay vende la manioca ad un prezzo corrispondente a 1,5 euro al quintale.
La tua mamma in Italia compra la manioca al supermercato a più di 2 euro al chilo.

Domanda: :”Dove finiscono i soldi che tua mamma paga?Quanti chili di manioca dovrà vendere il papà di Javier per comprare un chilo di pane?”

Per chi non sapesse cos’è la manioca pensate ad una patata, provate a pensarla più dura, più fibrosa e con meno sapore. Questa è la base dell’ alimentazione di migliaia di contadini paraguaiani e viene accompagnata con la carne degli animali che si allevano e la frutta tropicale che cresce abbondante in questa fertile pianura incastonata fra Argentina settentrionale e Brasile meridionale.
Javier vive in una casa nel sud del Paraguay, in aperta campagna, su una piccola collina dalla quale al tramonto si può ammirare il sole illuminare con i suoi raggi arancioni la vasta pianura verdeggiante solcata dal imponente Rio Paraguay. La sua casa consta di 2 stanzoni, per un totale di 20 metri quadri dove vive con i genitori e i 5 fratelli. Il tetto è in paglia, un ottimo isolante naturale ma non altrettanto impermeabile, soprattutto nel caso di rari ma violenti acquazzoni. La strada che conduce a casa sua è una pista in terra battuta, rossa come quella dei campi da tennis, e proprio come nel tennis quando piove si sospendono le attività, non per paura della pioggia ma perché la cosiddetta strada si trasforma in una palude di fango rosso, dove camminando si sprofonda fino alle ginocchia e anche il tentativo del più potente di buoi, principale mezzo di trasporto da queste parti, risulta vano. Nonostante la scarsità di vie di comunicazione e di spazio in casa, i campi da coltivare sono molto estesi e generano frutti generosi: banane, manghi, maracuja, arance, pompelmi, limoni e l’ immancabile manioca.
La manioca non manca mai a tavola ma chiaramente l’ obiettivo della sua famiglia è quello di vendere il surplus prodotto e acquistare altro cibo o altri beni di cui la famiglia necessita.
Quando la strada non è interrotta , il papà di Javier riesce a vendere la manioca ad un prezzo di 9-10.000 guaranies al quintale, cioè da 1,3 a 1,5 euro al quintale, seconda della qualità. Quella stessa manioca che nei supermercati italiani viene venduta a più di 2 euro al chilo. Eseguendo due rapidi calcoli il prezzo aumenta di circa 143 volte. Il che significa che su un chilo di manioca 0,014 centesimi vanno al coltivatore diretto, gli altri 1,986 euro vanno agli intermediari, trasportatori e commercianti. L’ obiezione che sorge spontanea potrebbe essere: “Si però in Paraguay la vita costa molto meno magari chissà quante cose si possono comprare con quei soldi!”
Bene, prendiamo un bene comune e universale come il pane. Qui il pane costa circa 3-4.000 guaranies al chilo, quindi si può dire che per acquistare un chilo di pane il papà di Javier dovrà vendere fra i 30 e i 44 chili di manioca. Basti pensare che nei supermercati di Asunçion la manioca viene venduta a 6-7 centesimi di euro al chilo, il pane costa 40-50 guaranies al chilo.
A voi le conclusioni.
Lo stesso discorso vale per qualsiasi tipo di frutta o verdura. Per le strade di Asunçion un chilo di banane costa 500 guaranies ovvero 7 centesimi di euro e già bisogna considerare che è già avvenuto un passaggio dal coltivatore a chi le rivende ad Asunçion.
Ancora una volta voi le conclusioni.
Per il papà di Javier non c’è scelta, o vende i suoi prodotti a questi prezzi da fame o marciranno nei campi. Questi piccoli coltivatori non hanno nessun potere contrattuale contro i grossisti locali, associarsi è difficile e le vie di comunicazione inesistenti o antiquate. Come sempre scavando nelle ragioni della povertà si scopre che le cause sono profonde e molto più complesse di quanto possano sembrare in superficie.
Il problema del diritto ad un equo salario per i coltivatori del Terzo Mondo non è nuovo, probabilmente molti conoscono già le problematiche connesse al commercio di prodotti coltivati in paesi in via di sviluppo e moltissimi avranno acquistato qualche prodotto equo e solidale. Questa vuole solo essere una testimonianza diretta per sottolineare ancora una volta quanto le regole di questo mercato siano ingiuste. Il nostro sistema economico è un sistema che affama la gente, che schiavizza milioni di persone in America Latina ma anche in Africa e in Asia.
Sicuramente dopo questo articolo il papà di Javier continuerà a vendere la manioca e le banane del Paraguay allo stesso prezzo e tutti noi continueremo a comprarle in Italia sempre allo stesso prezzo ma spero che almeno saremo un po’ più coscienti di chi è il vero beneficiario dei soldi che spendiamo.

Note: www.francescogalvani.eu/stefanobattain

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