Argentina: sentenza shock a Rosario, liberi cinque militari legati alla dittatura
Hanno pagato 75mila pesos di cauzione e sono tornati liberi, la loro fedina penale adesso è pulita e sono a posto di fronte alla legge: cinque militari di Rosario, tutti ferventi sostenitori della dittatura che avvolse tra le sue spire l'Argentina tra il 1976 e ed il 1983 sono potuti rientrare a casa come cittadini comuni.
Una sentenza come questa è difficile da accettare e rappresenta una brutta pagina nella storia dei diritti umani, violati più volte dai cinque durante gli anni in cui lavoravano per il Servicio de la Jefatura de Policía di Rosario. Il giudice federale Marcelo Bailaque ne ha disposto la liberazione nonostante esistano prove schiaccianti che inchiodano i militari alle proprie responsabilità Ernesto Vallejo, Julio Fermoselle, Ernesto Dougur, Marcelo Olazagoitia e Telmo Ibarra erano finiti sotto accusa per sequestro, tortura e privazione della libertà nei confronti di una dozzina di militanti politici rinchiusi in un centro di detenzione clandestino proprio a Rosario. Sarebbe interessante scoprire se i dodici desaparecidos avessero fatto parte degli archivi della dittatura argentina, contenenti i dati personali dei detenuti, di cui hanno parlato alcuni sopravvissuti alle torture. Un prigioniero transitato dall'Esma (l'Escuela de Mecánica de la Armada di Buenos Aires), Martín Gras, che adesso lavora preso la Secretaría de Derechos Humanos de Argentina, ha di recente sostenuto che gli archivi della dittatura sono tuttora conservati, in gran parte, presso la casa di Emilio Masera, uno degli uomini di spicco della giunta militare. Esisterebbe addirittura una copia del materiale archiviato presso gli uffici del Servicio de Inteligencia Naval, come confermato dal rappresentante dell'Asociación de Ex Detenidos Desaparecidos Enrique Fukman, anche lui passato per l'Esma e sopravvissuto. Nel frattempo non sono mancate le proteste contro la sentenza di Rosario.
Hijos, la rete per i diritti umani composta dai figli che, ancora neonati, furono sottratti con la forza alle loro famiglie naturali e adottati da quelle vicine alla casta militare argentina, ha definito la liberazione dei cinque "come un insulto alle vittime del terrorismo di stato e a tutti coloro che ancora oggi portano sulla propria pelle le sofferenze derivanti dalla dittatura". L' Asociación Familiares de Desaparecidos y Detenidos por Razones Políticas di Rosario ha invece proposto che per i militari si aprano quantomeno le procedure affinché vengano processati come responsabili di reati comuni (per quanto si tratti di violazioni dei diritti umani dovuti a motivazioni politiche) e incarcerati con i delinquenti comuni in modo tale da dover sopportare le stesse pene dei militanti che avevano incarcerato.
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