Buenos Aires: brutale attacco della polizia contro i lavoratori de “El Borda”
Andiamo con ordine. La battaglia sugli spazi dell’ospedale psichiatrico (il più grande dell’Argentina e conosciuto per ospitare al suo interno Radio La Colifata, alla cui redazione lavorano pazienti ed ex pazienti dell’ospedale) ha inizio nel dicembre 2007, quando Mauricio Macri, imprenditore di origine calabrese attivo soprattutto nel settore edilizio, presidente del Boca Juniors (una delle squadre di calcio più titolate del paese) ed esponente di primo piano della destra argentina, viene eletto sindaco di Buenos Aires. Da allora le mire di Macri e della sua squadra di governo, composta dagli stessi uomini che hanno dato l’ordine di reprimere la protesta di medici e pazienti alla distruzione del Taller 19, si sono rivolte all’immensa area verde che sorge sul retro dell’ospedale psichiatrico, in particolare del padiglione preso d’assalto dalla Polizia Metropolitana. L’intera zona, situata negli Altos de Barracas, secondo Macri avrebbe dovuto trasformarsi in un quartiere residenziale: così facendo il sindaco porteño avrebbe affidato commesse miliardarie per la costruzione di nuovi alloggi per ricchi agli speculatori immobiliari. In seguito Macri, insieme al fido Daniel Chaín, ministro allo sviluppo urbano, ha pensato che un’eventuale vendita de “El Borda” sarebbe stata più redditizia: da qui avrebbe ricavato il denaro sufficiente per trasferirvi la Jefatura de Gobierno e cinque ministeri. Nel settembre 2011 Macri e Chaín presentarono l’offerta per poter affidare la costruzione del cosiddetto Centro Civico alle imprese Teximco SA, Ema SA e Dal Construcciones SA. L’affare andò in porto per 369 milioni di pesos e il sogno di costruire su 40mila metri quadri di terreno sembrava realtà. All’alba del 26 aprile, al momento di entrare a lavoro al Taller 19, medici e paramedici sono stati bloccati dalla Polizia Metropolitana: non appena i lavoratori dell’Asociación Trabajadores del Estado (Ate) hanno capito cosa stava succedendo, hanno cercato di impedire la distruzione del padiglione ma, per tutta risposta, gli agenti hanno sparato lacrimogeni e pallottole di gomma nella zona antistante al Taller 19, dove sono ricoverati i pazienti affetti da problemi neuropsichiatrici. Tra gli stessi pazienti, molti sono rimasti in stato di shock, ma la repressione ha colpito anche gli operatori dell’informazione. Tre fotografi sono stati feriti, tra cui Pepe Mateo, del quotidiano Clarín, un quotidiano certo non progressista: in molti sostengono che sia stato riconosciuto dagli uomini della polizia in seguito al precedente del giugno 2002, quando i suoi scatti fotografici documentarono l’assassinio, da parte della Polizia Bonaerense, dei militanti sociali Maximiliano Kosteki e Darío Santillán, durante una manifestazione del Movimiento Trabajadores Desocupados Anibal Verón alla stazione di Avellaneda. Le foto dimostrano che gli uomini della Polizia Metropolitana hanno utilizzato anche spray urticante al peperoncino e bastoni non appena il personale de “El Borda” e i familiari dei pazienti avevano cominciato a riunirsi a pochi metri dal padiglione gridando: Macri, basura, vos sos la dictadura. Tra i feriti anche María Raschid, legisladora di Buenos Aires, colpita con violenza da un agente a cui si era avvicinata per chiedere cosa stesse succedendo, e Jorge Selser, presidente della Comisión de Salud de la Legislatura. Sembra che sia stato il ministro de Seguridad Guillermo Montenegro a dare l’ordine di caricare alla Polizia Metropolitana, insieme a María Eugenia Vidal, vicesindaco della capitale. Entrambi sostengono che i lavoratori dell’Ate erano a conoscenza dello sgombero del Taller 19 per far posto al Centro Civico: i due, ai quali un ampio arco di forze politiche sta chiedendo in queste ore di dimettersi, affermano che cinque sindacati su sei del personale ospedaliero, escluso l’Ate, erano d’accordo con la costruzione del Centro. Inoltre, spiegano Vidal e Montenegro, l’edificazione del Centro Civico nei dintorni dell’ospedale non avrebbe danneggiato né “El Borda” né i suoi pazienti: per finire, sottolineano, i ricorsi presentati dall’Ate sono stati sempre respinti dalla giustizia e hanno dato ragione alla municipalità porteña. In realtà María Eugenia Vidal e Guillermo Montenegro mentono: la costruzione del Centro Civico era stata sospesa il 28 dicembre 2012, tanto che la Cámara en lo Contencioso Administrativo aveva già sanzionato Mauricio Macri e Daniel Chaín con una multa di ventimila pesos ciascuno per disobbedienza alla sentenza del tribunale e per violazione dei doveri in qualità di funzionari pubblici.
“Finchè gli interessi della speculazione immobiliare prevarranno sul diritto alla vita, sulla sanità pubblica e sui posti di lavoro”, giurano i rappresentanti dell’Ate, “da parte nostra troveranno sempre resistenza”: il primo atto di ripudio alle violenze della polizia e alle provocazioni di Macri e dei suoi uomini sarà martedì 30 aprile, quando lavoratori, medici, sindacalisti e familiari dei pazienti manifesteranno di fronte alla Jefatura de Gobierno.
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