Latina

I leader politici e sociali del paese sono messi fuorigioco a colpi di procedure giudiziarie

Colombia: Gustavo Petro estromesso dalla carica di sindaco di Bogotá

Artefice della destituzione di Petro è il procuratore di estrema destra Alejandro Ordóñez
24 febbraio 2014
David Lifodi

internet Da tempo l’estabilishment colombiano cercava di far fuori dall’agone politico il sindaco di Bogotá, Gustavo Petro, e alla fine c’è riuscito grazie al solerte procuratore generale Alejandro Ordóñez, noto per le sue simpatie di destra e per il suo legame con l’ex presidente del paese Álvaro Uribe.

Petro è stato dichiarato “non idoneo a ricoprire le cariche pubbliche per 15 anni”. Ordóñez non è nuovo a decisioni così pesanti: è sempre a causa sua che la senatrice Piedad Córdoba è stata sospesa da tutte le cariche politiche per 18 anni con la fantasiosa motivazione di aver collaborato con la guerriglia. In realtà, la senatrice si era spesa in più di una circostanza per sbloccare le trattative tra Stato e Farc in relazione agli ostaggi detenuti dalla guerriglia. Stessa sorte anche per Francisco Toloza, tra i leader di Marcha Patriotica, accusato di essere in rapporto con la guerriglia e messo fuori gioco grazie ad un’analoga procedura giudiziaria. È in atto un altro evidente tentativo di sabotare il processo di pace in corso all’Avana tra le stesse Farc e gli emissari di Palacio Nariño da parte dell’estrema destra uribista, soprattutto per il legame che l’ex presidente colombiano ha sempre mantenuto con i paramilitari e a seguito della rottura con Juan Manuel Santos, suo ex delfino adesso alla guida del paese. Al tempo stesso, l’azione di Ordóñez ha creato le premesse per una massiccia mobilitazione popolare. La Plaza Bolívar della capitale Bogotá è stata ribattezzata la Comuna de Bogotá, poiché si è trasformata in uno spazio di democrazia partecipata e in un punto d’incontro e di contropotere popolato da giovani, donne, femministe, indigeni, afrodiscendenti, ambientalisti, disoccupati, desplazados e di tutta la società civile che rifiutava sia Uribe e la sua paccottiglia di ultradestra al seguito sia il neoliberismo di Juan Manuel Santos. Le reti sociali che hanno dato vita alla Comuna de Bogotá, una città con una larga fetta di popolazione giovanile, sono espressione in gran parte dei ragazzi che esigono il riconoscimento dei loro diritti fondamentali finora negati loro. Buona parte dei giovani di Plaza Bolívar vivono in condizioni di povertà o con empleos basura e l’arcaica (ma pericolosa) società colombiana ha deciso di metterli ai margini, così come ha deciso di togliere a Gustavo Petro la carica di sindaco della capitale. La cassa di risonanza contro Gustavo Petro è stata gonfiata dalla grande stampa allineata alla democratura colombiana: “Petro se ne deve andare perché è una persona onesta, ma un pessimo sindaco poiché a causa sua Bogotá è stata inondata per tre giorni dalla spazzatura”. La critica a Petro si riferisce al 18 dicembre 2012, quando il sindaco decise di trasferire la raccolta dei rifiuti all’impresa pubblica Acque di Bogotá scatenando il boicottaggio degli imprenditori che imposero una sospensione della raccolta stessa. Fu per questo che la città rimase per tre giorni ostaggio della spazzatura: eppure, anche all’epoca del sindaco Jaime Castro la capitale fu invasa dai rifiuti per almeno un mese, ma nessuno sembra ricordarlo. Il procuratore generale Alejandro Ordóñez ha accusato il sindaco di aver cambiato l’appalto sulla gestione dei rifiuti in maniera irregolare e di aver regolarizzato la posizione degli oltre diecimila raccoglitori informali della spazzatura. In un articolo pubblicato su La Jornada, l’analista politico Raúl Zibechi ha scritto che la destituzione di Gustavo Petro “è un duro colpo al processo di pace…e una dimostrazione del tipo di democrazia che impera nel paese, una democrazia attraverso la quale le elite dominanti cercano di blindare i loro interessi di classe”. Eletto grazie ad una campagna elettorale basata sulla difesa dell’ambiente (a partire proprio dalla promessa di modificare la raccolta della basura, gestita con metodi mafiosi da imprenditori privati legati ai paramilitari), “Petro è il primo sindaco della capitale a difendere l’interesse pubblico”, ha evidenziato ancora Zibechi, per questo dava fastidio, sebbene adesso le sue posizioni siano più vicine al socialismo democratico che alla sinistra rivoluzionaria, di cui faceva parte negli anni ’70 quando militava come guerrigliero nell’M-19, il movimento armato che riscosse una certa simpatia nel paese. Il paradosso, tra le altre cose, è che nel 2008 Ordóñez fu nominato procuratore anche con il parere favorevole di Gustavo Petro, nota Zibechi, sottolineando che la sua decisione di trasferire la raccolta dei rifiuti all’impresa pubblica Acque di Bogotá ha danneggiato due esponenti della classe imprenditoriale più vicina a Uribe, a cui il sindaco ha tolto la gestione clientelare della spazzatura. La campagna contro Gustavo Petro però non si ferma qui. Il prossimo 2 marzo avrebbe dovuto svolgersi il referendum contro di lui promosso da Miguel Gomez, esponente di primo piano del Centro Democratico, il nuovo partito di Uribe. Petro ha chiesto al presidente Santos di bloccare la destituzione almeno fino al referendum, ma il mandatario si è guardato bene dal rispondergli fino al 13 febbraio, quando al sindaco di Bogotá è stato comunicato che la consultazione su di lui era stata momentaneamente sospesa, pare per mancanza di fondi. Si tratta, però, esclusivamente di un posticipo: il referendum si terrà non appena verranno sbloccate le risorse da parte del ministero competente. Molto probabilmente Progresistas, il partito di Petro, dovrà scegliere un candidato in grado di presentarsi alle elezioni comunali per completare il mandato, ma l’ormai quasi ex sindaco ha gridato, non a torto, al colpo di stato. La destituzione di Petro avviene infatti in un momento caldissimo della vita politica colombiana: il 9 marzo si terranno le elezioni legislative, ad aprile probabilmente quelle che designeranno il nuovo primo cittadino della capitale e il 25 maggio sono in programma le presidenziali.  

Se Gustavo Petro, Piedad Cordoba e Francisco Toloza sono stati estromessi dalla politica a colpi di procedimenti giudiziari, non a torto le Farc si chiedono quali saranno le sorti del processo di pace.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it.
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