Latina

Da Wikileaks emergono gli stretti legami tra il giudice e l’ex capo dell’intelligence Stiuso

Argentina: le destre utilizzano il caso Nisman per destabilizzare il governo

Si parla di golpe suave contro Cristina Fernández de Kirchner
11 febbraio 2015
David Lifodi

L’omicidio (o suicidio?) del procuratore Alberto Nisman, avvenuto lo scorso 18 gennaio nella sua abitazione di Buenos Aires, continua a scuotere e a far discutere la politica argentina. Ormai il cadavere del giudice è stato trasformato dalla destra in una clava da utilizzare in vista delle prossime elezioni presidenziali in programma nell’ottobre 2015, alle quali peraltro la presidenta Cristina Fernández de Kirchner non potrà ripresentarsi.

L’oligarchia finanziaria e  i giornali della destra radicale, quali il Clarín e La Nación, ne hanno approfittato per soffiare sul fuoco del peggior qualunquismo pur di propiziare l’avvento di un uomo forte alla Casa Rosada, ma ciò che preoccupa è la posizione di Washington. La Casa Bianca ha sposato in pieno la tesi del complotto ordito da Cristina Fernández de Kirchner contro Nisman: sarebbe stata lei, insieme al suo governo, a coprire gli iraniani responsabili dell’attentato all’Asociación Mutual Israelita Argentina (Amia) di Buenos Aires avvenuto nel 1994. È su questo assunto che il giudice Nisman, il giorno successivo a quello in cui è stato ritrovato senza vita, avrebbe voluto incriminare la presidenta. Quello che però è stato già definito come un tentativo di golpe suave, ha trovato la ferma opposizione dell’informazione democratica argentina e di una società civile che ha condotto un’indagine alternativa a quella mainstream, da cui sono emersi i torbidi rapporti tra lo stesso Nisman e il deus ex machina dell’intelligence Antonio “Jaime” Stiuso, dimissionato dalla guida dei servizi segreti da Cristina in persona,  nel dicembre 2014, e resosi irreperibile sfruttando un vizio procedurale dopo la morte del giudice. A questo proposito, ben prima del caso Nisman, la presidenta e il suo staff avevano percepito l’intreccio perverso tra magistratura deviata e uomini cardine dell’intelligence rimasti legati alla dittatura militare, tra cui lo stesso Stiuso, tanto che la morte del giudice ha accelerato la riforma dei servizi secreti decretata pochi giorni dopo il decesso del fiscal da Cristina Fernández de Kirchner. È stato già presentato al Congresso un progetto di legge affinché le attività dei servizi segreti ricadano sotto il controllo del Parlamento. Le accuse di Nisman non avrebbero coinvolto solo la presidenta e il ministro degli Esteri Héctor Timerman, ma anche attivisti dei movimenti sociali quali il piquetero Luis D’Elia, anch’esso accusato di coprire la pista israeliana al pari di alcuni funzionari del governo del Frente para la Victoria. Gli accusatori di Cristina Fernández de Kirchner non dicono però una parola sui frequenti viaggi di Nisman in Israele, sui suoi rapporti con la Cia e con il Mossad e nemmeno sul fatto che il giudice prendeva ordini direttamente da Stiuso, sul cui pensionamento, a dicembre, la destre avevano alzato un nuovo polverone. Anche poche ore prima della sua morte, Nisman aveva ricevuto delle chiamate telefoniche da Stiuso. Il legame tra Nisman e “Jaime”, così era conosciuto Stiuso ai tempi in cui faceva la spia per il regime militare, sono testimoniati dai cablogrammi di Wikileaks, ma alla campagna di destabilizzazione del Clarín hanno abboccato in molti, nonostante il quotidiano da sempre simpatizzante con la dittatura avesse parlato solo di alcuni appunti scritti dal procuratore e ritrovati nella spazzatura in cui sembrava emergere l’intenzione del giudice di mettere in stato d’accusa la presidenta. L’affidabilità di fonti di questo tipo si commenta da sola. E ancora, nessuno ha sentito il bisogno di ricordare che sul caso dell’attentato all’Amia il giudice di allora, Juan José Galeano, si recò in Venezuela per interrogare il presunto testimone Manoucher Moattamed, ex funzionario iraniano in fuga dal suo paese e presentato come persona informata sui fatti da due sponsor più che interessati: Israele e gli Stati Uniti. Le sue testimonianze presto non ebbero alcun valore poiché Moattamed cadde più volte in contraddizione e alla fine emerse che era manovrato dalla Cia e dal Mossad. Sul caso Nisman è altrettanto interessante l’opinione del giornalista Santiago O’Donnel, autore di “Argenleaks” e “Politileaks”e  intervistato dall’Agencia Paco Urondo. Ne emerge un quadro in cui era Stiuso a manovrare Nisman e pare che l’indagine sull’attentato all’Amia fosse diretta dall’ex capo dei servizi segreti in persona. Nonostante le ambiguità e i tanti aspetti poco chiari del suo lavoro, pare che fosse stato l’ex presidente argentino Néstor Kirchner ad incitare Stiuso  a seguire l’indagine sul caso Amia, investendo risorse umane e finanziarie per far luce sui responsabili dell’attentato in un contesto internazionale in cui era in corso la campagna Usa per sanzionare l’Iran a causa del suo programma nucleare. Israele e Stati Uniti ebbero buon gioco nel fare in modo che la pista iraniana fosse l’unica da seguire, anche perché, in tema di sicurezza internazionale, Néstor Kichner e il primo mandato cristinista non si sono mai discostati troppo dagli Stati Uniti. Per Santiago O’Donnel, assai critico verso la destra che in questo mese sta tentando la spallata al governo, ma ance nei confronti del kirchnerismo, i cablogrammi di Wikileaks dimostrano che l’intelligence Usa e i servizi segreti israeliani avevano messo nelle mani di Nisman tutte le prove per orchestrare l’accusa all’Iran e coinvolgere Cristina Fernández de Kirchner. Addirittura, da altri cablogrammi emergono le scuse di Nisman agli Stati Uniti per non essere riuscito a muoversi in anticipo.

Un’unica cosa è certa: l’informazione spazzatura del Clarín e l’offensiva mediatica della destra saranno utilizzate in campagna elettorale, e non è detto che qualche colpo basso verso la Casa Rosada vada a segno anche prima.

 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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