Cile: mobilitazione permanente dei mapuche
Impossibile non parlare di omicidio di stato, a proposito della morte di Camilo: dietro al suo assassinio sono evidenti le responsabilità del Comando Jungla, il gruppo di circa 80 carabineros scelti, addestrati in Colombia e inviati nel municipio di Ercilla, da tempo sottoposto ad un vero e proprio stato d’assedio. È bastato che alcuni mapuche fossero sospettati di aver commesso il furto di tre automobili di proprietà di alcuni docenti della Escuela Santa Rosa de Ancapi Ñancucheo per scatenare la repressione spropositata dei carabineros. L’offensiva poliziesca si è abbattuta contro una comunità disarmata, quella di Temucuicui, e a farne le spese è stato Camilo Catrillanca, di ritorno dalla campagna, dove si era recato per accudire il bestiame di sua proprietà, a bordo di un trattore. Colpito alla nuca da almeno due proiettili, Camilo è morto.
L’accaduto ha sollevato proteste a livello mondiale. Il governo, travolto da un’ondata di indignazione, per ora ha ottenuto le dimissioni di un generale e di un colonnello dei carabineros, oltre a quelle di quattro membri del Comando Jungla sospettati di essere gli assassini di Catrillanca, ma il presidente Sebastián Piñera e i suoi uomini non possono cavarsela così a buon mercato. Pesano le dichiarazioni dei vertici dei carabineros e quelle del ministro dell’Interno Andrés Chadwick, che giustificano la repressione contro i mapuche segnalando che l’intervento militare si era reso necessario a seguito del furto delle auto, e risulta un ulteriore oltraggio alla vittima la solita scusa della legittima difesa, già utilizzata quando, a cadere sotto i colpi di pistola dei militari in Araucanía, erano stati Alex Lemún (2002), Matías Catrileo (2008) e Jaime Mendoza Collío (2009).
L’ennesima morte di un mapuche si inserisce nel quadro del cosiddetto Plan Araucanía, sostenuto con forza da una parte della destra del governo Piñera, quella che fa capo all’attuale ministro dello Sviluppo sociale Alfredo Moreno, che da un lato si dice dispiaciuto per la morte di Catrillanca, ma dall’altro è tra i principali fautori dell’invio del Comando Jungla in territorio mapuche. Partiti di sinistra e movimenti sociali hanno evidenziato che Catrillanca è l’ennesima vittima di uno Stato che, in nome della “democrazia”, uccide i mapuche in lotta per difendere la propria terra e per sostenere le multinazionali desiderose di imporre la costruzione di nuove centrali idroelettriche e di procedere con il disboscamento di sempre maggiori appezzamenti di terreno.
La morte di Camilo ha scatenato violente proteste a Santiago e in altre città del Cile: sono stati bruciati autobus e mezzi della polizia. La mobilitazione è andata oltre l’indignazione per la morte del giovane mapuche e si è estesa nel segno di una protesta anti-Stato a cui si è unita una parte significativa delle organizzazioni popolari cilene. Catrillanca è vittima di una democrazia mascherata da democratura, dove gli attivisti sociali, mapuche e non solo, finiscono facilmente nel mirino della repressione. Per quanto riguarda i mapuche, purtroppo, anche sotto le presidenze Bachelet la situazione non è migliorata e la stessa Michelle non ha mai messo in discussione la Ley Antiterrorista, applicata quasi esclusivamente contro i comuneros e risalente all’epoca di Augusto Pinochet.
Camilo Catrillanca, fatto passare dai vertici dei carabineros e da Luis Mayol, intendente dell’Araucanía (la massima autorità regionale), come un delinquente dedito ai furti e alla ricettazione, nipote di Juan Catrillanca, lonko di un’altra comunità mapuche della zona e figlio del presidente della comunità “Ignacio Queipul Millanao”, era stato tra i protagonisti dell’occupazione studentesca del municipio di Ercilla, che si protrasse per alcune settimane nel 2011.
La morte del comunero per mano dei carabineros evidenzia, una volta di più, l’intolleranza di uno Stato che scommette sull’odio e sulla paura del diverso. Il governo, disorientato di fronte a questo scoppio inatteso della protesta sociale, probabilmente legittimerà sempre di più operazioni di forza come lo stato d’assedio di Ercilla per dimostrare di avere sotto controllo la situazione. Definiti anche i palestinesi dell’America latina , i mapuche sono costretti a far fronte, una volta di più, alla violenza di Stato e per questo chiedono che il Comando Jungla cessi le operazioni militari in Araucanía e che la Ley Antiterrorista sia cancellata.
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