Miriam Miranda “Si deve smantellare questa mafia criminale istituzionalizzata”
Tuttavia, le minacce che la leader garifuna ha ricevuto la scorsa settimana la preoccupano in modo particolare, in quanto avvengono in un contesto socio-politico diverso dal passato. Una situazione questa che l'ha portata a rafforzare le misure di sicurezza personale.
“Abbiamo vissuto dodici anni di una narco-dittatura che non ha mai mostrato la volontà di rispettare la sentenza della Corte interamericana dei diritti umani sulle comunità di Triunfo de la Cruz e Punta Piedra [1].
Questa situazione – spiega Miranda – ha acuito la violenza e accentuato i conflitti. La sparizione forzata dei nostri fratelli [2] è stata l'inizio di un'escalation repressiva e intimidatoria contro il nostro popolo”.
Il 18 luglio 2020, uomini fortemente armati che indossavano uniformi della polizia, irruppero nella comunità di Triunfo de la Cruz e prelevarono dalle loro abitazioni Alberth Sneider Centeno, presidente del patronato, Milton Martínez, Suami Mejía e Gerardo Róchez.
I quattro sono membri della Ofraneh e del Comitato per la difesa delle terre di Triunfo de la Cruz. Quasi 19 mesi dopo, le indagini sono a un punto morto e le autorità non hanno mai permesso a un comitato di indagine indipendente (Sunla) creato dalla Ofraneh [3] di partecipare alle ricerche.
Il pericolo di denunciare
“I nostri territori sono diventati oggetto di contesa e monopolizzazione da parte di mafie istituzionalizzate. Qualsiasi attivista o leader di una comunità che denuncia questa situazione si espone a rappresaglie, molto spesso mortali”, avverte Miranda.
La coordinatrice della Ofraneh spiega che dopo la sparizione forzata dei quattro giovani attivisti, il cui lavoro era incentrato sulla difesa del territorio e sulla rivendicazione del rispetto della sentenza della Corte interamericana, a Triunfo de la Cruz le minacce e gli episodi di violenza si sono intensificati e gli abitanti della comunità garifuna sono terrorizzati.
A peggiorare le cose c’è anche la crescente deforestazione nella zona di Punta Izopo (Tela), dovuta all’espansione incontrollata delle piantagioni di palma africana in mano a latifondisti senza scrupoli.
Miranda ha denunciato sui social la grave situazione che affrontano le comunità garifuna e le minacce si sono moltiplicate.
I cambiamenti li fanno i popoli
“La vittoria di Xiomara (Castro) e il lavoro avviato dalla commissione di transizione per i movimenti sociali [4] sono elementi di cambiamento molto importanti, ma non possiamo dimenticare che in questi anni i gruppi di potere criminale si sono rafforzati e sono profondamente radicati nei territori”, spiega la leader garifuna.
“Dobbiamo accelerare lo smantellamento di questo sistema mafioso, l'abrogazione di leggi e decreti che istituzionalizzano la persecuzione e la criminalizzazione di attivisti e difensori della terra e dei beni comuni, che promuovono la svendita dei territori e della sovranità nazionale, la corruzione e l'impunità. Si tratta senza dubbio di una delle sfide più grandi che ha davanti il nuovo governo. E non sarà facile”.
Tre sono i punti chiave che la Ofraneh e le comunità garifuna hanno presentato alle nuove autorità: rispetto e applicazione della sentenza della Corte interamericana, permettere al Sunla di partecipare alle indagini e alla ricerca dei giovani attivisti scomparsi e nominare un procuratore speciale per le sparizioni forzate.
Allo stesso tempo, il movimento sociale e popolare honduregno dovrà approfittare della nuova congiuntura politica e sociale per rafforzare le lotte territoriali, coordinarsi, articolarsi e mobilitarsi, perché, come dice Miranda, “i cambiamenti li fanno i popoli”.
Note
[1] Nel 2015 la Corte ha ordinato allo Stato dell'Honduras di delimitare le terre ancestrali su cui è stata concessa la proprietà collettiva alle comunità. Gran parte di queste terre furono usurpate da faccendieri e gruppi di potere.
[3] http://www.rel-uita.org/honduras/comunidades-garifunas-crean-sunla/
[4] https://www.pressenza.com/es/2022/01/honduras-es-un-volcan/
Fonte: Rel UITA (spagnolo)
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