Presidenziali Ecuador: vince il neoliberismo
Al termine del primo turno delle elezioni più violente nella storia del paese, caratterizzate dall’omicidio del 9 agosto scorso del giornalista Fernando Villavicencio, candidato a Palacio de Carondelet per il Movimento Construye, di Pedro Briones, del Movimiento Revolución Ciudadana e di Rider Sánchez Valencia, della lista di estrema destra guidata da Otto Sonnenholzner, sembrava che Luisa González (a sua volta scampata da un possibile attentato) potesse vincere anche al ballottaggio.
Al primo turno la candidata correista aveva un vantaggio di circa otto punti percentuali rispetto a Daniel Noboa, giunto a sorpresa al secondo turno per Acción Democrática Nacional e figlio di uno degli uomini più ricchi del paese, oltre ad essere il maggior imprenditore bananero dell’Ecuador. Per Noboa, 35 anni, le porte del palazzo presidenziale si sono aperte grazie ad una incredibile rimonta che lo ha portato a conquistare il 52% dei consensi contro il 47% di Luisa González.
A vincere, probabilmente, è stata la sua promessa di utilizzare il pugno duro in un paese ormai in preda al crimine organizzato, ma il vero trionfatore di queste elezioni non è stato solo Noboa, ma anche le multinazionali e la dottrina neoliberista, confermatasi alla guida del paese dopo l’abbandono del banchiere Guillermo Lasso.
Figlio del magnate Álvaro Noboa, candidato cinque volte senza mai riuscire a conquistare la presidenza, Daniel è sostenitore di un progetto di governo di destra neoliberista ben diverso da quello propugnato dalla correista Luisa González e che rappresenta gli interessi dell’elite economica e imprenditoriale.
Abile a capitalizzare il suo ruolo di outsider, Noboa avrà come vice Veronica Abad, ammiratrice di Bolsonaro e sostenitrice del probabile vincitore delle presidenziali argentine in programma domenica
22 ottobre, Javier Milei, oltre a simpatizzare per l’ultradestra spagnola di Vox. In particolare, a far scalpore, è stata una dichiarazione di Veronica Abad in cui sostiene che una donna, dovendo rivestire il ruolo di madre, non può inevitabilmente guadagnare come un uomo.
L’holding Exportadora Bananera della famiglia Noboa deve quasi 1000 milioni di dollari al fisco ecuadoriano, ma questo aspetto non ha fatto presa su un elettorato che la destra è stata abile a far convergere in un’unica opzione: tutti contro il correismo. Difficile dire se il voto nullo di una parte della sinistra, che vedeva legittimamente Noboa come rappresentante dell’oligarchia, ma inopinatamente Luisa González come “esponente del populismo correista”, abbia finito per favorire Noboa,
Se le presidenziali sono state caratterizzate, in generale, dal successo di Revolución Ciudadana, oltre che da una crescita della presenza delle donne all’interno dell’Assemblea Nazionale, circa 60, la notizia peggiore resta comunque la vittoria di Noboa. Il 2 ottobre scorso, appena due settimane prima del ballottaggio, Lasso ha firmato un accordo che autorizza un’ulteriore presenza in Ecuador di militari statunitensi, ufficialmente allo scopo di combattere il narcotraffico, ma è evidente il tentativo di tenere sotto un maggior controllo tutta la regione latinoamericana.
Difficilmente Noboa metterà in discussione questo accordo, così come è facile prevedere un ulteriore passo indietro del paese, già fiaccato, a livello di diritti, dalle presidenze di Lenin Moreno e Guillermo Lasso. L’ormai nuovo presidente, ha scritto Geraldina Colotti nell’articolo “In Ecuador vince il neoliberismo di Daniel Noboa”, pubblicato su lantidiplomatico.it, «è apparso così alla guida di una forza centrista, capace di superare lo scontro tra opposti schieramenti, in grado di raccogliere i voti sia degli indecisi, che di quanti, anche a sinistra, hanno invitato al “voto nullo” per avversione al “correismo”. Erano, invece, in gioco, due diversi modelli di paese: quello neoliberista, con varie modulazioni di frequenza, e un modello inclusivo e anticoloniale, integrato nel progetto della Patria Grande, attento alla difesa dei diritti dei settori popolari, rappresentato da Luisa Gonzalez e dal partito Revolución Ciudadana».
Noboa non farà altro che prolungare l’agonia di un paese impoverito e travolto dalla violenza dilagante.
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